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 2008  febbraio 20 Mercoledì calendario

Il microcredito di Ann Obama. Il Sole 24 ore 20 febbraio 2008. «Chi crede che Obama sia solo parole e niente sostanza non sa cosa dice

Il microcredito di Ann Obama. Il Sole 24 ore 20 febbraio 2008. «Chi crede che Obama sia solo parole e niente sostanza non sa cosa dice. Basta pensare a chi era sua madre per capire che il suo messaggio di unità e speranza non è uno slogan politico. la sua vita» . Nancy Barry, 58 anni, ex-presidente della grande associazione di istituzioni di microfinanza Women’s World Banking, una delle 100 donne più potenti del mondo secondo la classifica Forbes del 2005, è furibonda con Hillary Clinton quando accusa Barack Obama di superficialità retorica. Nancy ha conosciuto bene sua madre, Ann Dunham, una donna straordinaria, dai grandi ideali, una donna, soprattutto, che ha voluto e saputo trovare soluzioni concrete ai problemi che affliggono i poveri in tutto il mondo: è stata un pioniere della microfinanza quando, 30 anni fa, non ci credeva nessuno, quando immaginare di dare soldi in prestito ai poverissimi sembrava un miraggio per idealisti. « da sua madre che Obama ha imparato a pensare in grande, a creare consenso, a sanare divisioni, a risolvere problemi apparentemente insormontabili, a non farsi intimidire, a non farsi scoraggiare. Quando ascolto i suoi discorsi - dice ancora Nancy - sento la voce di Ann». Ann Dunham, la ragazza bianca del Kansas che a 18 anni sfidò il moralismo bigotto dell’America degli anni 50 sposando un africano del Kenya, Barack Obama Senior, è stata - insieme al premio Nobel Mohammed Yunus - una delle promotrici del concetto di microprestito, un’idea che ha scatenato una vera rivoluzione finanziaria nel Terzo Mondo e ha strappato alla povertà cronica milioni di individui che guadagnavano meno di due dollari al giorno. «Quando Ann iniziò a studiare come risolvere il problema dell’accesso al credito per le fasce più povere della popolazione mondiale, verso la fine degli anni ’70, la parola microfinanza non esisteva neanche» racconta ancora la Barry, per cui Ann lavorò alla Women’s World Banking tra il 1992 e il 1995, fino a poche settimane prima della sua morte, a 53 anni, per un cancro. Prima se ne interessò dal punto di vista antropologico, il campo di ricerca in cui aveva conseguito un dottorato, ma presto iniziò a lavorare alla Bank Rakyat in Indonesia, proprio negli anni in cui Yunus avviava la Grameen Bank in Bangladesh, mettendo a punto nuovi strumenti finanziari per i poveri. Le vicende che la portarono in Indonesia, con il figlio di sei anni Barack, nel 1967, spiegano l’anticonformismo di Ann Dunham. Dopo aver sposato un africano dalla pelle nera come l’ebano, Ann si risposò sei anni dopo con un indonesiano, Lolo Soetoro. Nata nel cuore della "Middle America" bianca e tradizionalista del Kansas, lo Stato più religioso e conservatore d’America, cresciuta nel mix razziale delle Hawaii durante gli anni del grande benessere trainato dall’esplosione del turismo, Ann Dunham si ritrovò nel caos di Giakarta a dover fare i conti con l’ingiustizia sociale. Il figlio Barack ne uscì trasformato, non solo dall’esperienza di vivere in un Paese del Terzo Mondo, ma soprattutto dall’esempio impartito da sua madre. Che non si limitò a mobilitare risorse per aiutare i meno fortunati, ma si impegnò a creare per loro gli strumenti finanziari necessari per migliorare la propria condizione. «La famiglia da cui proviene è la prova inconfutabile della credibilità di Barack Obama» dice Laurel Bowers Husain, responsabile delle comunicazioni della Punahou School, il liceo di Honolulu dove Obama ha studiato negli anni in cui la madre decise di mandarlo a vivere coi nonni alle Hawaii per ricevere un’istruzione americana. Secondo Laurel, lo spirito guerriero di Barack viene in misura uguale dalla madre e dal padre. Obama Senior aveva appena 23 anni quando arrivò alla University of Hawaii di Manoa, sobborgo di Honolulu, per studiare econometria. Era anche lui un pioniere: la scienza econometrica era appena agli albori, e lui era il primo studente africano a spingersi fino alle Hawaii. Alunno brillante ed entusiasta, vinse una borsa di studio per conseguire un PhD all’Università di Harvard.  un mistero come questo giovane kenyota sia riuscito a convincere il padre di Ann, rappresentante di mobili a Honolulu con vocazione per la musica e la poesia, a benedire la sua unione con la figlia diciottenne. Ma c’è chi sospetta che sia stata la sua somiglianza con il cantante Nat King Cole a strappare l’assenso di Stanley Dunham. Nemmeno lui, il nonno di Barack Obama, era un tipico esemplare della "Middle America". Anzi, dalla noia e dalla prevedibilità del Kansas, dove era nato e cresciuto, aveva voluto fuggire appena possibile. Prima era andato in California, all’università di Berkeley, quindi in Texas e infine alla frontiera nord-occidentale di Seattle. Ma anche la vita a Seattle negli anni pre-Microsoft e pre-Starbucks era iniziata a sembrargli troppo "normale". E quando si presentò l’occasione di partire di nuovo la prese al volo, questa volta verso l’avamposto più lontano d’America, lo Stato appena accolto nell’Unione, verso la nuova frontiera, addirittura al di là dell’Oceano, le isole Hawaii. Con lui, uomo bianco del Kansas, visse per sei anni il giovane Barack dalla pelle nera. In un ambiente così "color-blind", indifferente al colore, il giovane Barack si rese conto di avere la pelle più scura degli altri solo quando era già al liceo. Cresce dunque in un ambiente più di armonia che di confronto, dove si discute, dove si pensano progetti sociali, in una famiglia profondamente antirazzista. Anche sua sorella Maya, metà bianca e metà indonesiana, ha seguito le orme materne e si è sposata con un canadese di origine cinese. Ecco perché Obama crede a quello che predica. Nella sua famiglia ha funzionato, e quindi può funzionare anche nel resto dell’America. E l’America gli vuole credere, la maggioranza degli americani desidera superare discriminazioni e razzismo. Lo dimostrano ogni giorno le migliaia di volontari che lavorano per lui e il suo messaggio di cambiamento. possibile? «Guardi cosa è riuscita a fare sua madre. La lotta alla povertà ha trovato soluzioni concrete. L’ideale dell’armonia razziale non è un’illusione, Obama ne è la prova vivente» dice Nancy Barry. possibile per il resto dell’America? "Yes, we can", sì è possibile, dice Obama. Daniela Roveda