Il Messaggero 26 febbraio 2008, ERIC SALERNO, 26 febbraio 2008
Liberateci dall’embargo. Il Messaggero 26 febbraio 2008. L’esercito aveva schierato carri armati, cannoni e 6500 uomini
Liberateci dall’embargo. Il Messaggero 26 febbraio 2008. L’esercito aveva schierato carri armati, cannoni e 6500 uomini. Decine di tiratori scelti erano pronte a sparare alle gambe di chi si avvicinava troppo al reticolato del confine. E il ministero degli esteri aveva ordinato alle ambasciate di far capire a tutto il mondo che Israele avrebbe «difeso la propria sovranità» con ogni mezzo. L’idea stessa di una catena umana, di un possibile assalto di uomini, donne e bambini (simile a quella del mese scorso al confine con l’Egitto) alla barriera israeliana che tiene chiusi i palestinesi di Gaza nella prigione virtuale in cui si trovano aveva messo in allarme il governo e il ministero della difesa a Tel Aviv. Ma la manifestazione, di portata ridotta rispetto alle attese forse a causa della pioggia, si è svolta in modo pacifico. Manifesti, striscioni, e slogan contro l’assedio. Hamas sperava in almeno trenta-quarantamila persone. Nelle vie della Striscia si sono radunate non più di cinquemila e la catena umana che, nelle intenzioni dei promotori, doveva legare Rafah e la frontiera con l’Egitto con il posto di confine d’Erez nell’estremo nord di Gaza, era piena d’anelli mancanti. Il movimento contro l’assedio non è riuscito nel suo intento ma Hamas ha dimostrato che quando vuole, è capace di impedire provocazioni e violenza. Soltanto poche decine di manifestanti, alla fine di una mattinata segnata dalla calma, ha gettato pietre contro Erez ottenendo come risposta tiri d’avvertimento delle truppe israeliane. Era stato il Comitato popolare contro l’assedio, un’organizzazione formalmente indipendente diretta da Jamal al Khoudary, un ex rettore dell’università eletto deputato con il sostegno di Hamas a lanciare l’iniziativa di protesta. Tenendosi per mano, migliaia di palestinesi avrebbero dovuto creare un cordone umano lungo la Via Salah-ad-Din, una strada che attraversa da nord a sud Gaza intitolata al famoso condottiero musulmano Saladino che liberò Gerusalemme dai crociati. Alla fine sono stati soprattutto giovani delle scuole e i loro insegnanti a portare il messaggio. «La nostra è una protesta pacifica che vuole lanciare un appello pacifico al mondo, e crediamo che questo sia il diritto minimo per un popolo sotto assedio» ha detto Jamal al Khoudary che ha mostrato sorpresa per la mobilitazione delle forze armate israeliane. «Noi non intendiamo compiere alcun atto di violenza, ma semplicemente lanciare un messaggio agli uomini liberi e onesti di tutto il mondo ai quali chiediamo di aiutare anche il popolo palestinese a tornare libero». Contro Israele e, in un certo senso, contro la protesta pacifica, si sono dati da fare i militanti estremisti che hanno ripreso a lanciare missili kassam in direzione di Sderot. Due bambini sono rimasti feriti. ERIC SALERNO