Il Manifesto 20 febbraio 2008, S. Pia., 20 febbraio 2008
L’etica di Ceppaloni ha vinto. Il Manifesto 20 febbraio 2008. Non dev’essere facile scontrarsi con il clan dei Mastella, anche se nella persona di un metalmeccanico
L’etica di Ceppaloni ha vinto. Il Manifesto 20 febbraio 2008. Non dev’essere facile scontrarsi con il clan dei Mastella, anche se nella persona di un metalmeccanico. Alessandro Sortino, ex Iena, ex collaboratore di Mediaset, lo ha sperimentato in proprio: per lui, l’ultimo viaggio a Ceppaloni, ha significato una vita nuova, lontano dal programma che lo ha reso noto al pubblico. Alessandro, cos’è successo a Ceppaloni? A Ceppaloni sono finito in un incubo mediatico: quando sono arrivato, Mastella padre e Mastella figlio erano appena usciti di casa con un preciso obiettivo: presentarsi al mondo come vittime innocenti di uno sciacallaggio mediatico e giudiziario. I giornalisti presenti facevano loro da coro greco, da amplificatore. La iena con le arance è diventata il simbolo della categoria degli accusatori su cui ribaltare le accuse. Ma è tutto finto: Mastella non è una vittima e le Iene non erano lì per speculare sull’arresto della moglie. Eravamo lì per dire: l’arresto è una misura assurda perché rende tutto più complicato, impedisce di chiedere conto, politicamente, dei comportamenti eticamente indifendibili. Comunque: le arance vista l’ariaccia non le ho nemmeno mostrate ai Mastella, sulla carriera del figlio non ho detto mai nulla, al contrario ho fatto qualche domanda sul patrimonio immobiliare familiare, domande che non sono andate in onda. Ti hanno censurato, insomma... Sì. capitato che Mediaset ci chiedesse di modificare un pezzo, spesso sotto l’impulso dell’ufficio legale; noi non abbiamo mai tenuto un atteggiamento da duri e puri. Questa volta, però, nessuno mi ha interpellato e non mi sono state proposte modifiche: hanno semplicemente detto che il pezzo non doveva andare in onda, dopo che i miei capi, invece, lo avevano approvato e annunciato anche ai giornali. Davide Parenti ti ha difeso? Ha difeso me fino in fondo, ma ha anche dovuto difendere il programma e tutti quelli che ci lavorano. Per questo è andato in onda lo stesso. Sai come si dice: show must go on. Non credi che avresti potuto continuare con le «Iene», per dimostrare il tuo valore «sul campo»? Mediaset aveva due valori sul tavolo: la dignità e la libertà di un suo collaboratore storico, e il rapporto con un politico influente. Ha scelto il secondo. Era inevitabile? Forse sì. Ma ci sono rimasto male lo stesso. Come stai vivendo questa situazione? Male. Mi ha colpito leggere come hanno modificato il mio profilo su Wikipedia: ora c’è scritto «figlio di Sebastiano Sortino». Ho provato a dimostrare di non essere raccomandato, di aver fatto una carriera rocambolesca, senza mai avere una scrivania o un posto fisso. Ma è inutile: ha vinto l’etica ceppalonesca, per cui tutti devono essere ricattabili perché si comportano come i Mastella: se hai un cognome, lo usi, nessuno è disposto a credere il contrario. Mi ribello a questa concezione, e lo faccio da cattolico, da cristiano: la famiglia è importante per far crescere i bambini, non per passarsi i privilegi per via ereditaria, a scapito dei figli di nessuno. E adesso, che farai? Lavoro per la Magnolia, a La7, come autore di Exit. Sto preparando un programma di inchiesta, di cui è già andata in onda la puntata pilota, si chiama «Malpelo». Cerco di interpretare quello che mi accade come un segno: se vieni infangato e diffamato su ciò a cui tieni di più, l’orgoglio di avercela fatta da solo, vuol dire che è sbagliato l’orgoglio. Bisogna puntare sulla qualità del lavoro, lasciando perdere se stessi. S. Pia.