Libero 20 febbraio 2008, Lucia Esposito, 20 febbraio 2008
I partiti sono fuggiti, restano solo dirigenti frou frou. Libero 20 febbraio 2008. Ha sentito che la camorra ricicla il legno delle bare nei forni delle pizzerie? Silenzio
I partiti sono fuggiti, restano solo dirigenti frou frou. Libero 20 febbraio 2008. Ha sentito che la camorra ricicla il legno delle bare nei forni delle pizzerie? Silenzio. Paolo Cirino Pomicino, deputato della Democrazia cristiana per le autonomie, è stato anche assessore ai cimiteri di Napoli. « successo trentacinque anni fa e solo per dieci mesi», precisa. Abbastanza per farsi un’idea del settore... «All’epoca nei cimiteri napoletani c’era molto lavoro nero perché i seppellitori si erano ridotti al minimo. Si era creato un sistema per cui entravano gli abusivi a seppellire e a riesumare le salme e, alla fine della prestazione, dividevano le mance con i vecchi dipendenti rimasti in servizio. Feci assumere trecento tra necrofori (quelli che vanno a casa del defunto e lo sistemano nella bara, ndr) e seppellitori. E il lavoro nero sparì». I problemi dei morti si risolsero? «No, perché oltre ai dipendenti comunali, mancavano anche i loculi. Ne costruimmo diverse centinaia e ne demmo la gestione ai comitati di quartiere. Ma un giorno il deputato comunista Egizio Sandomenico, che ora non c’è più, mi disse: "Paolo riprendi tu la gestione dei loculi perché qui si scatena una guerra tra poveri...". Vede? Se la politica è assente la criminalità, anche quella spicciola, trova spazio per espandersi». Oggi a Napoli si paga anche il pizzo sui funerali... «Un viaggiatore inglese del Settecento diceva che Napoli era l’unica città mediorientale a non avere un quartiere europeo. Dopo quindici anni di governo della sinistra, questo giudizio è tornato di attualità e si può estendere all’intera provincia». Ma tornando alla storia delle pizze che sarebbero cotte con la legna delle bare... «A me sembra una leggenda metropolitana come quando, ai tempi del colera, dicevano che nascondevamo centinaia di cadaveri nelle celle frigorifere... Ma se anche questa storia fosse in piccola parte vera, non credo che c’entri la camorra». E chi allora? «Abusivismo funebre. Microcriminalità spicciola. Disperati. Non credo ci sia nulla di organizzato in tutto questo» Quindi mangia pizza senza timore? «Certo. Anche perché se si pensa a quanti forni ci sono a Napoli e a quante pizze si sfornano ogni giorno, dovremmo avere centinaia di bare usate e non c’è alcuna morìa in giro. Non creiamo allarmismi. Diciamo piuttosto che il dramma che sta vivendo Napoli sta arrivando a un punto di non ritorno. Per motivi di salute, prima l’infarto poi il trapianto, ho vissuto tra Milano e Pavia per un paio di anni. Quando sono tornato nella mia città ho trovato una situazione drammatica». Come e perché si è arrivati a questo punto? «Perché la politica è fuggita. Il 23 gennaio ho mandato una lettera ai capigruppo chiedendo di istituire un comitato parlamentare per affiancare il prefetto De Gennaro e riprendere un dialogo con le popolazioni visto il fallimento delle istituzioni locali e il silenzio assordante della maggior parte dei partiti politici. Alla fine della lettera chiedevo una risposta immediata». Le hanno risposto? «Ho ricevuto solo la replica di Alleanza Nazionale e dell’Udc». Ci può elencare le cause del disastro napoletano? «Primo: la totale incapacità amministrativa. Secondo: l’assenza dei partiti politici e una classe dirigente in larga parte "frou frou" e auto- referenziale. Terzo: la scellerata strategia di alcuni grandi giornali che hanno indicato in Bassolino il Messia di un Rinascimento tanto pubblicizzato ma che nessuno ha mai visto». d’accordo con Fiorello che ha invitato a non votare a causa dei rifiuti? Lui stesso ha cambiato idea... «Se non voti perdi la possibilità di scegliere e non si possono mandare a casa gli artefici di questo scempio, il Governatore Bassolino e il sindaco Iervolino. tempo però che anche il centrodestra si faccia carico di proporre soluzioni alternative». Invece.. «A Napoli la politica è in fuga e si è aperta una grave crisi democratica». Lucia Esposito