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 2008  febbraio 21 Giovedì calendario

Hillary è sempre più sola. Il Sole 24 ore 21 febbraio 2008. L’hanno mollata tutti (they dropped her)

Hillary è sempre più sola. Il Sole 24 ore 21 febbraio 2008. L’hanno mollata tutti (they dropped her). Da ieri Hillary Clinton non ha più una sponda credibile su cui appoggiarsi per rilanciare in modo autorevole la sua candidatura per la nomination democratica. La vittoria schiacciante di Barack Obama sia in Wisconsin (58% del voto), dove si attendevano forti sacche di resistenza per Hillary, che alle Hawaii, dove la percentuale di vittoria è stata addirittura del 76%, hanno segnato una svolta in questa campagna che lascia la Clinton drammaticamente isolata. Obama invece ha accumulato dieci vittorie consecutive dal Super Tuesday. E anche se la Clinton dovesse fare bene il prossimo 4 marzo in Texas e Ohio, gli Stati su cui punta di più, a meno di una sua vittoria schiacciante - che nessuno si aspetta - o di uno scandalo che travolga Obama - che nessuno anticipa - per lei diventerà molto difficile risalire la china. Anche perché nel giro di poche ore, dopo il Wisconsin, la Clinton è stata letteralmente «mollata» da tutti. Hanno cominciato martedì notte le reti televisive. Mentre la Clinton parlava in diretta, le hanno tagliato la parola per collegarsi con Barack Obama. Ieri mattina la rete Fox dava a Barack il 79% di probabilità di aggiudicarsi la nomination. A metà mattinata il sindacato dei "Teamsters", i guidatori di camion, uno dei più potenti d’America, vicino ai Clinton, ha dato la sua adesione formale alla campagna dell’afroamericano. Le probabilità di vittoria di Obama a quel punto salivano già all’84%. L’hanno mollata i notabili del partito i quali vogliono che i superdelegati riflettano con il loro voto le decisioni della base politica: Al Gore, il patriarca, e Nancy Pelosi, presidente della Camera, hanno deciso di mantenere la neutralità. Che in questa fase favorisce l’onda dirompente di Obama.  vero, ci sarà il dibattito di questa notte a Austin in Texas e quello di lunedì in Ohio, e i voti in Texas, Vermont, Rhode Island e Ohio, ma i fatti parlano chiaro: non c’è una congiura per ostacolare l’ascesa del senatore di New York, c’è solo il merito di Obama che si trova ormai in vantaggio su ogni fronte: per numero di Stati (23 a 11); per raccolta di fondi (13 milioni di dollari a gennaio); per numero di delegati, 1.319 contro 1.245; per seguito e mobilitazione: ai rally di Obama accorrono migliaia di persone, a quelli di Hillary qualche centinaio. Soprattutto, Obama è ormai riuscito a creare una solida coalizione che include giovani, uomini bianchi, afroamericani - sia donne che uomini - una buona fetta crescente di donne bianche, le persone con redditi medio alti e quelle con diplomi universitari. La base di Hillary è fatta di donne, anziani, poveri e persone in genere meno istruite. Di nuovo, dovendo pensare allo scontro di novembre contro i repubblicani, prevale Obama. Come ultimo elemento di scoramento per Hillary, è ormai chiaro che la scelta su chi sarà il concorrente da battere l’abbiano fatta anche i repubblicani: il senatore John McCain, nel discorso della vittoria in Wisconsin e alle Hawaii contro Mike Huckabee, ha attaccato soltanto Obama. Non l’ha mai menzionato per nome, ma già si dice che voglia scegliere come compagno di corsa per la vicepresidenza il segretario di Stato Condoleezza Rice. E descrivendo le responsabilità del prossimo presidente, McCain ha detto che con un democratico alla Casa Bianca l’America «rischierà la leadership confusa di un candidato privo di esperienza che ha suggerito di bombardare il Pakistan o di sedersi senza precondizioni o obiettivi chiari al tavolo con chi appoggia il terrorismo e cerca di dotarsi di armi nucleari». Due posizioni enunciate entrambe da Obama. Hillary è stata dunque mollata anche dai rivali. I notabili del partito democratico e Obama sperano in un ritiro onorevole della signora Clinton dopo il 4 di marzo. Per allora ci sarà ancora il tempo per risanare le ferite, affrontare i repubblicani e difendere le posizioni nelle gare per il Congresso. «They dropped her», «l’hanno mollata», diceva ieri un anziano autorevole finanziere a colazione al Four Season di New York, il ristorante simbolo del potere. Finora l’aveva appoggiata, ma da ieri, parlando con il suo commensale, un altro finanziere, repubblicano moderato che vota per McCain, concede la vittoria a Obama. L’unica a non cedere resta lei, la Clinton. Ha lanciato altri attacchi contro Obama e ha detto che lo schieramento finale lo si potrà conoscere solo il prossimo 7 di giugno, quando si voterà a... Porto Rico. Mario Platero