Affari e finanza 25 febbraio 2008, ANDREA RUSTICHELLI, 25 febbraio 2008
Jurassic Park diventa una realtà. Affari e finanza 25 febbraio 2008. I cani, almeno loro, a un passo dall’immortalità, o quasi
Jurassic Park diventa una realtà. Affari e finanza 25 febbraio 2008. I cani, almeno loro, a un passo dall’immortalità, o quasi. Si tratta di una versione biotecnologica della metempsicosi: dove a trasmigrare non è l’anima ma il dna, nell’industrializzazione degli ineffabili processi che governano la nascita e la morte. Ha fatto il giro del mondo, accolta da un’ondata di stupore, la notizia della prossima nascita del cane Booger Jr (o Booger II), clone di un pitbull terrier. Alla morte del quadrupede non ha ceduto la proprietaria, Bernann McKinney, che vive in California, che ha commissionato ad una società coreana il compito di ricreare il suo adorato quattrozampe che nel frattempo era deceduto, utilizzando materiale biologico che per sua fortuna aveva raccolto prima della morte. Si apre così un mercato assolutamente impensabile fino a poco tempo fa, e potenzialmente immenso, aperto in teoria a tutte le aziende biotecnologiche, ai laboratori che lavorano con le cellule staminali, alle società chimiche. Sembra che la donna, una cinquantina d’anni, sia portatrice di handicap e che Booger le fosse di aiuto. Così, dopo aver prelevato del tessuto dall’orecchio del cane, poi congelato in un laboratorio statunitense, si è messa alla ricerca di qualcuno che potesse assecondare il suo desiderio, un tempo impossibile. E dopo un anno il sogno, o l’illusione, di accarezzare ancora il suo Booger sembra avverarsi: grazie all’azienda coreana RNL Bio e agli scienziati della Seoul National University, già cimentatisi nel 2005 con la clonazione di Snuppy, un levriero afgano. La differenza è che il levriero, come Dolly, era vivo, questa volta il cane è morto e siamo di fronte a una specie di Jurassic Park. «Abbiamo ricevuto l’ordinazione dalla signora americana», spiega Ra JeongChan, chief executive dall’azienda biomedica. Secondo il listino praticato dalla RNL Bio, il costo della clonazione è di circa 150 mila dollari. Ma la signora californiana ne pagherà solo un terzo, il forte sconto le viene applicato per aver accettato di pubblicizzare il suo caso. Da un punto di vista scientifico, la nascita di Booger Jr, prevista per il prossimo febbraio, è una notizia che non sorprende: la clonazione di mammiferi, a partire dalla famosa pecora Dolly, vissuta in Scozia dal 1996 al 2003, non è una novità. Ma si tratta qui del primo caso mondiale di commercializzazione su larga scala di cloni. «Ci stiamo specializzando nella clonazione di cani professionali, come quelli antidroga», afferma Ra JeongChan. «Ma non rifiuteremo ordinazioni per cani di compagnia: ci sono molte persone in Occidente che li vogliono clonare, anche a questo alto costo». La produzione, se così si può definire, di cloni canini avverrà, secondo i programmi del management di RNL Bio, al ritmo progressivo di 100 nel 2009, 200 nel 2010, poi a un regime standard di 500 esemplari all’anno. I clienti migliori saranno soprattutto occidentali, dagli Stati Uniti e da altri paesi. Un’industria dal potenziale molto fiorente, ammette Ra JeongChan: «ma raddoppiando gli ovuli fertilizzati, potremo abbassare considerevolmente i prezzi». Non è ancora chiaro se l’azienda coreana clonerà soltanto su ordinazione o appronterà un proprio campionario, magari con esemplari pregiati e capaci di valore aggiunto (come i cani da tartufo), da proporre successivamente ai clienti. Mettendo da parte tutta una serie di perplessità etiche, tuttavia, più di qualche problema scientifico sembra proporsi. «Non è affatto garantita l’identità dell’animale: non basta reimpiantare il dna, perché durante la gestazione dell’esemplare clonato intervengono molteplici fattori che comportano successive variazioni, nell’aspetto e nel carattere», afferma il genetista Bruno Dalla Piccola. «Magari sul mantello dell’animale le macchie avranno un’altra disposizione e il clone di un cane docile si potrebbe rivelare aggressivo». Non è tutto. «Non ci sono garanzie sulla buona e duratura riuscita di queste clonazioni: gli animali potrebbero sviluppare seri problemi di salute, abbiamo tutti in mente la pecora Dolly, che ben presto cominciò ad invecchiare precocemente», aggiunge Dalla Piccola. «Questa prospettiva a fini commerciali è comunque poco interessante per la scienza». Eppure dall’Asia si annunciano spesso novità apparentemente rilevanti in ambito di biotecnologie, anche per quanto riguarda l’applicazione medica delle cellule staminali. «C’è il rischio che i pazienti occidentali vengano illusi da false promesse e da vere bufale», commenta il professor Dalla Piccola. «Conosco molte persone, anche in Italia, che intraprendono costosi viaggi che poi si risolvono con un nulla di fatto. Bisogna essere molto cauti ed evitare di divulgare informazioni non corrette». Il riferimento è anche allo scandalo suscitato nella comunità scientifica internazionale dal coreano Hwang WooSuk, che nel 2005 annunciò di aver clonato un essere umano, ma fu poi smascherato e condannato per aver contraffatto i risultati delle ricerche. Ma alla RNL Bio regna l’ottimismo. Secondo Ra JeongChan, la commercializzazione dei cloni aiuterà a eliminare ogni dubbio sulla scienza coreana. L’azienda, che sul suo portale web si presenta con lo slogan «Revolution of Natural Life», è molto attiva anche sul fronte delle staminali, utilizzate pure nella cardiologia, nell’oncologia e per il diabete. di pochi giorni fa la notizia di un accordo tra RNL Bio e il Tiantan Puhua Neurological Hospital di Pechino, in particolare per il trattamento delle lesioni al midollo spinale. La medicina rigenerativa è giudicata dai responsabili dell’azienda coreana «un’industria strategica, fulcro della competitività nazionale», potenzialmente interessante per 128 milioni di pazienti: un mercato stimato in 300 miliardi di dollari. ANDREA RUSTICHELLI