Il Sole 24 ore 23 febbraio 2008, Antonio Dini, 23 febbraio 2008
Reti, il valore corre sul cavo. Il Sole 24 ore 23 febbraio 2008. Se Jules Verne fosse ancora vivo, forse il Nautilus e il suo equipaggio ribelle non navigherebbero più per aiutare i rivoluzionari di fine Ottocento, ma per deporre moderni cavi sottomarini
Reti, il valore corre sul cavo. Il Sole 24 ore 23 febbraio 2008. Se Jules Verne fosse ancora vivo, forse il Nautilus e il suo equipaggio ribelle non navigherebbero più per aiutare i rivoluzionari di fine Ottocento, ma per deporre moderni cavi sottomarini. Le storie da raccontare – come quella iniziata un mese fa con i sei incidenti in due settimane nel Mediterraneo, Golfo Persico e Malaysia, che hanno isolato da internet parte dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia occidentale – sono una base più che sufficiente per lo scenario di un nuovo Ventimila leghe sotto i mari. Quello delle dorsali di cavi sottomarini è uno dei nuovi mercati meno noti e più avventurosi e "materiali" del super-tecnologico e spesso fin troppo immateriale mondo delle nuove tecnologie. Migliaia di chilometri di cavi che traversano oceani, stretti e fiordi, per portare, tramite sottili segmenti di fibra ottica, fragili impulsi di luce che costituiscono la linfa vitale di internet e della maggior parte delle telecomunicazioni. I cavi alimentano e collegano i continenti, fornendo la spina dorsale alla quale sono connesse le grandi aziende di tlc del mondo e i grandi consorzi scientifici. «Senza dorsali continentali e soprattutto senza cavi sottomarini in fibra ottica – spiega Vinton Cerf, 64 anni, che, insieme a Bob Kahn (69 anni) ha inventato negli anni 70 le tecnologie alla base della moderna internet – il nostro lavoro non sarebbe andato più in là dei laboratori universitari». Complessivamente il mercato dei cavi sottomarini vale quasi un miliardo di dollari l’anno. Con occasionali accelerazioni in concomitanza del lancio di appalti transcontinentali. Fra il 1987 e il 2007, secondo la società specializzata Terabit Consulting, ha registrato più di 46 miliardi di dollari di investimenti. Il mercato cavi sottomarini in fibra ottica è cresciuto in maniera esponenziale a partire dal 1988, anno in cui venne deposto il primo cavo a tecnologica digitale che in un attimo relegò in soffitta le precedenti infrastrutture analogiche (cavi telegrafici e telefonici, deposti nel letto dell’Atlantico a partire dalla metà dell’800) e l’epopea della loro posa in opera, che nel caso del principale cavo atlantico compie proprio in questi mesi 150 anni. «A partire dal 4 agosto 1858 vennero spediti in tutto – scrive lo storico Bill Gloves – 732 messaggi prima che il cavo cedesse, il 20 ottobre: fu l’inizio delle telecomunicazioni intercontinentali». In poco più di vent’anni, dal 1987 a oggi, quello dei cavi in fibra ottica è divenuto una delle reti fondamentali per assicurare il funzionamento del mondo globalizzato: attraverso le condotte sottomarine corrono le pagine web e i messaggi di posta elettronica, ma anche buona parte delle telefonate intercontinentali digitalizzate dagli operatori, le teleconferenze video fra quartier generale europeo o statunitense e fabbrica asiatica o indiana, e centinaia di migliaia di altri tipi di informazioni che probabilmente nessuno riuscirà mai a catalogare con completezza. C’è chi lo ha paragonato all’apparato circolatorio mondiale dell’economia e della società, ma la sua complessità tecnica e concettuale, oltre che la sua fragilità, sono tali da superare abbondantemente l’esempio del corpo umano. Un pugno di operatori (Flag-Reliance, Vsnl, Global Crossing, Asia Netcom), tra i quali c’è anche la nostra Telecom Italia, e un pugno di fornitori di tecnologie altamente specializzate – Alcatel-Lucent, che ha acquistato nel 2004 la divisione cavi sottomarini di Pirelli, e poi Tyco, Nec, Fujitsu e Kddi-Scs – dominano il fondo dei mari in cui scorrono le informazioni. «Ogni giorno – spiega l’analista di TeleGeography, Stephen Beckert – le squadre imbarcate su 25 navi specializzate sono impegnate nei teatri più impervi degli oceani per verificare, riparare e posare nuovi cavi sottomarini». Anche i recenti incidenti hanno richiamato l’attenzione su un fatto noto agli addetti ai lavori: i cavi sottomarini sono molto profittevoli, ma estremamente delicati da mantenere. Solo nel corso del 2007, secondo l’azienda Global Marine Systems, gli interventi nell’Atlantico sono stati più di 50. Intanto, due aree del mercato stanno crescendo in maniera significativa. Oggi è l’area del Pacifico, quella che unisce l’Asia del Giappone e soprattutto della Cina agli Stati Uniti, che sta vedendo il completamento del maggior numero di progetti per nuove condotte sottomarine. Domani, però, sarà l’Africa, dove una serie di investimenti per fasciare la costa occidentale e quella orientale del continente stanno attirando i grandi investitori del private equity e i consorzi internazionali con obiettivi di alto livello per il biennio 2009-2010. Negli ultimi 12 mesi ci sono stati annunci per 6,4 miliardi di dollari di investimenti soprattutto nell’area di Sud Africa, Nigeria e Kenya. In futuro probabilmente alcuni dei progetti verranno riassorbiti all’interno di altri, visto che sono programmati almeno due sistemi completi per ogni costa continentale dell’Africa. Ma i posatori di cavi sottomarini non devono essere sottovalutati: sono tra i principali precursori che indicano lo sviluppo di infrastrutture, economia e quindi mercati nelle diverse aree del mondo. Con un’unica eccezione, negli ultimi venti anni: la bolla inflazionistica di internet che tra 2000 e 2003 ha drogato e poi portato a un improvviso crollo il mercato. Passato da poco meno di quattro a più di 12, e di nuovo a meno di sei e poi a poco più di due miliardi di dollari di investimenti stanziati o programmati nell’arco di 48 mesi. «Il mercato di oggi - dice Michale Ruddy, di Terabit Consulting - è orientato a zone lontane dall’Europa: Asia e Africa soprattutto. Ma bisogna anche capire che la maggior parte dei cavi sottomarini odierni vengono costruiti per conto delle grandi aziende di tlc, riunite in piccoli gruppi o anche da sole, come accade con le americane Verizon o At&T. un cambiamento che diminuisce l’importanza degli attori tradizionali, cioè i grandi consorzi specializzati, che continuano ad agire soprattutto nel proficuo segmento dei sistemi ad alto valore. Inoltre, la caratteristica più significativa dell’evoluzione in corso è la crescente attenzione per i mercati regionali, che stanno prendendo il posto delle rotte transoceaniche». Internet, soprattutto, è il bene trasportato dai cavi sottomarini sotto forma di pacchetti di dati. E nelle parti del mondo relativamente meno "innervate" da fasci di fibra ottica, anche la rottura di uno o due cavi può avere ricadute pesanti, riducendo l’afflusso delle informazioni e quindi la connessione alla rete. «Ma internet è stata progettata proprio per far passare i dati anche attraverso reti fragili, trovando da sola le strade alternative se un cavo si rompe», conclude Beckert. Antonio Dini