varie, 22 febbraio 2008
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Finardi Paolo
• 1928. «La sua vita è una pagina di storia. Macchiata di sangue. [...] ultimo capo della Volante Rossa [...] Condannato all’ergastolo come esecutore dei due omicidi che nel 1949 segnarono la fine di quella ”mitica” o ”famigerata” (non esistono vie di mezzo) organizzazione armata, l’ex subcomandante ”Pastecca” - il suo nome di battaglia - aveva già ottenuto la grazia il 26 ottobre 1978 dall’allora presidente della Repubblica, il socialista Sandro Pertini. [...] il tribunale di Milano gli ha concesso anche la ”riabilitazione”, cancellando così tutti gli effetti della condanna, Finardi ha riacquistato i diritti civili [...] ”Ero rientrato in Italia per votare già alle ultime amministrative, ma il sindaco di Segrate me l’ha impedito. Per questo ho chiesto la riabilitazione”. Aveva appena 17 anni, Finardi, quando entrò nella Volante Rossa, il gruppo armato comunista che tra il 1945 e il ”49 firmò decine di attentati rivendicando l’eredità della Resistenza anche dopo che la guerra era finita. I fondatori erano ex partigiani della Brigata Garibaldi, delusi dal mancato avverarsi dei loro sogni di rivoluzione. Erano tutti giovanissimi - il loro ”comandante”, Giulio Paggio detto ”Alvaro”, era un ventenne - e agivano su un doppio binario: la militanza pubblica (con propri tesserini e divise: giubbotti in pelle dell’aviazione americana) culminata nel ruolo di servizio d’ordine al sesto congresso del Pci nel gennaio 1948 a Milano; e il livello clandestino, con pestaggi, ferimenti e omicidi di avversari politici, soprattutto ex repubblichini. Il 27 gennaio 1949 ”Pastecca” partecipò personalmente ai due omicidi in un giorno dopo i quali la polizia arrestò quasi tutti gli associati: 23 furono condannati nel 1951 a Verona, ma i capi, tra cui Paggio e Finardi, sfuggirono all’ergastolo rifugiandosi nell’allora blocco sovietico. ”Pastecca”, che non ha scontato neppure un giorno di carcere, non si è mai pentito e rifiuta ancor oggi di definirli omicidi: ”Abbiamo giustiziato il fascista che capitanò il plotone d’esecuzione del partigiano Curiel e l’agente dell’Ovra che fece fucilare sette compagni all’Ortica. Abbiamo eseguito solo le sentenze che lo Stato italiano rioccupato dagli uomini del regime non voleva più fare”. Questo concetto di giustizia proletaria che può condannare a morte senza processo e senza prove ha fatto entrare la Volante Rossa nella mitologia costitutiva di tutte le bande di terroristi rossi che hanno insanguinato l’Italia dagli anni ”70. Finardi però rifiuta qualsiasi accostamento con le Brigate rosse: ”Per me erano provocatori. Le loro velleità di lotta armata sono servite solo a spostare l’Italia a destra. Qualche imbecille ha scritto che li avremmo addestrati o protetti noi. Sono tutte balle. Io non ho mai conosciuto un brigatista. Anzi, ho sempre pensato che fossero manovrati dagli americani. E il caso Moro lo dimostra [...] vero, a scortarci in Cecoslovacchia fu una staffetta del Pci. Ma non abbiamo mai avuto contatti al vertice del partito”. Finardi non dimentica che Togliatti nel febbraio ”49 denunciò su ’l’Unità’ gli ”atti di terrore” della ”presunta Volante Rossa”. [...] 35 anni di lavoro, senza alcun problema con la legge, prima nei campi (mietitore di grano), poi nell’industria pesante (operaio saldatore e tornitore), quindi come tecnico del rame (anche a Cuba) e infine, dopo il 1989, capo-settore di un’azienda di trasporti. Come tutti i suoi ”amici e compagni di Praga”, anche Finardi ha avuto paura dell’invasione sovietica: ”Dopo la primavera del ”68, noi comunisti italiani siamo stati isolati e distanziati. Anch’io ho temuto il peggio. Mi ha salvato il mio caposquadra: era del partito, ma era in gamba”» (Paolo Biondani, ”L’espresso” 28/2/2008).