La Stampa 20 febbraio 2008, FRANCESCO SPINI, 20 febbraio 2008
I mutui affondano Crédit Suisse. La Stampa 20 febbraio 2008. Trader selvaggio colpisce ancora. Dopo Société Générale, ecco il Crédit Suisse: la banca elvetica ha annunciato una svalutazione da 2,85 miliardi di dollari sul valore di strumenti finanziari legati ai mutui ad alto rischio
I mutui affondano Crédit Suisse. La Stampa 20 febbraio 2008. Trader selvaggio colpisce ancora. Dopo Société Générale, ecco il Crédit Suisse: la banca elvetica ha annunciato una svalutazione da 2,85 miliardi di dollari sul valore di strumenti finanziari legati ai mutui ad alto rischio. E nel contempo ha sospeso un gruppo di trader, rei di aver commesso errori di valutazione su quei «commercial paper». Risultato? Crédit Suisse collassa in Borsa: -6,61% a Zurigo. A causa delle rettifiche i profitti del primo trimestre saranno più leggeri di almeno un miliardo di euro. Inoltre l’istituto perde l’aura dorata di chi finora - al contrario della consorella elvetica Ubs - era passato pressoché indenne attraverso lo tsunami subprime. Ma soprattutto deve fare i conti con il pesante danno d’immagine. Dopotutto, proprio come fu per SocGen, di mezzo ci sono ancora loro, i trader. L’amministratore delegato della banca, Brady Dougan, parla di «una manciata» di operatori, subito sospesi dal servizio, ma ancora stipendiati dalla banca, almeno fino a quando gli accertamenti saranno in corso. Per ora il Crédit Suisse sfuma su quelle che potrebbero essere le loro responsabilità nella vicenda, parla di errori sulla prezzatura di alcuni strumenti legati al mercato immobiliare americano. I trader non avrebbero adeguato con la dovuta prontezza il valore dei titoli in portafoglio con il saliscendi dei mercati. In sostanza il portafoglio risultava sopravvalutato, i bilanci sfasati, tanto che dovranno con tutta probabilità essere rivisti anche i conti per l’anno 2007. Quanti i trader sospesi? «No comment». Hanno commesso solo errori o di mezzo c’erano intenzioni fraudolente? «Non alimentiamo le speculazioni», ripetono da Zurigo. L’ombra di Jerome Kerviel, il trader infedele della Société Générale, aleggia sulla vicenda. «Ma qui il caso è differente, se non altro per dimensioni», tagliano corto al Credit Suisse. Secondo le indiscrezioni il piccolo team di operatori sospeso lavorerebbe a Londra e, sempre secondo voci accreditate oltremanica, farebbe capo a Kareem Serageldin, numero uno del desk dei Cdo, prodotti derivati dagli Abs, mutui impacchettati insomma. Nessuna conferma da Zurigo, ovvio. «Le indagini interne sono ancora in corso», spiegano. Secondo l’istituto proprio i normali controlli periodici interni alla banca avrebbero portato l’errore allo scoperto, con la conseguente svalutazione. C’è però anche una lettura diversa, rilanciata ieri da una nota di Bear Stearns, in cui si spiega come Kpmg, in qualità di revisore di Credit Suisse, abbia scoperto gli errori nelle valutazioni degli strumenti finanziari e, proprio per questo, si sia rifiutata di dare il proprio «nulla osta» ad una emissione obbligazionaria subordinata da 2 miliardi di dollari, con scadenza 2018. Dacché la quotazione era prevista proprio per ieri, la banca ha dovuto fare chiarezza immediata. Il mercato, preso alla sprovvista, capisce subito che la cosa è seria e che, per come la spiega un analista alla Reuters, «è un disastro, potrebbe essere solo la punta di un iceberg». A Zurigo il titolo va in tensione, arriva a perdere il 10%, quindi si assesta a un -6,61%, 53 franchi svizzeri. Un prezzo da saldo, che potrebbe convincere il fondo sovrano del Qatar ad incrementare le posizioni prese nelle scorse settimane. Ma, più in generale, una nuova spia rossa per il mondo bancario: non per nulla l’indice di rischio per il settore, relativo all’andamento dei «credit default swap», ha segnato un nuovo record. FRANCESCO SPINI