La Repubblica 23 febbraio 2008, (m.cal.), 23 febbraio 2008
Hart, prima vittima di una love story. La Repubblica 23 febbraio 2008. « una storia che durerà un giorno, perché non ci sono prove sufficienti per tenerla in piedi»
Hart, prima vittima di una love story. La Repubblica 23 febbraio 2008. « una storia che durerà un giorno, perché non ci sono prove sufficienti per tenerla in piedi». Gary Hart ha la stessa età di John McCain, è un suo vecchio amico, e sa bene come uno scandalo rosa può distruggere la possibilità di arrivare alla Casa Bianca. Nel 1988, alla sua seconda campagna presidenziale, Hart era il favorito tra i Democratici ma venne affondato dalle accuse di avere una storia extraconiugale. Oggi insegna all´Università del Colorado, e si dice sicuro che i Democratici conquisteranno la presidenza e che il grande favorito sia Barack Obama. Signor Hart, cosa pensa dell´articolo del New York Times su McCain? « una storia che poteva essere pubblicata a pagina 8 ma che non valeva la prima pagina, perché le prove raccolte non la giustificano, ben sapendo inoltre il tipo di reazioni che avrebbe scatenato. Se non hanno altre prove di un comportamento scorretto, sia personale sia politico, da parte di McCain, allora quell´articolo doveva finire in fondo al giornale». Che conseguenze avrà sulla candidatura di McCain? «Ripeto, a meno che non ci siano altre prove di comportamenti scorretti, questa è una storia che si sgonfierà in un giorno». Pensa che sia solo l´inizio di una campagna di veleni e attacchi ai candidati? «Fino ai tempi di Kennedy la stampa non scriveva della vita privata dei candidati, ma dagli Anni Ottanta e da quando si è alzata la competizione tra i media questo viene visto come un modo per vendere i giornali». Lei conosce personalmente McCain dai tempi in cui eravate entrambi al Senato, qual è la sua opinione su di lui? « un uomo degno di stima, è molto conservatore e io non sono d´accordo con lui su quasi tutte le questioni ideologiche, ma penso che se fosse eletto saprebbe lavorare con i Democratici, perché sa che non si può governare questo Paese dall´estrema destra senza fare disastri». Su internet circolano molte false leggende su Barack Obama, tra cui quella che è un musulmano travestito da cristiano. Pensa che contro di lui si scatenerà una campagna denigratoria? «Sì. Non è chiaro fino a dove arriveranno queste voci, ma se qualche grande media le rilancerà, anche solo per darne conto, allora prenderanno a circolare con insistenza. Ma c´è un´altra storia sotterranea che viaggia nella comunità ebraica americana, che dice che Obama è anti-israeliano e lavora per i musulmani. Non è assolutamente vero ma in politica è davvero difficile contrastare questi veleni. So che il suo staff sta lavorando molto per smontarle e far circolare le sue vere posizioni». Pensa che il Partito democratico troverà il suo candidato prima di arrivare a Denver o sarà la convention a dover decidere? «Due settimane fa pensavo si sarebbe deciso solo ad agosto, invece adesso penso che accadrà prima. Sarà possibile se Obama avrà la maggioranza dei delegati in Texas e in Ohio: cosa che può accadere anche se non avrà più voti, a causa di complicate regole elettorali». Cosa pensa del potere dei superdelegati? «Se Obama avrà la maggioranza dei delegati eletti dopo il voto in Texas e Ohio, allora penso che molti dei superdelegati andranno dalla sua parte e la situazione si sbloccherà. I superdelegati dovrebbero preoccuparsi di sostenere chi ha più chanche di vittoria e non basarsi su vecchie amicizie, vecchi favori e vecchie lealtà». Lei era considerato una novità e un portatore di cambiamento come oggi Barack Obama. Pensa che l´America sia pronta per eleggerlo? «Dopo Bush, oggi l´America è molto più pronta al cambiamento di vent´anni fa. Obama si trova nella situazione politica ideale e ha un sacco di soldi in più di quanti ne avevo io». (m.cal.)