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 2008  febbraio 22 Venerdì calendario

A colpi di "mouse" tra i segreti dell’inquisizione. L’Osservatore Romano 22 febbraio 2008. Il Convegno organizzato in occasione del decennale dell’apertura degli Archivi della Con- gregazione per la Dottrina della Fede è una straordinaria occasione di aggiornamento sulle ricerche storiografiche ma anche di riflessionc sul fecondo sviluppo delle collaborazioni interistituzionali che si sono susseguite nel tempo e che hanno visto come protagonista, accanto alla Congregazione, la Direzione Generale degli Archivi del Ministero per i Beni e le attività culturali

A colpi di "mouse" tra i segreti dell’inquisizione. L’Osservatore Romano 22 febbraio 2008. Il Convegno organizzato in occasione del decennale dell’apertura degli Archivi della Con- gregazione per la Dottrina della Fede è una straordinaria occasione di aggiornamento sulle ricerche storiografiche ma anche di riflessionc sul fecondo sviluppo delle collaborazioni interistituzionali che si sono susseguite nel tempo e che hanno visto come protagonista, accanto alla Congregazione, la Direzione Generale degli Archivi del Ministero per i Beni e le attività culturali. L’apertura degli Archivi nel 1998 fu un evento di risonanza mondiale, con un vastissimo impatto mediatico e manifestazioni di interesse anche da partc dei non specialisti. Il rapporto tra conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale è molto complesso. Lo è ancora di più nel caso del patrimonio archivistico, per le implicazioni di carattere storico, ideologico, politico che spesso accompagnano le decisioni di rendere liberamente consulta- bili fonti di rilevanza anche meno straordinaria di queste; decisioni che per l’Italia sono peraltro obbligatorie in relazione alle cadenze temporali ma che invece per il Vaticano sono state assunte nella piena libertà. Tale complessità non impedisce tuttavia di perseguire con convinzione, da parte della Direzione Generale, una strategia forte orientata alla massima diffusione della conoscenza del patrimonio, anche presso un pubblico più vasto rispetto a quello specialistico e molto strutturato degli studiosi e dei ricercatori delle sale di studio. Partendo dai risultati è fuor di dubbio cje nel vasto ambito degli studi storici riguardanti l’età moderna, uno dei settori più innovativi e interessanti si è rivelato negli ultimi decenni quello dell’Inquisizione romana. La storiografia italiana si è mostrata non solo la più produttiva, ma anche quella che ha offerto nuove linee interpretative generali e nuovi metodi di ricerca in un campo dominato fino a non molto tempo fa dalla storiografia dell’Inquisizione spagnola. Numerosi studiosi italiani hanno tracciato una nuova visione dell’Inquisizione romana collocandola nella storia della società italiana e non soltanto della Chiesa cattolica. Altri lavori sono stati volti all’edizione di specifici processi inquisitoriali, come ad esempio quelli del patriarcato di Aquileia, che ricostruisce l’attività giudiziaria mettendo assieme la documentazione ecclesiastica e statale conservata in vari archivi e analizza il funzionamento generale dell’istituzione in tutta la Repubblica di Venezia. Le grandi questioni storiografiche di tutta l’Inquisizione romana si legano pertanto in un arco cronologico plurisecolare con le documen- tazioni processuali in sedi perifcriche. Questo accostamento mostra quanto la ricerca italiana sull’Inquisizionc sia costruita contemporaneamcnte su due solidi pilastri: i problemi storiografici ce lo scavo archivistico. La sensibilità e la responsabilità professionale dell’archivista hanno fatto subito apprezzare la grande possibilità che si era creata per la ricerca storica con l’apertura degli archivi della Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1998. Questa apertura non soltanto metteva a disposizione una quantità di carte molto superiore a quella degli archivi inquisitoriali fino ad allora consultabili in Italia, ma permetteva anche per la prima volta di studiare direttamente il centro c le sue molteplici relazioni con la periferia. L’Archivio della Congregazione comprendeva tre fondi diversi: il Sant’Ufficio vero e proprio, la Congregazione dell’Indice e l’lnquisizione locale di Siena. I problemi sul tappeto non erano soltanto di tecnica archivistica, ma anche amministrativi e finanziari. I risultati attuali sono il frutto di un lavoro che ha radici lontane. Fin dagli anni Settanta del Novecento iniziative particolari ed episodiche avevano indicato e brevemente descritto i fondi inquisitoriali conservati da archivi e biblioteche pubblici ed ecclesiastici, e nel 1991 la Direzione generale per gli Archivi raccolse sistematicamente le notizie riguardanti le fonti inquisitoriali conservate presso gli Archivi di Stato, su sollecitazione di un gruppo di storici. Con il completamcnto dell’inventariazione degli archivi conservati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, si è posta con altra forza l’esigenza di completare sistematicamente la ricognizione dei fondi inquisitoriali conservati nel nostro Paese. Tra le prospettive di lavoro dell’intesa del 2002 trae Ministero e Congregazione era previsto anche il raggiungimento di questo obbiettivo ma, in seguito a iniziative separate della Congregazione e di un gruppo di storici che faceva capo a John Tedeschi, si è ritenuto opportuno arrivare alla formalizzazione di un nuovo accordo fra il Ministero per i beni e le attività culturali, la stessa Congregazione e il Centro di ricerca sull’Inquisizione dell’Università di Trieste, per conseguire un coordinamento degli sforzi disgiunti, che mettesse a fattor comune, secondo metodologie e criteri condivisi, i risultati delle diverse iniziative, secondo un progetto ben strutturato. Il progetto per la descrizione degli archivi e della documentazione inquisitoriale in Italia investe un arco cronologico vastissimo, dal medioevo all’età contemporanea, e interessa tutte le istituzioni implicate nel controllo dottrinale: l’Inquisizione romana in primis, ma anche quclla spagnola operante nelle isole maggiori e i tribunali secolari con competenza o di fatto agenti nel campo dei delitti contro la fede. L’accordo, firmato il 9 novcmbre 2004, è stato preparato da approfondite valutazioni e discussioni tra archivisti e storici in più incontri tenuti nel palazzo del Sant’Ufficio; esso è quindi anche il frutto di una composizionc delle esigenze della Direzione generate per gli archivi, dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede e degli istituti di ricerca universitaria. Il quadro finale che ne risulta non è più soltanto un elenco articolato e preciso delle carte, ma anche una delineazione dell’istituzione esaminata. La storia istituzionale del Sant’Ufficio e dei tribunali inquisitoriali è poco nota; gli stessi storici faticano ad avere dati fondamentali, come le liste degli inquisitori perifcrici; si pongono problemi per denominare gli uffici dei giudici di fede, quando questi sono gli ordinari diocesani. Una collaborazione corretta e continua tra archivisti e storici è forse il modo migliore per individuare e risolvere parecchie di queste questioni, come si è cominciato a fare. I primi risultati di questo censimento, ancora provvisori, sono stati immessi in un’area a ciò destinata del Sistema informativo unificato delle so- printendenze archivistiche (Siusa), e si possono consultare in rete nelle pagine del Censimento degli archivi inquisitoriali in Italia. In tal modo anche queste importanti fonti entrano in un contesto di comunicazione che diventerà sempre più ampio e strutturato, man mano che si completano i diversi moduli del Sistema archivistico nazionale, vero e proprio portale di accesso alla conoscenza del patrimonio documentario, in grado di dialogarc con gli altri si- stemi di conoscenza del patrimonio, nazionali ed internazionali, di settore e non. Ci si propone inoltre di realizzare interventi più mirati e approfonditi del censimento, quali gli inventari, per i nuclei documentali piu importanti e consistenti. quanto sta avvenendo in particolare per il fondo Sant’Ufficio conservato nell’Archivio storico dell’Arcidiocesi di Udine, per iniziativa del Centro di ricerca sull’Inquisizione dell’Università di Trieste. Il 22 gennaio 1998, nella prima Giornata di studio in occasione dell’apertura dell’Archivio, l’allora Segretario della Congregazione, Tarcisio Bertone, disse: "Sarebbe un frutto assai incoraggiante di questa giornata se non solo il mondo scientifico, ma anche le istituzioni preposte alla custodia dei beni culturali e alla tutela della loro conservazione e sviluppo, si sensibilizzassero in merito e mettessero generosamente a disposizione il loro contributo per le tante cose ancora da farsi, che il dicastero da solo non è in grado di affrontare". Spesso suggerimenti del genere cadono nel vuoto. In questo caso invece l’auspicio è stato responsabilmente raccolto. Sono state investite cospicue risorse materiali e sono state dedicate risorse umane di altissima qualificazione profes- sionale e motivazione. La direzione generale degli archivi intende imprimere una forte accelerazione a tutte le iniziative volte a ampliare e migliorare l’accesso, nell’ambito di una precisa strategia di diffusione della conoscenza che si ritiene l’unica vincente per lo sviluppo della cultura e per il bene del patrimonio. dunque certo che, con l’apporto di tutti i soggetti coinvolti, nuova intesa raggiungerà risultati altrettanto importanti che la precedente. Antonia Pasqua Recchia