Corriere della Sera 23 febbraio 2008, Fabio Cavalera, 23 febbraio 2008
Cina, la «mission impossible ». Corriere della Sera 23 febbraio 2008. Ogni ora che passa l’Europa regala alla Cina 17 milioni di euro: è il deficit dell’import-export con Pechino
Cina, la «mission impossible ». Corriere della Sera 23 febbraio 2008. Ogni ora che passa l’Europa regala alla Cina 17 milioni di euro: è il deficit dell’import-export con Pechino. E se è vero che il Vecchio Continente dal 2002 al 2006 ha fatto crescere i suoi flussi commerciali verso il Dragone del 100%, sono altrettanto consolidati due numeri di controtendenza. Primo: il volume dei beni venduti nella Repubblica Popolare, che è un Paese di un miliardo e 300 milioni di persone, è ancora inferiore al volume dei beni in viaggio verso la Svizzera, nemmeno 8 milioni di cittadini, segno che i consumi nel nuovo gigante d’Asia non decollano. Secondo: le barriere doganali che proteggono la Cina, nonostante la sua adesione al Wto, costano a bilanci Ue qualcosa come 20 miliardi di euro. E’ con questa montagna di zavorra che il commissario Ue per il commercio Peter Mandelson vola a Pechino - tre giorni di colloqui - per provare a sondare il neo ministro Chen Deming. Si parla di partnership strategica fra Europa e Cina ma i segnali in arrivo da Bruxelles indicano che l’industria dell’Unione è nervosa e un po’ delusa: nel 2006 gli investimenti in Cina sono caduti da 5,9 miliardi di euro del 2005 a 3,7 miliardi. E nel 2007, secondo le stime, sono scesi ancora di più. Qualcuno sostiene che il raffreddamento sia dovuto in parte a un diverso atteggiamento maturato dalla Germania: Berlino è, e resta, il primo interlocutore commerciale europeo di Pechino, le relazioni economiche sono fortissime, ma negli ultimi tempi complici alcune tensioni politiche fra la cancelliera Angela Merkel (che ha ricevuto il Dalai Lama) e i vertici dello Repubblica Popolare vi è stata una frenata. Al punto che in alcune uscite pubbliche non gradite dalla Cina, la Germania ha cominciato a parlare di «opportunità asiatiche», una formula decisamente ampia e competitiva non vincolata alle strategie di collaborazione esclusiva con il Dragone. In tre giorni non si rimette ordine alle tensioni commerciali ma almeno, e questo è lo scopo di Mandelson, si può tentare di impiantare la base di quel «meccanismo di alto livello » (formula partorita dal burocratese per nascondere il fallimento del vertice annuale Cina-Ue del novembre scorso) che è il percorso di lungo periodo nel quale dovrebbero trovare soluzione le controversie in corso. Che sono tante (41 misure anti-dumping in corso contro prodotti cinesi), complicate (la tutela dei marchi, 8 contraffazioni su 10 di prodotti europei sono di realizzazione cinese) e complesse (su 22 mila licenze rilasciate nel settore dei servizi per le telecomunicazioni cinesi solo 10 sono state concesse a imprese straniere, nonostante la sbandierata apertura delle politiche commerciali). Il vertice è interlocutorio ma importante perché in fondo al tunnel si possono ritrovare due economie che marciano a velocità diversissime (2% di crescita Pil per l’Europa nel 2008, oltre il 10 per la Cina) ma che hanno interesse a un nuovo e solido equilibrio: la Ue per trovare slancio, Pechino per rallentare in modo non traumatico. Difficile mediazione perché sullo sfonda resta insoluta la questione numero uno: quella del cambio yuan-dollaro e yuan-euro. Fabio Cavalera