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 2008  febbraio 25 Lunedì calendario

Articoli su Sanremo. LUNEDI’ Corriere della Sera, lunedì 25 febbraio Chi sale sul palco deve sottoscrivere una dichiarazione di «apoliticità» SANREMO – Neppure il Festival di Sanremo è esente dalla par condicio

Articoli su Sanremo. LUNEDI’ Corriere della Sera, lunedì 25 febbraio Chi sale sul palco deve sottoscrivere una dichiarazione di «apoliticità» SANREMO – Neppure il Festival di Sanremo è esente dalla par condicio. Anzi, soprattutto il Festival non lo è. Attenzione ai testi delle canzoni, polemiche ancor prima di cominciare, liberatorie da firmare. Stasera parte la kermesse condotta da Pippo Baudo e Piero Chiambretti e chiunque salirà sul palco del Teatro Ariston dovrà firmare una liberatoria. Ospiti, cantanti, attori, conduttori devono dichiarare di astenersi «da qualsiasi affermazione o comportamento che possa, direttamente o indirettamente, influenzare o orientare il voto degli elettori, fornire indicazioni di voto o manifestare preferenza di voto» e di astenersi pure «dal formulare qualsiasi riferimento alle menzionate elezioni». Come si vede il documento è molto restrittivo ed è difficile pensare che durante tutta questa lunga settimana, con più di tre ore di spettacolo ogni sera (più il Dopofestival), e tutti gli occhi puntati sull’Ariston, non ci sarà qualche inciampo e qualcuno che griderà al mancato rispetto della par condicio. Baudo sornione dice che se questo «crea suspense attorno al Festival, ben venga», poi però liquida come «gratuite» le accuse di un Festival pro-Veltroni (il quotidiano Libero ha scritto che 12 canzoni su 34 hanno «testi schierati a sinistra e politicamente corretti»). Pippo ricorda che la selezione dei brani è avvenuta ben prima della caduta del governo e sottolinea che «non c’è stata alcuna censura» e «non ci sono canzoni di destra o di sinistra. I temi sociali interessano l’intera società italiana». La prende più alla leggera Chiambretti, suo partner, che sui temi politici ci scherza eccome, par condicio sì, par condicio no. Ieri alla presentazione del Festival ha esordito: «We can, we can. Io sono come Obama, Pippo Hillary. Sarà un Festival delle larghe intese. Se nel Pd possono coesistere Pannella e la Binetti, possiamo coesistere io e lui. Nel primo punto del nostro programma c’è il ponte sullo stretto di Messina per avvicinare Baudo a Del Noce». Si parla anche di soldi in linea con il momento difficile del Paese. Chiambretti gioca e dice che con quel che hanno risparmiato con il suo cachet «hanno comprato Alitalia »; Baudo annuncia che «non è più tempo di spendere 500 mila euro per una star internazionale che fa una canzone e se ne va». E infatti sono pochissimi gli ospiti stranieri per questa edizione. Il più importante e famoso: Lenny Kravitz, stasera. Ma non c’è dubbio: tra artisti in gara, «vallette d’eccezione» (la bionda Andrea Osvart che debutta stasera e la mora Bianca Guaccero che esordirà domani), ospiti e comici (stasera Carlo Verdone), la vera padrona sarà la politica e il rispetto delle regole. Fino all’eccesso. Nella giuria di qualità che verrà chiamata a esprimersi sabato per i big, c’è pure Emilio Fede. Qualcuno ha insinuato che la sua sola presenza violerebbe la par condicio. «Non esageriamo – commenta Baudo – non credo che quando Fede voterà una canzone, penserà al suo editore di riferimento...Comunque se serve per stare tutti tranquilli, cercheremo di bilanciare». Maria Volpe Corriere della Sera, lunedì 25 febbraio I Nomadi: niente di male, firmeremo la propaganda si fa in altre situazioni MILANO – «Al Festival di Sanremo si fa la musica, la politica si fa da un’altra parte», dice Beppe Carletti dei Nomadi che giovedì duetteranno sul palco dell’Ariston con Gianluca Grignani. «E gli artisti hanno poca scelta o accettano, oppure no. Ognuno può dire la sua opinione appena scende dalla ribalta del Festival. Non mi sembra che Sanremo sia il posto giusto per i discorsi politici». Eppure da 45 anni i Nomadi trasmettono nelle loro canzoni messaggi di denuncia e impegno sociale. «Dio è morto», composta da Guccini, fu censurata dalla Rai. Nel 2006 a Sanremo hanno portato «Dove si va», una canzone contro la guerra. «Ma non amiamo fare nei nostri concerti discorsi che alzano una bandiera. Alle nostre canzoni e ai nostri comportamenti possono essere date delle interpretazioni politiche, ma noi raccontiamo soprattutto la rabbia il dolore, l’emarginazione. E la disperazione ha lo stesso peso, a destra o a sinistra». Dopo quasi mezzo secolo di carriera Carletti le ha viste tutte. «O quasi. Comunque non mi scandalizzo più di niente. vero, la libertà d’espressione dovrebbe sempre essere garantita, però quando si va in televisione capita spesso che ti facciano firmare questo tipo di liberatorie». Sandra Cesarale Corriere della Sera, lunedì 25 febbraio Piotta: non ci starei, in questo modo si cerca di imbavagliare la musica MILANO – «Così si cerca di imbavagliare la musica», commenta Tommaso Zanello, meglio noto come Piotta. La liberatoria non piace al rapper romano, che al festival di Sanremo ha partecipato nel 2004: «L’azione singola l’avrei lasciata come ultimo, disperato tentativo. Prima di tutto avrei cercato un’alleanza comune con artisti di destra e sinistra per alzare un blocco contro questa liberatoria ingiusta e sciocca». Tommaso, che ha da poco pubblicato anche un libro, «Troppo avanti – Come sopravvivere al mondo dello spettacolo», chiede provocatoriamente come si comporterà l’amico rapper Frankie Hi Nrg: «Il suo è un brano con un’argomentazione politica. Starà zitto per tre minuti? Dicono che ci vuole libertà per la satira, ed è giusto. Ma lo stesso vale per la musica che è la colonna sonora di un periodo e racchiude in sé gli umori della società». Non è la prima volta che si prova a «controllare» la musica in vista delle elezioni. Nel 2004, il concerto del Primo Maggio organizzato da Cgil, Cisl e Uil venne trasmesso dalla Rai in differita per evitare che la maratona musicale si trasformasse in una manifestazione politica. «Io c’ero – ricorda Piotta ”, sembrava di stare ai tempi del Kgb e della guerra fredda. L’errore è pensare che le canzoni possano spostare migliaia di voti. Fosse vero!». S. Cs. Corriere della Sera, lunedì 25 febbraio Ecco i gusti dei giovani secondo Pippo SANREMO – Canzoni del Festival. Celentano direbbe: la situazione non è buona. Se negli ultimi anni ci sembrava ci fossero belle canzoni, spettacolari e stimolanti, da Tosca a Cristicchi, dalla «Paranza» di Silvestri all’Italia di Paolo Rossi, quest’anno domina il conformismo sanremesemelodico- dimesso (esempio tipico Little Tony, magro e immobile con l’autoreferenziale «Non finisce qui», o la cutugnesca doc «Un falco chiuso in gabbia», rabbia d’amore ricca d’enfasi su giro armonico classico). Le idee latitano, le poche impennate rock suonano forzate. Perfino nella Bertè, che ieri alle prove ha messo a dura prova la pazienza dell’orchestra e di Baudo che ha dovuto accompagnarla personalmente in scena mentre lei sbraitava qualcosa a proposito dei suoi due microfoni personali. Il guaio è che, soprattutto fra i giovani, Baudo non si è limitato a seguire il proprio gusto, che pur obsoleto, resta rispettabile, ma ha scelto secondo quel che crede essere il gusto giovanile. Siamo sicuri che una ballata tardo-dylaniana come quella di Valerio Sanzotta, col nonno bracciante e il padre clandestino o che il falsetto del duo Milagro o la scrittura acqua e sapone del 17enne Jacopo Troiani, possano coinvolgere una platea giovanile? Ed è ancora ammissibile comporre rime come quelle di Valeria Vaglio che fa «l’amore per ore e ore»? Viva la linea dura e l’involontario umorismo della sconosciuta Giua. Titolo della canzone «Tanto non vengo». Mario Luzzatto Fegiz *** la Repubblica, lunedì 25 febbraio «We can! We can! Io sono Obama, Pippo è Hillary. Sarà il festival delle larghe intese. Se nel Pd possono stare insieme Pannella e la Binetti, ci sopporteremo anch´io e il mio socio». Piero Chiambretti ironizza sulla polemica politica lanciata da Libero, che titola "Sanremo canta per Veltroni" accusando Baudo di fregarsene della par condicio. « un´accusa gratuita, abbiamo scelto le canzoni prima che fosse sciolto il Parlamento» replica Baudo «E in ogni caso la disoccupazione, i licenziamenti, i problemi sociali interessano sia la destra che la sinistra. Però se questo serve a creare un clima di suspense, ben venga». Stasera si alza il sipario sul festival della par condicio (tutti, artisti e ospiti, firmano un documento in cui s´impegnano a non violare le regole), e il gioco impazza: Jovanotti, super ospite venerdì con Ben Harper, potrà cantare Mi fido di te, adottato come inno dal Pd? «Gli ospiti sono liberi di scegliere la canzone che vogliono» spiega Baudo «e non sarò io a censurare nessuno, ma Jovanotti sta preparando una sorpresa, un quarto d´ora di grande spettacolo, e non sceglierà Mi fido di te». E Fede giurato di qualità, rispetterà la par condicio? «Ha i titoli per giudicare le canzoni. Non è qui per fare politica». Mentre si aspetta con rassegnazione il balletto magiaro di Andrea Osvart e la pizzica di Bianca Guaccero, Pippo-Hillary e Pierino-Obama si sorridono complici: «Il programma è pronto» annuncia Chiambretti «abbiamo 350 pagine, 5 più di Veltroni, 7 più di Berlusconi. Al primo posto c´è il ponte sullo stretto di Messina per riavvicinare Pippo a Del Noce». Baudo ride, molto meno quando gli ricordano la battuta di Francesco Renga («Non mi ha voluto perché ho vinto con Bonolis, Pippo lo odia»). «Non ho chiamato Renga perché per me non ha i titoli, venerdì tra i super ospiti ci sarà gente che ha venduto milioni di dischi. Renga ha vinto un festival e pubblicato un cd di cui non abbiamo notizie». Respinge le accuse di aver scartato il brano di Youssou N´Dour, legato a un´iniziativa umanitaria per l´Africa, perché ricordava la raccolta di Bonolis per il Darfur. «La verità è che Youssou N´Dour è sponsorizzato da Benetton, non si poteva fare promozione». Stasera i primi ospiti saranno Lenny Kravitz, Carlo Verdone e i protagonisti di "High school musical", sugli ascolti è ottimista: «La campagna elettorale, partita a razzo, ci aiuta: la gente si riposa un po´». Il manifesto del festival sembra la foto scattata da un medico legale (signorina esangue con fiori sulle punte dei capelli, pronta per l´autopsia), ma il clima è allegro. Tutti fieri di contribuire al Sanremo dell´austerity: il milione di euro per la Hunziker è un ricordo. «Con quello che abbiamo risparmiato, abbiamo comprato l´Alitalia» scherza Chiambretti. « verosimile che Sanremo frutti alla Rai una raccolta pubblicitaria da 40 milioni di euro» dice il direttore di RaiUno Del Noce «Gli spot finiscono polverizzati appena vengono messi in vendita ». Ieri giornata di prove con le bizze di Loredana Bertè: «Mi hanno rubato il microfono, non canto». Deve intervenire Baudo in persona per convincerla e sostenerla durante l´applauditissima esibizione di "Musica e parole". Silvia Fumarola la Repubblica, lunedì 25 febbraio I programmi anti-Sanremo Tanti film, il "Grande fratello" spostato eccezionalmente al mercoledì (quando il festival riposerà), venerdì i "Cesaroni", con De Filippi, Bova e Seredova guest star: è la controprogrammazione di Canale 5 a Sanremo. Italia 1 si affida invece all´ironia di Gialappa´s e Iene e sfodera domani Scamarcio nel campione d´incassi "Tre metri sopra il cielo". Giovedì Canale 5 risponde con due nuovi episodi dei Ris, Italia 1 con "Mai dire Grande Fratello". Venerdì il festival avrà di fronte "I Cesaroni" di Canale 5. Tregua invece sabato per la finale dall´Ariston. *** La Stampa, lunedì 25 febbraio Sanremo di larghe intese Già il Festival in sé è una macchina delicata e difficile da controllare: dietro l’impalpabilità di canzoni spesso inoffensive o semplicemente inutili, si possono nascondere mille trabocchetti simbolici, di quelli che danno sui nervi ai controllori che debbono render conto al potere dominante; figuriamoci poi che sirene cominciano a suonare quando - come stavolta - senza avvertire nessuno e per un Mastella qualunque, il Sanremone ti diventa in un amen pre-elettorale, costringendo tutti a restringersi dentro le maglie della par condicio, e facendo firmare promesse solenni di non prendere in diretta le parti di nessuno di quei partiti che saranno, pure loro, in gara il 13 aprile. Pare dunque già certo che il superospite Jovanotti, venerdì sera, si asterrà dal cantare Mi fido di te, dal suo ultimo album, in quanto colonna sonora del Pd. L’unico «attentato» poteva arrivare da lì, e Lorenzo non pare il tipo. Ma ieri, al debutto delle cerimonie festivaliere, Pippo Baudo e Fabrizio Del Noce (in stupenda giacca bluette) ostentavano olimpica tranquillità, e la spiegavano come un prodotto dei lunghi mesi di preparazione, e degli annunci anticipati del cast che avrebbero attutito attese e polemiche. Stasera allora parte il Festival numero 58 all’insegna dell’ottimismo della volontà e delle «larghe intese». Da quel che Superpippo ha spiegato, saranno cinque serate infinite, una diversa dall’altra, imbottite di chiacchiere fra una canzone e l’altra: più ospiti vari, più pubblicità, più performances delle due Bionda/Bruna Andrea e Bianca, più le fughe di Chiambretti a combinarne di tutti i colori: morale, si farà tardissimo, e hanno ragione Elio e Le Storie Tese che il loro Dopofestival farà concorrenza alle notturne lezioni universitarie di matematica, in onda di solito fra le 2 e le 4 del mattino. Ma questo diventa tutto sommato un problema secondario, visto che l’Italia sembra diventata un Paese dove tutti vivono di notte. Degli sforamenti non si preoccupano nè Superpippo, né il Del Noce in bluette: che rintuzzano con sicurezza anche l’allarme sui testi delle canzoni in gara. Già: Libero ha lanciato una crociata sulla prevalenza di canzoni sinistrorse. Errore. In realtà Baudo, che non è nato ieri, aveva odorato il vento infido già nell’inverno, e annusato gli umori di Montecitorio sul governo sempre più debole, forse cadente: e dunque i testi dei brani in gara, anche se scelti a Natale, sembrano scritti apposta per un Paese come il nostro, che si appresta a scegliere democraticamente fra vari punti di riferimento politico/culturali. Se l’anno scorso le canzoni erano più sbilanciate sul sociale, questa volta c’è una piccola prevalenza di brani di contenuto amoroso (11 su 20, fra i Big), del tutto inoffensivi. Dei 9 rimasti, 2 sono a sfondo esistenziale: uno è quello di Tricarico, Vita Tranquilla, che è già in odore di diventare la colonna sonora dei mesi a venire, l’altro è quello un po’ tormentato e generazionale di Grignani, Cammina nel sole, niente affatto compromettente. In quanto al resto, potrebbe piacere pure ai vescovi la canzone della Tatangelo che spiega al popolo l’amore gay; Loredana Bertè guarda alla Bibbia per la sua canzone che stigmatizza guerre e malcostume e come previsto fa le bizze in sala prove; L’Aura invoca la pace ma chiunque è d’accordo; Bennato canta la storia delle emigrazioni dalle valigie di cartone ai giorni nostri. Restano, di «pericolosi»: i Tiromancino che raccontano la spietatezza di un tagliateste discografico (di cui circola nome e cognome) in Rubacuori, e la Rivoluzione di Frankie Hi NRG. Ma, malgrado una balda partenza con trombe messicane, il brano si arresta di fronte a un portone chiuso: «Non si fa la rivoluzione/l’hanno detto in televisione...». Basterà a tranquillizzare tutti? Marinella Venegoni Bilancio da 40 milioni di euro La Stampa, lunedì 25 febbraio Il Festival di Sanremo vale quaranta milioni di euro. la prima volta che la Rai si lascia sfuggire una cifra esatta, forte del fatto che stavolta il bilancio è in pareggio: tanto entra alla Rai in spot, tanto esce in ingaggi per conduttori e spuerospiti: « verosimile che la kermesse frutti una raccolta pubblicitaria di 40 milioni di euro - ha detto ieri il direttore Del Noce -. Penso si tratti di una cifra attendibile, e tengo a sottolineare che il Festival non è mai fallimentare, a differenza di altri generi come il calcio dove gli ascolti, spesso altissimi, non sono compensati dai ricavi. Gli spot della cinque giorni sanremese vengono polverizzati appena messi in vendita». E, aggiunge Del Noce, «abbiamo risparmiato: certe follie fatte in passato per grandi ospiti internazionali, per niente commisurate ai valori aggiunti che poi portavano al festival, non ce le permettiamo più». Cifre ragguardevoli dato che, come nel caso del primo blocco della prima serata di stasera (in onda alle 21,15), il costo è di 190mila euro per uno spazio di 30 secondi. Quest’ultima poi è la somma più alta che un inserzionista spenderebbe per un singolo comunicato poiché anche nella finalissima non si superano mai i 185mila euro per le pubblicità trasmesse alle 21,15 e alle 22,15. Oltre a questa valanga di pubblicità strapagata, la tv di Stato si accaparra anche i soldi guadagnati grazie alle televendite di 90 secondi per cui il prezzo supera il milione di euro. La Sipra fa sapere che i listini di quest’anno non si discostano molto da quelli del 2007 e la Newsletter di StageUp (un portale internet che si occupa di sport e business), pubblica questa nota: «Investire sul Festival premia comunque gli inserzionisti che l’anno scorso beneficiarono di un aumento di ascolti medio del 18,2%, con una media di 9.304.000 telespettatori e un ottimo 47% di share». Il bilancio Rai sarà quasi in pareggio poiché, nonostante anche Baudo insista «siamo riusciti a risparmiare», i costi sostenuti restano elevatissimi. Pensate all’ingaggio per il direttore artistico e presentatore Pippo Baudo, le vallette Bianca e Andrea, gli ospiti, sino a Piero Chiambretti che precisa: «Con quello che Del Noce ha risparmiato per la differenza fra il mio cachet e quello pagato l’anno scorso a Michelle Hunziker ci si potrebbe comprare l’Alitalia!» Tra l’altro sempre ieri Pippo e Chiambretti hanno ammesso che la pubblicità vorrebbe ingaggiarli come nuova coppia da spot in contrapposizione a quella Bongiorno-Fiorello. «Se ci chiamassero a lavorare insieme accetteremmo. Pecunia non olet, i soldi non puzzano - ha detto Baudo - e poi con Piero potrebbe essere molto, molto divertente» . Luca Dondoni