Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  febbraio 21 Giovedì calendario

L´accusa dell´Antimafia: ´ndrangheta come Al Qaeda. La Repubblica 21 febbraio 2008.  un atto di accusa che ricorda quello di quasi mezzo secolo fa, le «schede» dell´Antimafia sulla Sicilia nelle mani dei Lima e dei Ciancimino

L´accusa dell´Antimafia: ´ndrangheta come Al Qaeda. La Repubblica 21 febbraio 2008.  un atto di accusa che ricorda quello di quasi mezzo secolo fa, le «schede» dell´Antimafia sulla Sicilia nelle mani dei Lima e dei Ciancimino. Ma questo che arriva tanto tempo dopo parla della ”ndrangheta, della politica calabrese connivente da una parte e dall´altra, del mercato comune dei voti, della spaventosa Sanità, del silenzio delle imprese, delle tonnellate di coca e di un´autostrada che non finisce mai.  la prima vera indagine del Parlamento italiano sul «fenomeno della criminalità organizzata» in Calabria. La ”ndrangheta è rimasta invisibile per decenni e soltanto oggi - inverno del 2008 - c´è una commissione d´inchiesta parlamentare che prova a raccontare come 143 grandi cosche si sono impadronite della Calabria, di molti suoi comuni, delle sue Asl, della sua amministrazione, dei suoi porti e delle sue coste. Sono 237 pagine da choc. Il presidente della commissione parlamentare Francesco Forgione paragona la ”ndrangheta ad Al Qaeda: «Ha un´analoga struttura tentacolare priva di una direzione strategica ma caratterizzata da una sorta di intelligenza organica».  tutto «controllato», in Calabria. Taurianova, Palmi, Locri, Reggio, Villa, Lamezia Terme. E Catanzaro, il capoluogo di regione, dove c´è il governo e dove la ”ndrangheta si infiltra, spinge, prova a diventare essa stessa governo. Nel dossier - relatore è lo stesso presidente Forgione - si ricostruisce per esempio cosa è accaduto per Villa Anya, la clinica degli orrori del consigliere Domenica Crea, quello arrestato per la sua mafiosità e i suoi assalti alla sanità pubblica. Un passo della relazione: «Per fare di Villa Anya una gallina dalle uova d´oro, Crea fa istruire la pratica dalla giunta regionale del centrodestra guidata da Chiaravalloti, ma riceve l´accreditamento - che viene firmato solo dopo sei giorni dall´omicidio di Francesco Fortugno - dalla giunta regionale di centrosinistra guidata da Agazio Loiero». Il caso Crea, prima Udc quando c´era il centrodestra, poi Margherita quando c´era il centrosinistra, è lo specchio della Calabria malandrina che fa politica. L´uomo chiave della macchina burocratica che ha fatto nascere Villa Anya è Giuseppe Bevilacqua, dirigente della Sanità a Reggio quando c´era il centrodestra. stato poi promosso dal centrosinista dirigente a Catanzaro, appena qualche settimana prima della sua cattura. Scrive il presidente Forgione: «Solo dopo gli arresti la giunta Loiero ha azzerato i vertici della Sanità calabrese, dimostrando come la politica non riesca ad arrivare prima della magistratura». Una politica che in Calabria «ha perso autonomia e trasparenza», l´antico trasformismo meridionale «che si è evoluto nella pratica del cambio di casacca da uno schieramento all´altro in vista di ogni competizione elettorale», interessi e voti «gestiti dalle famiglie della ”ndrangheta», i partiti «che intervengono in ritardo e spesso solo per autotutelare un sistema che non vogliono mettere in discussione».  la Sanità l´inferno e il paradiso della Calabria. Le Asl sciolte di Taurianova e Locri, il secondo azzeramento di quella di Locri dopo l´uccisione del vicepresidente del consiglio Fortugno, i morti in corsia di Vibo. Poi c´è Locri, che sembra uno Stato nello Stato. Pagina 140 della relazione: «Né la Guardia di Finanza né la Prefettura di Reggio sono riuscite a far luce sul numero dei dipendenti, sul posto indicato in organico e sulla figura professionale che quel posto è destinata a ricoprire». La Repubblica italiana non ce la fa ad trovare neanche un elenco dentro quell´ospedale. Se la Sanità calabrese è l´albero della cuccagna, l´autostrada Salerno-Reggio è una sacca infetta. Ogni metro di asfalto è controllato da una cosca, ogni appalto è di un boss. il «pedaggio» che si fanno pagare quelli della ”ndrangheta, da casello a casello. E c´è «il porto franco» di Gioia Tauro, un incrocio di container e traffici perlopiù regolati dai Piromalli e dai Molè, dai Bellocco e dai Pesce. Comandano loro. Dappertutto. E sul serio. Gioacchino Piromalli, il più noto della famiglia il 4 luglio del 2007 era stato condannato a risarcire 10 milioni di euro - l´inchiesta nella quale era stato coinvolto riguardava proprio le infiltrazione al porto - a favore delle amministrazioni comunali di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando. Il boss, che è avvocato, ha dichiarato di essere nullatenente. Così ha proposto di risarcire quei comuni con prestazioni professionali. Scrivono i commissari dell´Antimafia: «Il Tribunale di sorveglianza, come se nulla fosse, e come se non conoscesse la reale identità del soggetto, gira la richiesta alle amministrazioni interessate, che concordano di accettare quella forma di risarcimento proposta dal Piromalli». La magistratura ha già aperto una prima inchiesta sui tre sindaci. Sono 38 in Calabria i consigli comunali «chiusi» per mafia dal 1991 (172 in tutta Italia) ma come raccontava un anno fa il superprocuratore Pietro Grasso «in certi paesi come Africo, Platì e San Luca, è lo Stato che deve cercare di infiltrarsi». Ci sono ancora in Calabria sindaci che prendono ordini solo dal «capobastone». E ci sono sindaci «capobastone». Scrive Forgione: «Sono ancora troppo pochi i comuni sciolti per mafia». Le cosche rubano sui finanziamenti europei, nei Consorzi, su tutti gli appalti. E nessuno mai parla. «Non abbiamo sentito una sola parola come quella pronunciata dalla Confindustria siciliana», denuncia la commissione parlamentare d´inchiesta.  ormai la mafia più potente e più ricca al mondo. Dopo le stragi siciliane del 1992 e dopo la repressione poliziesca in Sicilia, la ”ndragheta ha conquistato il primato del crimine. legata ai «cartelli» colombiani,, importano la cocaina in Europa pagandola ai narcos fra i 1200 e 1500 dollari al chilo. Solo a Milano i trafficanti calabresi ne piazzano ogni mese 20 chili per «soddisfare» quel mercato di 120 mila milanesi che sniffano. Milano è una loro «colonia» criminale, i siciliani lì contano ormai come il due di briscola. Si sono posizionati anche al porto di Genova, hanno interessi nell´edilizia a Bologna, in Val d´Aosta stanno combinando affari con un clan di bulgari, in Piemonte riciclano nel commercio e a Roma nella ristorazione. « una mafia liquida che si infiltra dappertutto, riproducendosi in luoghi lontanissimi da quelli in cui è nata», scrive all´inizio e alla fine del suo rapporto Franscesco Forgione. La relazione dell´Antimafia, in commissione, è stata approvata all´unanimità. ATTILIO BOLZONI