Libero mercato 21 febbraio 2008, Francesco De Dominicis, 21 febbraio 2008
Depositi dormienti. Libero mercato 21 febbraio 2008. C’è qualcosa che non torna nelle cifre sui conti dormenti che stanno circolando in questi giorni
Depositi dormienti. Libero mercato 21 febbraio 2008. C’è qualcosa che non torna nelle cifre sui conti dormenti che stanno circolando in questi giorni. Se si considerano tutti i numeri dichiarati dalle banche probabilmente non si riesce a superare la soglia di lOOmila, sommando tutti i depositi dimenticati allo sportello. I dati di Poste Italiane non sono ancora noti, ma la sostanza non dovrebbe cambiare più di tanto. Una cosa è certa: l’operazione conti dormienti si rivelerà una fregatura proprio per i risparmiatori traditi, che erano i teorici beneficiari del fondo del Tesoro. Prima di entrare nel dettaglio delle cifre, vi diciamo subito qual è il nostro dubbio: le banche probabilmente stanno bluffando. Stanno dichiarando, cioè, molti meno conti dormienti rispetto a quelli che davvero sono stati dimenticati dai clienti distratti nel corso degli anni. E la ragione è molto semplice. Se dicono la verità fino in fondo corronoi il rischio di vedersi sottratti una quantita incredibile di denaro che oggi, nei fatti, è a completa disposizione degli istituti per la attività di finanziamento. La raccolta, usando il linguaggio degli addetti ai lavori, verrebbe con un colpo solo azzoppata. E di molto. Qualche miliardo di euro, probabilmente. Le associazioni dei consumatori sparano come al solito cifre astronomiche. S itratterebbe di una quindicina di miliardi. Soldi che dovrebbero essere convogliati nel fondo del ministero dell’Economia per una doppia finalità: risarcire le vittime dei crac finanziari, come i consumatori che negli scorsi anni hanno comprato allo sportello bancario i bond Cirio, Parmalat o i titoli dello Stato argentino; e stabilizzare i lavoratori precari della pubblica amministrazione. Due obiettivi non da poco, che richiederebbero stanziamenti significativi. Ma se il Tesoro non riuscirà nell’impresa di scovare i conti dormienti secretati nei forzieri dei big del credito i cosiddetti risparmiatori traditi rimarranno beffati per la seconda volta. Per non dimenticare che i dipendenti pubblici sono ancora in attesa del regolamento ministeriale che dovrebbe dettare le regole per stanziare una parte del denaro pure alla loro causa. Entro il 17 febbraio dagli istituti dovrebbero essere partite le lettere ai clienti e sono state pubblicate le coordinate dei depositi e dei libretti al portatore. Ma veniamo alle cifre. L’ultimo dato snocciolato è quello di Intesa Sanpaolo. Il direttore generale Pietro Modiano, ieri, ha riferito ai giornalisti che l’intero gruppo avrebbe l2mila depositi dormienti. Meno della metà di quelli sti- mati da Unicredit, che ha dichiarato oltre 27mila rapporti, considerando anche i depositi a risparmio e i libretti al portatore che al 17 agosto scorso avevano registrato un’inattività decennale. Piazza Cordusio sembra essere la realtà con più depositi dimenticati visto che non ha ancora reso noti i dati dell’ex Capitalia (Banca di Roma, Banco di Sicilia e Bipop Carire). Il Monte dei Paschi di Siena ne indica circa 14mila, così ripartiti: circa 5.700 nella capogruppo, oltre 8mila la Banca Toscana, solo 34 la Bam e appena 3 il ramo d’azienda cha fa private banking. Dal conteggio, sarebbero ancora esclusi i conti correnti, cioè il bottino più robusto. In ogni caso, il saldo finale non si avvicinerà nemmeno alle stime che la scorsa estate circolavano fra gli esperti delle banche. I dati (si veda la tabella qui a fianco e LiberoMercato del 7 giugno 2007) parlavano di oltre 2 milioni e mezzo di rapporti congelati, cifra a cui si arrivava escludendo quelli con saldo inferiore a 100 euro che il responsabile dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, ha deciso di regalare ai big del credito, tanto per non scalfire una di quelle rendite di posizione che successivamente lo stesso ministro ha criticato sulle colonne del Corriere della Sera. Fatto sta che con lOOmila conti correnti dimenticati, calcolatrice alla mano, i soldi che finirebbero al fondo del Tesoro non supererebbero il mezzo miliardo di euro. quantomeno singolare che ai piani alti di via Venti Settembre non sia circolata una stima esatta del denaro in ballo. Di sicuro quella somma sembra decisamente esigua per poter garantire un ristoro degno di tale nome all’esercito di risparmiatori che ha preso fregature in banca a ripetizione. Ma soprattutto molto meno di quei 5,4 miliardi di euro che i tecnici delle aziende di credito avevano stimato soltanto pochi mesi fa e che adesso sembrano essersi improvvisamente disintegrati. Francesco De Dominicis