La Repubblica 16 febbraio 2008, MAURIZIO CROSETTI, 16 febbraio 2008
Alla ricerca del libro perduto. La Repubblica 16 febbraio 2008. La seconda occasione dei libri dimenticati è una vecchia sala da ballo, cioè la pista della discoteca "Black Sound" dove non danzano più persone ma pagine
Alla ricerca del libro perduto. La Repubblica 16 febbraio 2008. La seconda occasione dei libri dimenticati è una vecchia sala da ballo, cioè la pista della discoteca "Black Sound" dove non danzano più persone ma pagine. Qui, stasera, nasce il primo outlet del libro d’Italia. Però attenti, in questo caso outlet non significa "vorrei ma non posso" e neppure "non posso avere ma faccio finta", come accade nei ciclopici spacci dei vestiti e delle scarpe. In questo piccolo paese del Monferrato tra le betulle e il Po, outlet vuol dire il libro che non si trovava più, quello che ormai stava in magazzino, a due passi dal macero, ma pure il libro raro, dove la preziosità non si misura in euro ma in difficoltà d’incontro e di acquisto. Il libro scomparso, usato, antico o solo vecchio, in bilico sul catalogo o già fuori, il controbestseller, il titolo perduto e recuperato. "Frassineto Po, dove i libri non muoiono mai" dice lo slogan, e rende l’idea. Dietro la pista hanno lasciato la vetrata finto liberty con i ballerini piroettanti, e gli specchi all’ingresso. Un vezzo, ma anche il rispetto del luogo. "Credo sia il primo caso in cui una discoteca diventa libreria e non viceversa". Claudio Maria Messina, editore, è l’inventore dell’Outlet del libro. Prima del "Black Sound" c’era la balera del ristorante "Italia", ma adesso la musica la fanno i fogli, con il tipico soffio del libro che si apre. Romanzi, saggi, il colossale esercito dei volumi che restano in scaffale tre mesi quando va bene (in Italia ne escono 150 al giorno, 52 mila all’anno, per forza il grosso va perduto) e poi precipitano nel buio dei magazzini. E di lì, alla fine, dentro le lame della macchina che li triturerà. L’ultima tendenza per evitare la strage di pagine si chiama print on demand: cioè il libro viene stampato su richiesta, ovviamente in un congruo numero di copie, cercando di sfuggire al baratro dell’invenduto. "Io faccio l’editore da vent’anni, ho circa 700 titoli in catalogo, più o meno un centinaio all’anno, ma solo gli ultimi dieci sostano in libreria per una novantina di giorni. Poi s’inabissano. Ed è una regola generale" spiega Messina. Dunque si tratta di recuperarli dal fondo dell’oceano e farli riemergere. Dove si ballava il tango, e poi la techno, di quei volumi dimenticati ne hanno impilati 120 mila, è la loro seconda volta, il loro secondo scaffale. Mille metri quadrati di esposizione. Oltre cento editori hanno spedito i loro corrieri a perdersi in questo spigolo di Monferrato, novecento abitanti, "il primo ci ha messo una settimana a trovarci, ma adesso hanno imparato la strada". E’ anche una risposta alla fretta, alla frenesia di passare sempre allo scaffale successivo. Qui bisogna dimenticare i colossi dell’editoria, quelli che pretendono il 40% sul prezzo di copertina per esporre - finché dura, cioè poco - le pagine fresche, con addosso quel buon odore di carta appena nata. L’outlet è invece il regno degli editori medi e piccoli, che poi sono 454 su 460. E gli sconti di conseguenza: dal 30 al 75% sul prezzo di copertina. L’atmosfera è da mercatino, dove il bibliofilo si aggira tra le bancarelle con l’occhio del cercatore di funghi: guarda, mette a fuoco e a volte sente un tuffo al cuore perché ha trovato quello che magari cercava da anni. "I libri chiamano, avvertono il lettore della loro esistenza". E non è poca l’emozione (la famosa "libridine") che accompagna il cercatore, rallentando il passo e aguzzando la vista. C’è una bella edizione di Moravia (La noia) e poi Jack London, Alda Merini, Buzzati, Arpino e Meneghello, la psicanalisi e la storia dell’arte, quel vecchio Marcovaldo per la scuola media, quando all’inizio degli anni Settanta i ragazzini leggevano Einaudi, copertina bianca e riga rossa, Primo Levi e Calvino, Fenoglio e Ceram, poi Quarantotti Gambini, chi se lo ricordava più. Una miniera di tesori sepolti, che forse si potrebbero recuperare con Internet avendo pazienza, cliccando, ordinando e aspettando: invece, nell’ex discoteca è tutto già pronto e squadernato, basta allungare le dita e mettere il fungo di carta nel cestino. L’ambizione è creare nel tempo un vero "villaggio del libro" sul modello di Hay-on-Way in Galles, fondato nel 1970 da Richard Booth: oggi ospita più di trenta librerie, legatorie, stamperie e un famoso festival di letteratura. In Europa, di villaggi così, ne esitono una dozzina in Gran Bretagna, Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Norvegia e Finlandia. In Italia è il primo, grazie anche alla provincia di Alessandria: ci saranno festival, incontri con autori, rassegne tematiche. E il luogo è solo in apparenza sperduto perché sta esattamente tra Milano, Torino e Genova, alla confluenza di tre autostrade. Ci si arriva in un’ora. Per adesso, l’Outlet del libro (Frassineto Po, piazza Vittorio Veneto 4) sarà aperto il sabato e la domenica (ore 9-13.30, 14.30-19), senza dimenticare che la sede permanente è ospitata nel settecentesco Palazzo Mossi dove negli ex infernotti, cioè nelle cantine, altri libri attendono di essere riscoperti. Invece ai piani superiori hanno allestito un magnifico museo del paesaggio fluviale che, da solo, merita il viaggio. "E’ importante che un paese piccolo come il nostro metta in moto tanta cultura" dice il giovane sindaco Andrea Serrao. "Ha valore il contatto tra le persone e le idee. E siamo fieri che l’Unesco abbia appena inserito il Monferrato tra i patrimoni dell’umanità". Oltre i campi, visione da non credere, neppure un capannone o un centro commerciale, solo un piccolo market all’ingresso del villaggio. Però una bella scuola, un grazioso giardino comunale, un parco giochi. Poi silenzio, e libri. Quelli che avevamo dimenticato. Oppure se li mangiavano i topi, o il tempo, o l’umidità: ma la carta è fragile solo in apparenza. Le parole hanno un sacco di pazienza, e ci aspettano. Maurizio Crosetti