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 2008  febbraio 22 Venerdì calendario

Santanchè: solo la Bindi coraggiosa come me. Corriere della Sera 22 febbraio 2008. «Se io fossi di sinistra, mi porterebbero in giro come la Madonna

Santanchè: solo la Bindi coraggiosa come me. Corriere della Sera 22 febbraio 2008. «Se io fossi di sinistra, mi porterebbero in giro come la Madonna. La prima donna candidata premier nella storia repubblicana. Una donna che si batte contro l’obbligo del velo per le islamiche, che gira sotto scorta per ospedali a confortare le ragazze musulmane picchiate, sfregiate, violentate dai loro uomini, che ogni due mesi riceve dall’Inghilterra minacce di morte e lettere con la foto di Theo van Gogh, il regista sgozzato dagli islamici. Ma sono di destra; e non mi fila nessuno». Difficile riconoscere Daniela Santanchè nel profilo della perseguitata. Più facile chiedersi cosa c’entri una dama dei salotti milanesi e romani con la Destra postmissina e populista di Storace e Buontempo. «Ma quali salotti? Io sono una donna del popolo, e insieme una donna di successo. Popolare, non populista. Vengo da una famiglia di piccoli imprenditori, ho lavorato molto, non ho prestanomi, delle mie aziende sono presidente e amministratrice. Mio padre diceva che si nasconde solo quel che si è rubato. Quanto a Buontempo, è uomo raffinatissimo». Raffinatissimo? «Nel pensiero. La sua è passione politica autentica. Come quella di Storace. Quando disse che era meglio la Mussolini della Santanchè, gli mandai un mazzo di fiori con un biglietto: "Sono certa di farti cambiare idea". Il tempo mi ha dato ragione». Delle altre donne, assicura, non vorrebbe mai parlar male. «Sarei contenta che candidassero Giorgia Meloni sindaco di Roma, che fosse proprio lei, dopo aver tanto parlato contro le quote rose e la politica al femminile, a beneficiare delle battaglie che ho condotto dentro An. Non ho nulla contro le donne del mio vecchio partito: hanno una storia diversa, non riescono a emanciparsi dal loro monarca Fini, per loro lo stipendio da parlamentare è importante; io sono la parlamentare con la più alta dichiarazione dei redditi, e non me ne vergogno perché mi garantisce libertà. Stimo molte donne anche a sinistra, a cominciare dalla Finocchiaro, ma non vedo una Santanchè tra di loro. Sono convinte di avere il monopolio della questione femminile, ma non si affrancano dagli uomini, hanno tutte il complesso di Edipo. L’unica che ha dimostrato davvero coraggio è Rosy Bindi ». E le soubrette di Forza Italia? «Nessun malanimo. Certo, Silvio fa il circo con le gatte anziché con le tigri». Non ce l’ha neppure con la donna che le ha portato via il marito, Rita Rusic. «E perché dovrei? Lei non ha colpe. Alla fine è l’amore che vince. Proprio per questo, avrei sperato che vincesse l’amore per nostro figlio Lorenzo. Sarò all’antica, sarò di Cuneo; ma quasi quasi penso che bisognerebbe vietare per legge di separarsi quando si hanno figli piccoli. Lorenzo ha 11 anni, e avrei voluto che questo dolore gli fosse stato risparmiato. Oggi non mi considero single. single chi è libera di fare qualsiasi scelta. Io non me la sentirei di portare in casa un altro, di far soffrire Lorenzo coricandomi nella stanza a fianco alla sua con un uomo che non è suo padre. Non mi piace questa mancanza di pudore, il modo con cui la Bruni e Sarkozy, che ormai pare un cartone animato, hanno messo in piazza la loro storia, senza mai arrossire. Io voglio continuare ad arrossire». Tra Veronica e Silvio Berlusconi, la ragione non è necessariamente dalla parte della donna: «Quella lettera è stata inopportuna. Se decidi che la tua "mission" è sposare un miliardario, certe cose tocca subirle». Secondo le voci di Palazzo, con Berlusconi la Santanchè dovrebbe essere furibonda: prima la incoraggia a lasciare Fini per andare da Storace, poi stringe l’accordo proprio con Fini. «Non è andata così. Non sono Ambra, nella versione teleguidata da Boncompagni. E non dirò una parola contro Berlusconi. L’ho promesso a Lorenzo, che è un suo fan e mi ha incoraggiata a scendere in campo, senza però fargli la guerra. Domenica scorsa ero a cena ad Arcore, abbiamo telefonato insieme a mio figlio e Silvio gli ha promesso: "Tua mamma e io non litigheremo mai". Anzi, dopo il voto potrei essere utilissima. Già vedo i titoli: "Veltroni e Berlusconi pareggiano al Senato, la Santanchè sfonda". A quel punto, il Cavaliere potrà contare su di noi per fare il governo, anziché cercare l’accordo con l’infido Veltroni; il più comunista di tutti, simulatore e dissimulatore di qualsiasi cosa. Berlusconi ne deve diffidare, perché lo tradirebbe. Come lo tradirà Fini, l’uomo delle giravolte, che fino a qualche giorno fa auspicava la morte come soluzione al berlusconismo. Però i traditori finiscono sempre male». La ragazza di Cuneo, capitale della Resistenza, è alleata con i fascisti della Fiamma tricolore. «Ma non ci sono nostalgici con noi. Ci sono anticonformisti, senza complessi, senza ansia di essere legittimati dai circoli internazionali, finanziari o mediatici. La prima sberla l’ho presa a tredici anni, a Cuneo, per aver distribuito i volantini di un comizio di Almirante. Non ero proprio missina, ero ribelle, non credevo alla leggenda dei partigiani tutti buoni e dei neri tutti cattivi. Sono orgogliosa di essere concittadina di Giorgio Bocca, un grande giornalista; ma sulla Resistenza la penso come Pansa. Quando arrivai a Torino a Scienze politiche, nell’80, trovai un’università piena di eskimo, e mi divertivo a provocare: Mini Clubman, borsa Fendi, scarpe rosse con bordino oro. I miei esami erano spettacoli, con due tifoserie contrapposte: da una parte barbe incolte e capelli lunghi, dall’altra i "cremini", i figli degli Anni ’80, quelli che a Milano si chiamavano sanbabilini. Per questo il 16 marzo manifesteremo a San Babila: per riprenderci la "nostra" piazza. Avremo candidati a sorpresa: un generale dell’Arma dei carabinieri, un giornalista importante, un grande imprenditore, forse donna. Per ora Rai e Mediaset mi oscurano, mi ha invitato solo Lucia Annunziata domenica prossima, ma quando scatterà la par condicio non mi fermeranno. Nell’antica Roma erano le vestali, quindi le donne, a tenere accesa la Fiamma. E negli Anni ’70 erano le donne ad aspettare alla finestra figli e mariti di destra che non sono più tornati». Aldo Cazzullo