varie, 25 febbraio 2008
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Daley Tom
• Plymouth (Gran Bretagna) 21 maggio 1994. Tuffatore. Campione europeo 2008 piattaforma 10 metri. «La prima volta che si affacciò dal trampolino dei dieci metri, e guardò giù, rifiutò di tuffarsi e pianse per quindici minuti dallo spavento [...] aveva poco più di otto anni [...] all’età di tredici anni, Tom si è qualificato per un posto nella nazionale britannica di tuffi alle Olimpiadi di Pechino [...] e così facendo è entrato nella storia, diventando l’atleta più giovane (tra i maschi: una ragazza, Margaret Hutton, nel nuoto, era di qualche mese più giovane di lui quando si qualificò per i Giochi del 1928) andato alle Olimpiadi per la Gran Bretagna, ed uno dei più giovani di tutto il mondo, parte di un pugno di precoci campioni di altre nazionalità e diverse discipline (in particolare la ginnastica). [...] è diventato il tuffatore più giovane a vincere una medaglia d’oro ai campionati nazionali britannici. [...] quello di Tom è un prodigio sviluppato in virtù di indubbie doti naturali ma anche di una dedizione assoluta. Si allena dalle quattro alle sei ore al giorno. La sua giornata tipo comincia con un’ora di tuffi in piscina il mattino presto, prima di andare a scuola. Dopo la scuola torna a casa, mangia, fa i compiti e a quel punto, invece di mettersi davanti a un computer, a una Playstation, alla tivù, corre di nuovo in piscina, per altre quattro ore di allenamento. Durante le vacanze, il training è ancora più rigoroso: fino a sei ore al giorno. Lo stesso rigore lo mette nell’alimentazione, seguendo la dieta prescritta dai suoi coach: solo ogni tanto si concede un gelato. ”Penso a tutto il duro lavoro che ho fatto, ai sacrifici che ho compiuto, alle rinunce, ai party a cui non sono andato, ai pomeriggi che non ho passato con gli amici, ma per un posto alle Olimpiadi ne vale la pena”. Ne vale la pena anche per un altro motivo: il primo tifoso di Tom è suo padre, Robert, a cui nel 2004 è stato diagnosticato un tumore al cervello, e da allora il giovanissimo tuffatore si getta dalla piattaforma come un missile, entrando nell’acqua a oltre cinquanta chilometri orari, anche per il suo papà. Quando la federazione tuffi britannica mise per la prima volta gli occhi su Tom, pensò che fosse ”materiale” per le Olimpiadi di Londra del 2012. Il ragazzo-prodigio ha bruciato i tempi [...]» (Enrico Franceschini, ”la Repubblica” 25/272008).