Corriere della sera 21 febbraio 2008, Giovanni Bianconi, 21 febbraio 2008
Le cosche al nord e a Roma: droga, appalti e ristoranti. Corriere della sera 21 febbraio 2008. Il circolo vizioso, che per la ’ndrangheta diventa virtuoso, s’innesca con il controllo di ristoranti, bar e discoteche
Le cosche al nord e a Roma: droga, appalti e ristoranti. Corriere della sera 21 febbraio 2008. Il circolo vizioso, che per la ’ndrangheta diventa virtuoso, s’innesca con il controllo di ristoranti, bar e discoteche. Intestate a prestanome e società dietro le quali è difficile scoprire i veri titolari, ovviamente. Nella relazione dell’Antimafia si ricostruiscono alcuni passaggi scoperti da un’indagine della polizia e della guardia di finanza, riassunti così: «Si era costituita una catena di locali pubblici in cui, fra l’altro, lavoravano quasi solo parenti o persone legate alla "famiglia", che rispondevano a una pluralità di esigenze: riciclare la liquidità in eccesso, spacciare all’interno di essi o intorno ad essi altra cocaina e usare i locali, al riparo da occhi indiscreti, per riunioni strategiche, alcune delle quali finalizzate a discutere il reimpiego in grosse attività immobiliari in Sardegna dei proventi della bancarotta di società finanziarie messe in piedi dalle cosche in Svizzera». La colonizzazione Tutto questo accadeva, fino al 2006, a mille chilometri di distanza dalla Calabria, Milano e dintorni. A conferma che la ’ndrangheta ha ormai rotto i confini tradizionali e ha fatto di quella regione – e di altre – terra di conquista. Un capitolo della relazione scritta dal presidente della commissione Francesco Forgione s’intitola «Colonizzazioni», ed è dedicato proprio all’espansione della mafia calabrese. Realizzata anche attraverso quella «struttura familistica» dell’organizzazione che limita la proliferazione dei «pentiti» e offre un ricambio quasi automatico della gestione degli affari. L’indagine sui locali in Lombardia riguardava principalmente il clan dei Coco Trovato (legati e imparentati coi De Stefano di Reggio Calabria): «Tale famiglia, nonostante la condanna all’ergastolo dei capi Franco e Mario Coco Trovato, è riuscita a recuperare il territorio di influenza, e cioè Lecco, grazie alla discesa in campo e alla reggenza di figli, nipoti e consanguinei ». Tramite diverse società, poi, un uomo di fiducia gestiva – secondo gli investigatori – «numerosi locali pubblici di Milano tra cui la nota discoteca "Madison", il ristorante "Bio Solaire" e la discoteca estiva "Cafè Solaire", sita strategicamente nei pressi dell’Idroscalo». Alleanze cinesi Stando alle inchieste della magistratura, Milano e il suo hinterland sono divenute «il centro nevralgico nella gestione di attività illecite aventi connessioni con vaste zone del territorio nazionale», mentre nella Brianza e le sue province «il denaro viene reinvestito, in considerazione della "felice" posizione geografica che la vede a ridosso del confine con la Svizzera, e della ricchezza del tessuto economico». I settori a rischio infiltrazione sono soprattutto le «costruzioni edili, attraverso piccole aziende a non elevato contenuto tecnologico» e poi bar, panetterie, ristoranti, discoteche, sale bingo e videogiochi, night club, distributori di carburanti e società di trasporti. Da un’indagine sono emersi contatti con un cinese già condannato nel suo Paese per truffa, coinvolto nel progetto di un centro vendita di prodotti «made in China»; altri indizi dimostrerebbero che «gli ’ndranghetisti stanno aprendo catene di negozi e centri commerciali in società coi cinesi». Nelle regioni del nord-ovest – dove proliferano le attività delle famiglie Pesce-Bellocco e Marando-Agresta-Trimboli, della potente cosca Barbaro di Platì e altre di Africo e di Gioiosa Ionica – è emersa la novità di rapporti «tra gruppi mafiosi calabresi e un’organizzazione transnazionale bulgara, operante in diversi Paesi europei e dedita all’importazione di notevoli quantità di droga dal Sud America. Già la Procura nazionale antimafia aveva segnalato che in Piemonte la ’ndrangheta ha vasti interessi nel settore dell’edilizia, «grazie anche a una rete di sostegno e copertura di singole amministrazioni locali compiacenti... Le aree di criticità maggiore sono quelle della Val d’Aosta, della Val di Susa e della città di Torino». La Riviera A parte l’utilizzo del porto di Genova come «utile accesso per le rotte della droga», il valore degli insediamenti delle cosche calabresi in Liguria, «sta anche nel territorio frontaliero», utile per arrivare in Costa Azzurra «dove hanno costruito vere e proprie reti logistiche per la gestione di importanti latitanze, sfruttando anche un rapporto di buona amicizia con la storica criminalità marsigliese». In Emilia risale ad oltre vent’anni fa l’arrivo degli ’ndranghetisti di Cutro, in provincia di Crotone, che praticavano estorsioni soprattutto tra i numerosi immigrati dalla provincia di Crotone. A Modena e dintorni sono stati arrestati latitanti di peso come Giuseppe Barbaro, mentre sulla costa romagnola il controllo del gioco clandestino e d’azzardo ha prodotto anche un omicidio e un ferimento. A Roma e nel Lazio stazionano da tempo esponenti di famiglie importanti della criminalità calabrese, «attivi nel riciclaggio, in particolare negli investimenti immobiliari, nel settore alberghiero e nella ristorazione, nonché nel campo degli stupefacenti e nell’usura». Alcuni clan della zona ionica sono sospettati di aver costituito «società fittizie per la gestione di bar, paninoteche, pasticcerie e ristoranti». Giovanni Bianconi