ItaliaOggi 21 febbraio 2008, Stefano Sansonetti, 21 febbraio 2008
Così Tremonti seduce le partite Iva. ItaliaOggi 21 febbraio 2008 un asso nella manica che sta per essere calato all’interno del programma fiscale del Popolo della libertà
Così Tremonti seduce le partite Iva. ItaliaOggi 21 febbraio 2008 un asso nella manica che sta per essere calato all’interno del programma fiscale del Popolo della libertà. Tra i suoi ispiratori, neanche a dirlo, c’è l’ex ministro dell’economia, Giulio Tremonti, che vuole lanciare un autentico messaggio d’amore al popolo delle partite Iva. Eh sì, perché tra le pagine del documento, ormai in fase di definizione, troverà spazio anche una grande sorpresa in tema di Iva. L’imposta sul valore aggiunto, secondo i progetti di Tremonti & co., si pagherà al momento dell’incasso. Roba da leccarsi i baffi per artigiani, commercianti e professionisti, abituati oggi a pagare il tributo sulla fatturazione, a prescindere dall’incasso del corrispettivo. Per queste categorie, in sostanza, sembra profilarsi una soluzione molto vantaggiosa. Ma per le casse dello stato? La misura, infatti, ha un costo che non è certo irrilevante. Ragion per cui, già nella precedente legislatura di centro-destra, l’idea venne chiusa in un cassetto mai più riaperto. Adesso, però, complice anche il malcontento di imprese e professionisti scatenato negli ultimi anni da alcune scelte del viceministro dell’economia, Vincenzo Visco, in primis sugli studi di settore, la proposta è di quelle in grado di far breccia nel cuore degli autonomi. Rimangono perplessità in ordine alla copertura, ma si tratta di una preoccupazione che può valere per gli altri punti del programma fiscale che sta prendendo corpo. E al quale, in realtà, sono in molti ad aver dato il loro contributi. Oltre a Tremonti, infatti, ad aver messo mano a diverse proposte è stato anche il vicecoordinatore di Forza Italia, Renato Brunetta. In più, nelle pagine che piano piano stanno assumendo la loro fisionomia definitiva, saranno riportati anche ritocchi voluti dal responsabile economico degli azzurri, Luigi Casero. Insomma, quello che sta venendo fuori, un po’ come sta accadendo all’interno del laboratorio del Partito democratico, è un programma a contributo multiplo. Il piatto forte del menù, rilanciato qualche giorno fa dal leader del Pdl, Silvio Berlusconi, è rappresentato dal’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Mossa, quest’ultima, quasi obbligata, se soltanto si considera come su di essa il cavaliere costruì la rimonta nei confronti dell’Unione alla vigilia delle elezioni politiche del 2006. Rimonta che però, per un pugno di voti, non si tramutò in sorpasso. Sta di fatto che il grande successo prodotto nel 2006 dalla proposta, con tutto il consenso che ne seguì, non poteva non riportare il taglio dell’Ici alla ribalta. Tra gli altri punti forti del mosaico fiscale, poi, figura la detassazione degli straordinari, delle tredicesime e delle quattordicesime. In questo caso le similitudini con il programma del Partito democratico sono piuttosto evidenti. L’obiettivo, infatti, è lo stesso: dare un po’ d’ossigeno ai lavoratori dipendenti i cui salari si sono progressivamente sgonfiati negli ultimi anni. Anche qui, però, le indicazioni di copertura, fino a questo momento, sono state vaghe. Si sta parlando, come sempre avviene in queste situazioni, di risparmi che andranno trovati tagliando qua e là la spesa pubblica. Infine, stavolta sul lato delle imprese, nei giorni scorsi ha fatto capolino nel dibattito la proposta di abbassare l’Irap. Ad avanzarla è stato il vicecoordinatore di Fi, Brunetta, che in realtà nella versione più estrema della sua idea ha addirittura parlato dell’eliminazione dell’imposta. Il costo, più di 30 miliardi di euro, per l’economista dovrebbe essere coperto con una razionalizzazione (per non dire cancellazione) degli incentivi alle imprese. Si tratta, a ben vedere, della stessa proposta avanzata qualche tempo fa dal ministro per lo sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, per supportare la riduzione dell’Irap condotta in porto dal governo dell’Unione. Anche in questo caso, in sostanza, si può registrare una certa unità di vedute tra Pd e Pdl. Ancora una volta, però, la vera questione consisterà nel vedere quanta parte di questa impalcatura potrà trovare effettiva realizzazione. A tal proposito, e tanto per fare un esempio su tutti, si può ricordare il progetto tremontiano del 2001 sulle aliquote Irpef. Alla fine del percorso avrebbero dovuto essere soltanto due, una del 23% fino a 100 mila euro di reddito, e una del 33% oltre questa soglia. Alla fine però, complice una congiuntura economica che non ha aiutato, il centro-destra non riuscì a realizzare il disegno. Stefano Sansonetti