Riccardo Sorrentino, Il Sole-24 Ore 26/2/2008, 26 febbraio 2008
Berlino apre le liste di Vaduz Il Sole-24 Ore, 26 febbraio 2008 Un affare. Per Heinrich Kieber, ma anche per il Fisco di diversi Paesi che ora possono recuperare ingenti somme di tasse non pagate
Berlino apre le liste di Vaduz Il Sole-24 Ore, 26 febbraio 2008 Un affare. Per Heinrich Kieber, ma anche per il Fisco di diversi Paesi che ora possono recuperare ingenti somme di tasse non pagate. Quel Dvd con 1.400 nomi di evasori fiscali accorsi in Liechtenstein a nascondere i loro redditi sta girando il mondo. Non è stato soltanto acquistato per 4,2 milioni di euro dalla Germania, che è pronta ora a fornire i dati ai Paesi che li chiederanno, ma anche dagli Stati Uniti - sembra - e dalla Gran Bretagna, per 100mila sterline. Londra ha confermato l’acquisto, attraverso il quale immagina di recuperare tasse evase per un totale di 100 milioni di sterline. L’iniziativa è stata presa, ha spiegato il Fisco britannico, «per proteggere il Tesoro da coloro che cercano di nascondersi dietro le leggi sulla privacy». Sembrava che le trattative con l’autorità fiscale, l’HM Revenue and Customs britannica, si fossero interrotte, ma evidentemente il canale era rimasto aperto. «Prenderemo tutte le misure necessarie» per combattere l’evasione e l’elusione fiscale, ha detto il portavoce del premier Gordon Brown, che non teme polemiche: da fine Ottocento, l’Hmrc può "comprare" informazioni per individuare gli evasori, anche se ha usato raramente questi poteri. L’Olanda, invece, otterrà i dati direttamente da Berlino. «I cittadini possono costituirsi, se non sono stati ancora coinvolti in un’inchiesta, e otterranno condizioni di favore», ha avvertito Jan Kees de Jager, ministro delle Finanze. L’Aja in realtà non sa ancora se la lista tedesca contenga davvero nomi di evasori olandesi, ma ha tutte le intenzioni di accertarlo. Anche la Svezia, la Norvegia e la Finlandia avrebbero inoltre chiesto i dati alla Germania che ha offerto tutta la collaborazione possibile. Il Liechtenstein intanto continua a tremare. La Lgt Treuhand ha confermato tutte le rivelazioni di questi giorni sul furto di informazioni, che è avvenuto a fine 2002 e riguarda 1.400 suoi clienti. L’impresa di Kieber, però, non sembra essere isolata. dal 2003 che la Liechtensteinische Landesbank, un altro istituto bancario del Principto, resiste a tentativi di estorsione di un gruppo di persone che, a quanto sembra, sarebbero in possesso di dati su 2.325 clienti. Sulla vicenda indagano le autorità tedesche, che forse sono riuscite ad entrare in possesso anche di queste informazioni attraverso i complici dell’impiegato della Llb che avrebbe raccolto i dati. I riflettori comunque non sono accesi solo su Vaduz. Tutti i centri finanziari off-shore si sentono un po’ messi sotto accusa, soprattutto dalla Germania. Le autorità elvetiche sono le più preoccupate, perché vedono in pericolo il segreto bancario del Paese. Doris Leuthard, ministro dell’Economia, è andata ieri a Vaduz per una visita programmata da tempo durante la quale ha incontrato il ministro degli Esteri Rita Kieber-Beck e il vice premier, con deleghe all’Economia e alla Giustizia, Klaus Tschütscher. La Svizzera ha particolarmente apprezzato «il fatto che il Liechtenstein ha riformato la sua legge delle fondazioni prima del coinvolgimento tedesco», ha detto Leuthard aggiungendo: « un passo nella direzione giusta. La legge sulle fondazioni svizzere è diversa, da qualche tempo». Anche Vienna è nel mirino di Berlino, che ha dichiarato guerra ai paradisi fiscali. L’Austria non è un centro finanziario off-shore, ma la sua legislazione prevede Stiftungs, fondazioni, analoghe a quelle del Liechtenstein, mentre il tipo di collaborazione internazionale offerta è esattamente quella che ora vuole adottare Vaduz: porte aperte ai magistrati che indagano su reati, ma tutela della privacy nei confronti delle Amministrazioni pubbliche. Altri Paesi sono invece rimasti al riparo dalle critiche, ma potrebbero presto essere chiamati in causa; o almeno questo è il loro timore. La lista dei centri finanziari off-shore è ben più lunga di quella dei paradisi fiscali in senso stretto. Solo in Europa - secondo l’Fmi - comprende anche Andorra, Cipro, Gibilterra, Guersney, Irlanda, l’Isola di Man, Jersey, il Lussemburgo, Malta, Monaco e la Svizzera. Oltre naturalmente al Liechtenstein. Riccardo Sorrentino