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 2008  febbraio 21 Giovedì calendario

Della pedofilia e delle pene. L’Unità, giovedì 21 febbraio "Le sentenze di condanna di primo grado emesse nei confronti di persone che hanno commesso, a qualunque titolo, reati che comportano l’abuso sessuale, lo sfruttamento nei confronti di minore, violenze sessuali individuali o di gruppo e altri reati contro la persona, debbono essere accompagnate da una valutazione peritale relativa alla pericolosità sociale dell’autore del reato

Della pedofilia e delle pene. L’Unità, giovedì 21 febbraio "Le sentenze di condanna di primo grado emesse nei confronti di persone che hanno commesso, a qualunque titolo, reati che comportano l’abuso sessuale, lo sfruttamento nei confronti di minore, violenze sessuali individuali o di gruppo e altri reati contro la persona, debbono essere accompagnate da una valutazione peritale relativa alla pericolosità sociale dell’autore del reato. La valutazione peritale deve essere affidata a professionisti iscritti all’albo degli psicoterapeuti dotati di una preparazione specifica nel campo dei disturbi della personalità...". E ancora: "Un elenco dei professionisti abilitati è istituito presso gli Ordini provinciali dei medici e presso gli ordini regionali e provinciali degli psicologi. La relazione peritale deve contenere una chiara e precisa indicazione del progetto terapeutico ritenuto più opportuno per il soggetto analizzato. Il Ministro di Giustizia di concerto con il Ministro della Salute provvede, con decreto congiunto, entro sei mesi dalla pubblicazione della presente legge, alla individuazione e accreditamento delle strutture pubbliche e del privato sociale presso cui andranno istituiti i processi terapeutici indicati come necessari nell’ambito delle misure di sicurezza. Il magistrato o il tribunale di sorveglianza valuterà la partecipazione e l’efficacia del programma di riabilitazione anche ai fini della concessione dei benefici ai detenuti e agli internati". Non è un libro dei sogni. il testo, approvato dai rappresentanti di tutte le forze politiche rappresentate nella Commissione Bicamerale, per l’Infanzia, di un progetto di legge che è stato scritto tenendo conto dei suggerimenti, fra i tanti, dell’On. Buongiorno di An, dell’On. Merloni del Pd e dell’avvocato Giostra, rappresentante della Commissione per la revisione del codice di procedura penale del Ministero di Giustizia. Un progetto che innoverebbe profondamente nel settore della lotta alla pedofilia. Mettendo in opera un processo di cambiamento necessario per un paese sbigottito di fronte al poveretto che, ad Agrigento, cede ancora una volta alla violenza della sua malattia. Abusando della bambina a lui incautamente affidata: dalla madre, dai giudici, dalla pedofilia. Dispiace particolarmente a me, in quanto coordinatore del gruppo di lavoro che ha preparato quel testo, lineare e fattibile, il modo in cui la vicenda di Agrigento è stata utilizzata, senza far riferimento a questi lavori, dai leaders della "battaglia" politica in corso per la campagna elettorale. Parlando della necessità di "castrazioni chimiche" ("occorre una terapia, un trattamento, quella che è volgarmente chiamata la castrazione chimica"), Fini sembra non preoccuparsi della necessità di modificare il quadro di riferimento legislativo: proponendo quasi, ad un immaginario collettivo disorientato e confuso, l’idea di una autorità che direttamente castra, senza la mediazione dei processi, il presunto colpevole. Quello che gli fa éco dall’altra parte, tuttavia, Walter Veltroni ha solo parlato di risposte basate soltanto sull’aumento delle pene e sull’allungamento della detenzione preventiva. Facile, per L’Unione Camere Penali Italiane fargli rilevare che "il punto non è allungare i termini di custodia cautelare per far scontare ad un presunto innocente una pena non ancora comminata, quanto piuttosto eliminare i tempi morti del processo e giungere velocemente ad un pronunciamento definitivo. Se il processo si fosse celebrato all’interno della durata dei termini di custodia cautelare, già lunghissimi, il pizzaiolo di Agrigento non sarebbe stato scarcerato". Facile ugualmente per chi in questo campo lavora, fargli rilevare che a poco servirebbe aumentare gli anni di pena lasciando immutato un regime carcerario del tutto inadatto a persone che stanno male: gli anni di carcere finiscono, infatti, la malattia no se non si fa qualcosa per curarla. La storia di Raoul che ho incontrato qualche anno fa in una Comunità Terapeutica potrebbe essere utile, forse, per spiegare meglio quello che sto tentando di dire. Più volte ricoverato in luoghi psichiatrici, più volte condannato per le conseguenze violente delle sue crisi di nervi, Raoul ha trovato il coraggio (la forza) di raccontare, in Comunità, la violenza sessuale di cui è stato oggetto da bambino e il continuo affiorare, spaventoso e terrorizzante prima di tutto per lui, degli istinti pedofili che lo hanno portato, in alcune situazioni, a vendicarsi su altri innocenti, di quello che lui stesso aveva subito. Sta male, mentre lo racconta, come se le emozioni legate al ricordo di ciò che ha fatto e che ha subito avessero la forza di fargli "perdere il senno". Quello che viene fuori nel tempo, tuttavia, è il recupero di un equilibrio, senza più sintomi psichiatrici e senza più violenze: dolorosamente segnato solo dal rimorso per il male che anche lui comunque ha fatto ed a cui non sa, ora, come porre riparo. Bisognerebbe partire da esperienze come questa, mi dico, nel momento in cui si progetta il futuro. Per farlo, tuttavia, è necessaria una capacità di ascolto e di rispetto per l’altro sempre più rara nel dibattito che si sviluppa fra quelli cui è affidato il compito di governare e di scrivere delle leggi. Per quello che mi riguarda ho passato una vita a pensare che il compito degli "intellettuali organici" di Gramsci non è solo quello di orientare le masse ma di dare suggerimenti utili a chi ha la responsabilità di decidere. per questo motivo che ho voluto qui presentare ancora una volta le idee maturate nella Commissione e una storia come quella di Raoul. Senza aspettarmi molto da Fini ovviamente che sicuramente insisterà su un’idea di castrazione chimica che sicuramente piace al suo elettorato di destra. E molto sperando, invece, nella possibilità di aprire una discussione seria su questi problemi con Veltroni: convinto come sono del fatto per cui su temi come questi il divaricarsi delle posizioni fra persone che vengono da una storia e da una esperienza culturale comune è legato, in una fase concitata come questa, soprattutto alla carenza delle reciproche informazioni. Alla mancanza di una discussione pacata che invece abbiamo tutto il tempo di fare: anche in campagna elettorale. Luigi Cancrini