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 2008  febbraio 23 Sabato calendario

Non c’è più tempo per giocare. La Stampa 23 febbraio 2008. Once a golfer, always a golfer», si diceva una volta sui green inglesi e americani

Non c’è più tempo per giocare. La Stampa 23 febbraio 2008. Once a golfer, always a golfer», si diceva una volta sui green inglesi e americani. Ma non è più vero che dopo avere assaporata la nobile arte del golf si rimanga golfisti per tutta la vita. Le più recenti statistiche confermano che lo sport più praticato al mondo sta vivendo la sua prima fase di recessione da quando fu inventato nel XV secolo in Scozia: i giocatori diminuiscono, le clubhouse si svuotano di soci, nuovi campi realizzati negli ultimi anni si ricoprono di erbacce e vengono svenduti. Le nude cifre della National Golf Foundation affermano che negli ultimi anni il numero di giocatori americani è sceso da 30 a 26 milioni e che mentre nel 2000 circa 7 milioni di golfisti giocavano almeno 25 volte all’anno, ora a concedersi questo lusso sono rimaste solo 4,6 milioni di persone, un terzo in meno. Che cosa è successo? Giocare a golf continua ad essere una delle attività più piacevoli e distensive, non ci sono mai stati così tanti campi e la concorrenza ha reso le quote di ingresso accessibili a un più vasto numero di persone. Secondo gli esperti citati dal «New York Times» in un lungo articolo dedicato alla crisi del golf, la ragione non è tanto legata a fattori economici o di disaffezione, quanto ai ritmi di lavoro che la globalizzazione ha imposto non solo a dirigenti, manager e professionisti. In sostanza, non si gioca più a golf perché non si ha più il tempo di farlo. Meglio in famiglia Una partita di 18 buche impegna i giocatori per almeno 4 ore, senza contare il tempo per raggiungere il campo. Inoltre, l’etichetta impone di tenere telefonino spento durante il gioco e sempre meno persone possono permettersi di stare isolate così a lungo. «Il problema è il tempo - dice Walter Hurney, costruttore di ville lungo le buche dei campi - Sempre più persone non vogliono rinunciare a stare con la famiglia nel poco tempo libero che hanno a disposizione». Secondo Jim Kass, direttore del centro ricerche della National Golf Foundation, ci sono anche altri fattori: «Meno tempo, certo. Ma anche due lavori, salari reali che non crescono, pensioni che se ne vanno». Videogiocatori Tutte le attività all’aperto, dal tennis al nuoto, dallo sci al ciclismo, stanno registrando negli Stati Uniti una diminuzione dei praticanti, anche perché - mancanza di tempo a parte - molti giovani preferiscono i videogiochi e Internet a una sudata alla vecchia maniera. «C’è una nuova generazione che non è più così attiva come lo era quella precedente», spiega Rodney Warnick, professore all’università del Massachusetts. «Il golf era stato finora risparmiato dalle variazioni imposte dalle mode o dalla demografia, un po’ per la sua esclusività, un po’ perché è lo sport che richiede più investimenti a lungo termine, sia per i giocatori che per gli imprenditori. Occorrono diversi mesi per imparare a giocare in modo passabile, l’attrezzatura, le quote di iscrizione non sono proprio economiche e i soldi spesi per realizzare campi e ville tornano a casa solo dopo molti anni. Una volta sposato il golf, si tende ad essere fedeli, se non altro per non buttare via l’investimento. Negli Usa, tra il 1990 e il 2003, sono stati realizzati tremila campi, portando il totale a sedicimila. Negli ultimi anni, le chiusure in Arizona, Florida, Michigan e Carolina del Sud sono state centinaia e percorsi da trentasei buche sono messi in vendita a 5,5 milioni di dollari, il prezzo di un piccolo appartamento a Manhattan. Molti proprietari di campi si stanno inventando cose che fino a pochi anni fa avrebbero fatto inorridire: modifiche al percorso per poter giocare sei buche scontate invece di nove o diciotto, organizzazione di eventi e noleggio della clubhouse per feste e matrimoni. I pensionati che avevano acquistato la villa sulla buca 18 per godersi in pace la vecchiaia colpendo ogni tanto qualche pallina, passano adesso la notte svegli, ad ascoltare la musica a tutto volume dell’ennesima stupida festa. L’antico e aristocratico gioco è finito, e sui green ballano i barbari. Vittorio Sabadin