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 2008  febbraio 22 Venerdì calendario

Il golf s’ingolfa, la terra ringrazia. Il Manifesto 22 febbraio 2008. Per chi dubita che il mondo possa migliorare, ecco una smentita inoppugnabile e una buona notizia per la specie umana, riportata dal New York Times: da sei anni la pratica del golf declina negli Stati uniti

Il golf s’ingolfa, la terra ringrazia. Il Manifesto 22 febbraio 2008. Per chi dubita che il mondo possa migliorare, ecco una smentita inoppugnabile e una buona notizia per la specie umana, riportata dal New York Times: da sei anni la pratica del golf declina negli Stati uniti. Lo sport per eccellenza dei super ricchi e dei banchieri perde colpi: nel 2000 i golfisti Usa erano 30 milioni; oggi sono solo 26 milioni (-13%). Ancor più netto è il declino dei golfisti accaniti, quelli che giocano almeno 25 volte l’anno: da 6,9 milioni a 4,6 (-30%). Per trovare soci disposti a pagare le salatissime tessere di club, i proprietari di campi da golf le stanno tentando tutte, dalle tariffe familiari ai campi ridotti da 6 buche, fino all’assumere aitanti istruttori per allettare le giocatrici (25% del mercato). Così, oltre alla bolla edilizia, si sta sgonfiando anche quella del golf. Infatti gli speculatori avevano scommesso sui «baby boomers» pensionati (e quindi aspiranti golfisti) e tra il 1990 e il 2003 avevano arredato più di 3.000 campi da golf, portando il totale negli Stati uniti e 16.000 campi: ma ora li offrono in saldo a centinaia. Il perché del declino non è chiaro. Da un lato a perdere colpi negli Usa sono tutti gli sport all’aria aperta - tennis, sci, nuoto, bicicletta - forse per i videogiochi e il maggior tempo che si trascorre davanti al computer. Può darsi dipenda dal crollo della e-economy nel 2000 e dai venti di recessione che soffiano adesso. C’è chi punta il dito sull’eccessiva durata della partita: circa 4 ore per 18 buche, ma solo se si vieta ai giocatori di usare il telefonino, altrimenti le ore aumentano. O forse il golf non è più uno status symbol: è diventato troppo democratico per uno sport nato per distinguere chi si poteva permettere di sottrarre enormi appezzamenti di terreno agli usi produttivi (agricoltura e allevamento) per adibirli a mero consumo ostentatorio (la vera «leisure class» di Thorstein Veblen). A tirare un sospiro di sollievo è però il pianeta terra, soprattutto in California, Nevada, Arizona e New Mexico, dove inimmaginabili fiumane d’acqua vengono sprecate per mantenere in pieno deserto pietroso distese di erbetta verde brillante. Sospirano di sollievo anche le isole indonesiane, da tempo occupate da invasati golfisti giapponesi al grido non più di «Banzai!», ma di «Under par!». E rifiata chiunque condivida l’indulgente giudizio di Bernard Shaw: «Per giocare a golf non è indispensabile essere stupidi. Però aiuta molto». Marco d’Eramo