ItaliaOggi 26 febbraio 2008, Franco Bechis, 26 febbraio 2008
Meno tasse, ma anche. ItaliaOggi 26 febbraio 2008. Un punto in meno all’anno di Irpef per tutti. Ma non è garantito: dovranno esserci le condizioni di finanza pubblica
Meno tasse, ma anche. ItaliaOggi 26 febbraio 2008. Un punto in meno all’anno di Irpef per tutti. Ma non è garantito: dovranno esserci le condizioni di finanza pubblica. Detrazioni su affitti e tassazione per i padroni di casa ad aliquota fissa, ma con variabili da determinare. Aumento delle detrazioni da lavoro dipendente, ma non per tutti. Salario minimo di 1.000 euro netti, ma solo sperimentale, per alcune categorie di lavoratori precari. Studi di settore ridimensionati e forfettone ampliato anche fino a 50 mila euro, ma con modalità e perimetri tutti da stabilire. C’è molto, nel programma del Pd di Walter Veltroni presentato ufficialmente ieri. E c’è abbastanza furbizia elettorale per leggerci parte del suo contrario. Meno tasse, ma anche, direbbe Maurizio Crozza (...) Nella trentina di pagine della versione integrale del programma, reso ora disponibile per tutti dopo avere avuto qualche settimana fa il gradimento di LUca Cordero di Montenzemolo, durante una visione privata a lui riservata, troverete molte cose indigeste per un centrosinistra come quello che ha appena lasciato il timone del governo. La novità non è da poco, ed è coerente con tutta l’operazione politica che seriamente Veltroni ha messo in campo. Dell’era del governone con tutti dentro, da Lamberto Dini a Oliviero Diliberto passando per Alfonso Pecoraro Scanio troverete una serie di furbizie fatte per non dire nulla e accontentare (o scontentare) un po’ tutti. Ma non riguardano gli argomenti-chiave della politica economica e dello sviluppo del paese, e anche questa è una novità da accogliere con favore. Sono tutti tesi a gestire lo scontro fra anima cattolica e anima giacobina e anticlericale del nuovo partito i ghirigori causidici con cui si affrontano i temi più scomodi: dalla legge 194 sull’aborto, alle coppie di fatto, fino al testamento biologico. Si capisce da come sono scritti quei passaggi come l’etica sia il primo tallone di Achille del nuovo partito democratico, e i problemi con il mondo cattolico uno dei suoi punti più deboli. Basti guardare il capitolo sulla scuola, ridotto all’osso, privo di qualsiasi cenno alla libertà di educazione e tendente al ridicolo quando si appende a slogan assai vuoti come ”autonomia fa migliore educazione”, o ”scuole belle ed aperte, anche ai nonni”. Lodevole anche la parte sulle infrastrutture, il proposito di riformare la procedura di via (valutazione di impatto ambientale), ma un po’ onorico in questa direzione il riferimento a un maggiore coinvolgimento decisionale di cittadini ed enti locali. Proprio su questi temi non aiuterà- oltretutto- la decisione del Pd di correre da solo per il governo nazionale ma continuare ad esere affincato da verdi, rifondaroli e compagnia cantante nell’amministrazione degli enti locali che inevitabilmente finiranno per essere d’ostacolo alla realizzazione del libro dei sogni. Ci sarà tempo in queste settimane per discutere in profondità di ogni tema inserito nel programma e quando anche Silvio Berlusconi sfornerà un programma ufficiale oggi noto solo per linee generali e in bozza, si potranno confrontare nel dettaglio le ambizioni dei due sfidanti. Per quel che finora si conosce però non bisognerà attendersi differenze abissali. Questa volta le due principali proposte di governo del paese saranno assai simili, e in alcuni punti addirittura collimanti. Dovesse finire davvero in pareggio, il menù sarebbe buono anche per il governissimo che qualcuno evoca, non pochi auspicano e ora i contendenti rigettano per fare almeno un pezzetto di campagna elettorale. Con programmi così per scegliere fra Veltroni e Berlusconi la differenza non potrà essere nelle sfumature di politica fiscale (un po’ diverse le proposte per la riduzione del carico delle famiglie), ma forse solo nell’antichissima domanda «da chi dei due comprereste un’auto usata?», e cioè «vi fidate di più di Veltroni o di Berlusconi?». Certo, la credibilità e la storia delle persone hanno ovunque nel mondo un peso decisivo nelle scelte degli elettori. Ma è un po’ poco. Questa identità programmatica fra i due principali grandi partiti contendenti rassicura i poteri forti d’Italia, ma non è in sè un passo avanti sulla via di una democrazia compiuta. Forse c’è un equivoco di fondo in questa campagna elettorale: avere maniere civili, non scatenare sempre risse, cercare di non demonizzare l’avversario, non significa pensarla allo stesso modo su tutto. Ci saranno pure due idee diverse della vita o dell’organizzazione della società italiana , due culture, in grado di confrontarsi, anche aspramente. L’attuale modello unico rischia di offrire spazi non indifferenti di campagna elettorale proprio a quelle forze politiche che si voleva contenere e ridurre: dal centrino ex dc alla sinistra arcobaleno. Così andrebbero perduti gran parte degli sforzi di Veltroni e Berlusconi di ridisegnare il sistema politico italiano con interventi di fatto, destinati ad offrire maggiore governabilità. C’è da augurarsi allora che la campagna elettorale prenda un po’ di volo, staccandosi finalmente dalla melassa.... Franco Bechis