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 2008  febbraio 27 Mercoledì calendario

L’ambientalista scettico. Capitolo VI-VII: "Prosperità" Stime dello sviluppo globale del Pil pro capite negli ultimi 2000 anni rivelano che, dopo un valore quasi costante di 400 dollari durante buona parte della storia umana, nel 1800 si è superata la soglia dei 700 dollari e duecento anni dopo siamo in media otto volte più ricchi

L’ambientalista scettico. Capitolo VI-VII: "Prosperità" Stime dello sviluppo globale del Pil pro capite negli ultimi 2000 anni rivelano che, dopo un valore quasi costante di 400 dollari durante buona parte della storia umana, nel 1800 si è superata la soglia dei 700 dollari e duecento anni dopo siamo in media otto volte più ricchi. In tutte le regioni del mondo si è verificata una crescita economica pro capite, anche se non della stessa portata dappertutto. In Europa occidentale la produzione disponibile per persona è aumentata di 13 volte, nella periferia del continente di 9, in America Latina di 7, in Asia di 8 e in Africa di 4 volte. Nel mondo occidentale lo sviluppo è iniziato molto prima e per questo è di gran lunga più avanzato, ma negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale sia i paesi industrializzati sia quelli in via di sviluppo hanno conosciuto notevoli e costanti progressi nel reddito pro capite. Dal 1950 al 1995 i redditi medi nel mondo industrializzato sono aumentati del 218%, mentre nel mondo in via di sviluppo l’aumento è stato del 201%. Sempre durante questo periodo i paesi in via di sviluppo hanno avuto tassi di crescita annuale del 4,2%, mentre i paesi industrializzati si sono limitati al 3,2%. Si crede che la qualità della vita nei paesi in via di sviluppo stia peggiorando e che la percentuale di poveri sia in aumento, ma i dati dimostrano il contrario. Nel rapporto delle Nazioni Unite del 1997 sulla povertà e la disuguaglianza si leggeva: "Pochi si rendono conto dei grandi progressi già compiuti. Negli ultimi 50 anni la povertà è diminuita più che nei precedenti 500. E per alcuni aspetti si è ridotta in quasi tutti i paesi". E nel 1998 la Banca mondiale scriveva: "La riduzione della povertà nei paesi in via di sviluppo ha fatto registrare progressi incredibili. Durante gli ultimi quattro decenni gli indicatori sociali sono migliorati in tutte le regioni. Negli ultimi venti anni la povertà è stata drasticamente ridotta in Asia orientale, dove il maggior numero di coloro che vivevano con meno di un dollaro al giorno è passato da sei individui su dieci alla metà degli anni ”70, a due su dieci alla metà degli anni ”90. Negli ultimi anni la povertà si è ridotta anche nella maggior parte dell’Asia meridionale e in alcuni paesi del Medio Oriente, nel Nordafrica e in America Latina". Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) ha evidenziato che a livello globale la disuguaglianza è aumentata. L’Undp ha messo in relazione il 20% dei più ricchi in tutti i paesi del mondo con il 20% dei più poveri e ha calcolato che, in termini di Pil, negli anni 60 il rapporto era di 30 a 1 (cioè i più ricchi guadagnavano 30 volte in più dei più poveri). Nel 1991 il rapporto era di 61 a 1 e nel 1994 di 78 a 1. Per i suoi calcoli l’Undp utilizza i tassi di cambio come strumento di confronto tra Pil di nazioni diverse: è come se si volesse vedere cosa potrebbe comprare per esempio un etiope negli Stati Uniti. Ma in realtà sarebbe molto più corretto sapere ciò che un etiope può comprare in Etiopia. A questo scopo si sta cominciando a utilizzare un indice delle parità del potere d’acquisto (Ppa) in grado di misurare ciò che il denaro di un individuo può effettivamente comprare sul mercato locale. Usando questo indice si vede che il divario tra ricchissimi e poverissimi non è aumentato, ma è anzi leggermente diminuito. Il massimo divario tra paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo si è registrato negli anni ”60. La principale causa è stato l’aumento nei primi del reddito pro capite successivo alla rivoluzione industriale, mentre i secondi sono rimasti indietro. Comunque dal 1970 in poi i tassi di crescita pro capite nei paesi in via di sviluppo hanno cominciato ad accelerare e ciò ha reso possibile un restringimento del divario. La disuguaglianza tra ricchi e poveri aumenterà? L’ipotesi più pessimistica prevede quasi un dimezzamento entro il 2100. Gli scenari più ottimistici prevedono invece una quasi totale scomparsa della disuguaglianza nello stesso periodo. Comunque nessuna ipotesi prevede un aumento della disuguaglianza. E’ possibile analizzare lo sviluppo della ricchezza anche prendendo in considerazione indicatori più specifici, per esempio il numero di persone che possiedono determinati beni di consumo. Nel caso degli Stati Uniti si può dire che: negli anni ”80 quasi tutti hanno acquistato un forno a microonde e un videoregistratore. Negli anni ”50 i televisori si sono diffusi nelle case americane a un tasso quasi incredibile passando dallo 0,4% del 1948 all’87% nel 1960. Sempre più persone hanno il computer, la diffusione del telefono cellulare è ormai capillare. Sono cresciuti turismo e traffico aereo e su strada. Sono diffusi lavatrice e frigorifero. Nello stesso tempo il costo della vita è gradualmente diminuito, sia perché si guadagna di più sia perché i prezzi dei generi alimentari sono diminuiti di due terzi rispetto al 1957. Sviluppi di questo tipo sono stati registrati nella maggioranza dei paesi industrializzati, ma anche i paesi in via di sviluppo hanno redditi più alti e una maggiore disponibilità di beni: per esempio una percentuale molto più alta di abitanti ha ora accesso all’acqua potabile, la popolazione che dispone di infrastrutture igieniche è quasi raddoppiata. E’ aumentata la disponibilità di energia pro capite e migliorata la rete stradale, che agevola la distribuzione di beni e il commercio. Il mondo ha nel complesso un livello medio di istruzione molto più alto che in passato e, anche se l’accesso alla scuola è sempre difficile per le donne, il tasso di analfabetismo nei paesi in via di sviluppo è passato dal 75% della popolazione nata nella prima parte del XX secolo a meno del 20% tra i giovani. Negli ultimi 120 anni il numero di ore di lavoro si è dimezzato e poiché si vive sempre più a lungo il tempo libero per ciascuno è più che raddoppiato. Il tasso di omicidi è diminuito notevolmente, anche se è stato in qualche modo bilanciato dall’aumento del tasso di suicidi. Oggi, inoltre, gli incidenti mortali sono meno frequenti che in passato. Ciò, sommato alle migliori condizioni di vita che si registrano ovunque rispetto al passato, non significa affatto che i problemi siano stati tutti risolti. L’Africa è la principale area critica: nell’ultimo secolo la crescita è stata molto inferiore che nelle altre regioni, è molto diffuso l’Aids, ci sono guerre, divisioni politiche ed etniche. Ma la verità è che perfino qui la situazione è migliorata rispetto all’inizio del XX secolo.