Corriere della Sera 25 febbraio 2008, Fabio Cavalera, 25 febbraio 2008
La torre che fa correre la Cina. Corriere della Sera 25 febbraio 2008. Due indovinelli. Il primo: alla Cina quanto tempo occorre per costruire 8300 chilometri di autostrade o 15 mila chilometri di ferrovie di cui 7 mila dell’alta velocità? Il secondo: e alla Cina quanto tempo occorre per costruire l’ultima sua meraviglia dell’architettura e dell’ingegneria, un grattacielo che ha la forma di una lancia e si alza per la bellezza di 580 metri? Vediamo le risposte: per gli 8300 chilometri di autostrade, pari a sette volte e mezzo l’Italia, non più di dodici mesi (è il piano del 2008 che porterà a 60 mila il chilometraggio autostradale complessivo); per le ferrovie e l’alta velocità tre anni
La torre che fa correre la Cina. Corriere della Sera 25 febbraio 2008. Due indovinelli. Il primo: alla Cina quanto tempo occorre per costruire 8300 chilometri di autostrade o 15 mila chilometri di ferrovie di cui 7 mila dell’alta velocità? Il secondo: e alla Cina quanto tempo occorre per costruire l’ultima sua meraviglia dell’architettura e dell’ingegneria, un grattacielo che ha la forma di una lancia e si alza per la bellezza di 580 metri? Vediamo le risposte: per gli 8300 chilometri di autostrade, pari a sette volte e mezzo l’Italia, non più di dodici mesi (è il piano del 2008 che porterà a 60 mila il chilometraggio autostradale complessivo); per le ferrovie e l’alta velocità tre anni. Per la torre, «la lancia» di Shanghai, bisogna invece aspettarne due, dall’annuncio dato pochi giorni fa fino al taglio del nastro e ai brindisi. Record per gli edifici classificabili come «estremi» per le geometrie e le dimensioni. Nel 2010, alla vigilia dell’ Expo universale, sarà pronta una cittadella verticale che ospiterà dodicimila manager, colletti bianchi, turisti. Centodiciotto piani per uffici, banche, negozi, alberghi, che modificheranno ancora di più il profilo urbano della «Perla d’Oriente». La corsa alla innovazione non ha fine: idee, fantasia e investimenti sono una ricetta fantastica. Con una postilla che dobbiamo aggiungere: ciò che avviene è possibile perché chi governa le città e il territorio ha la discrezione di ordinare a migliaia di famiglie di abbandonare le loro vecchie case così da fare spazio alle icone dello sviluppo, del benessere, della modernità. L’altra faccia della medaglia, i traslochi forzati, che non va taciuta quando si parla di questo immenso cantiere che è ormai diventata la Cina di oggi. La Manhattan cinese La mutazione più appariscente, e ultima in ordine di data, avviene nell’area di Pudong, la Manhattan di Shanghai, che all’inizio degli anni Novanta era un’immensa area di campi e paludi: il progetto del nuovo grattacielo è stato firmato dallo studio SOM (Skidmore, Owings & Merril) di Chicago ed è finanziato da tre società cinesi, due statali e una municipale, consacrato dal partito comunista. I cantieri sono aperti. Dalle parole ai fatti. Così funziona da queste parti quando c’è di mezzo una grande opera da disegnare e realizzare che sia un palazzo o che sia un ponte: a proposito, per il ponte di Hanghzhou che, una volta concluso, sarà il più lungo al mondo con i suoi 36 chilometri, sono richiesti solamente cinque anni, a partire dal 2003, fra proposta e utilizzo. Le opere O che sia, magari, una ragnatela di strade: i distretti rurali più sperduti saranno asfaltati o riasfaltati con 270 mila chilometri di piccole o medie arterie entro la fine di quest’anno. O, infine, che sia la rete delle ferrovie (da gennaio a dicembre saranno posati 7.820 chilometri di binari) o una metropolitana (a Shanghai nel 2002 ne sfilavano 63 chilometri, sono diventati 234 nel 2007). La Cina corre e i numeri parlano da soli. Le ragioni di questa velocità sono tante (necessità di infrastrutture, orgoglio, produzione di ricchezza) e una, nel caso del «Shanghai Center», il grattacielo di 580 metri, ha una coloritura politica, non dichiarata ma sottintesa. La Cina ha coltivato il sogno di superare Taiwan e di ristabilire le gerarchie: noi siamo la madrepatria. Dunque non è immaginabile ammirare dall’altra parte dello Stretto, a Taipei, il «101», un edificio di 508 metri che allunga l’ombra dei 101 piani che ospita (da qui il suo nome). Il primato Il primato del Dragone sarà ristabilito. Il «Shanghai Center», per il quale non si conoscono i costi, sorgerà al fianco di due fratelli: il Jin Mao (401 metri) e il World Financial Center (492 metri). Quest’ultimo cominciato nel 2004 è in fase di completamento, il battesimo in primavera. Tre grattacieli, un chilometro e 400 metri di altezza, dove una quindicina di anni fa si coltivava il riso. Non c’è da stupirsi. Ultimo indovinello: quante strade ha costruito in trent’anni la Cina? Risposta: tre milioni e 570 mila chilometri. All’incirca 2970 volte l’Italia. Che cosa possono essere allora i 580 metri di una «lancia»? Fabio Cavalera