La Stampa 23 febbraio 2008, Enrico Martinet, 23 febbraio 2008
Il professore pedofilo torna dai bambini. La Stampa 23 febbraio 2008. Ieri è tornato a scuola, con imbarazzo, come fosse un alunno al primo giorno
Il professore pedofilo torna dai bambini. La Stampa 23 febbraio 2008. Ieri è tornato a scuola, con imbarazzo, come fosse un alunno al primo giorno. Invece è un insegnante di musica delle scuole medie condannato in primo grado a 2 anni di carcere e 3000 euro di multa per aver divulgato nel 2001 foto pornografiche di bambini con il computer della scuola. Accade in Valle d’Aosta. Lui ha 45 anni. Era stato sospeso dalla Regione, ma il giudice del lavoro Eugenio Gramola (lo stesso che in primo grado ha condannato a 30 anni Annamaria Franzoni, la «mamma di Cogne») lo ha reintegrato. Motivo: «ne bis in idem», cioè il professore per la stessa vicenda era già stato sospeso dal servizio per sei mesi e la legge impedisce di punire due volte una persona per lo stesso reato. Ma gli avvocati del dipartimento legale hanno insistito: «Le cose sono cambiate». Non per il difensore del professore, l’avvocato Giuseppe Greppi, non per il giudice. Dice Greppi: «Neanche di una virgola è cambiato. Era stato sospeso quando era stato iscritto nel registro degli indagati». Da allora nulla è cambiato. L’inchiesta per scoprire il prof è stata semplice. Un agente della polizia postale di Bari ha fatto da «provocatore» inviandogli una richiesta di materiale pedopornografico e lui, dal computer della scuola, ha risposto con fotografie. Accertato, rinviato a giudizio, condannato il 28 febbraio del 2007. Nel frattempo il docente ha cambiato scuola. E la Regione nell’aprile dello scorso anno, ricevuta copia della sentenza del Tribunale di Aosta, lo ha di nuovo sospeso in via cautelare, cioè in attesa del giudizio definitivo. Ora il reintegro. Ieri il professore, che è in attesa di appello per il processo penale, è tornato a insegnare prendendo il posto del suo supplente. Nell’imbarazzo generale. Il dirigente scolastico dice: «Per ora nessuno si è lamentato, ma me lo aspetto». E di fronte al ritorno all’insegnamento del condannato per pedopornografia da più parti si è parlato di «preoccupazione». Il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni dice: «Non commento le sentenze, ma credo che di fronte a una condanna di primo grado di un insegnante per reati legati al commercio di materiale pedopornografico abbiamo un dovere in più, quello di tutelare anche la sensibilità di studenti, famiglie e scuola. Non credo si possa mai abdicare all’osservanza del principio di precauzione per cui si può essere inseriti in funzioni diverse da quelle dell’insegnamento». Così sarà. L’assessore Laurent Viérin assicura: «Mi attiverò per risolvere la questione mediante l’utilizzo, con l’obbligatorio consenso dell’interessato, del docente in altri compiti». Consenso che è però condizionato perché il professore adesso chiede «un posto premiante». Viérin si indigna («Spero che scherzi»), ma il difensore del prof ribatte: «Non è certo una sua volontà quella di tornare a insegnare. E’ ovvio che è imbarazzante per tutti. Era piuttosto prevedibile che il giudice del lavoro ci desse ragione. Da tempo abbiamo chiesto alla Regione di avere un altro posto, ma ci hanno sempre detto di no. In realtà volevano punire, continuare a farlo. Comprensibile, potremmo aggiungere anche il patibolo, però se previsto dalla legge. Punire oltre la legge è, come ovvio, impossibile. E allora adesso vorremmo un posto che ci possa accontentare, insomma a questo punto vogliamo qualcosa in più. Non è questione di premio, sia chiaro». L’assessore Viérin aveva firmato il decreto di sospensione cautelare «per tutelare gli alunni e la professionalità dell’intero corpo docente valdostano che seriamente opera ogni giorno nelle nostre classi». Ora manifesta «preoccupazione e amarezza perché ci troviamo obbligati a procedere al reintegro in servizio del docente, nonostante la nostra volontà di aspettare la conclusione giudiziaria della vicenda». Sottolinea le sue ragioni richiamando le circolari ministeriale recenti «che vanno nella direzione di sospendere in via cautelare il personale scolastico coinvolto in tali vicende». Ora anche il codice penale prevede pene più severe, ma i fatti sono di 7 anni fa e la legge non può essere retroattiva. Enrico Martinet