Il Messaggero 16 febbraio 2008, PIER PAOLO PITTAU, 16 febbraio 2008
I Balcani di nuovo a rischio. Il Messaggero 16 febbraio 2008. Succederà forse domani, o forse anche un po’ più tardi, se gli americani otterranno quello che vogliono, ma secondo Predrag Matvejevic, storico e docente di slavistica alla Sapienza di Roma, il Kosovo all’indipendenza ci arriverà
I Balcani di nuovo a rischio. Il Messaggero 16 febbraio 2008. Succederà forse domani, o forse anche un po’ più tardi, se gli americani otterranno quello che vogliono, ma secondo Predrag Matvejevic, storico e docente di slavistica alla Sapienza di Roma, il Kosovo all’indipendenza ci arriverà. Con un rischio: che lo strappo dalla Serbia scateni tali reazioni a catena da riportare i Balcani indietro alla tragica situazione di quindici anni fa. Il portavoce del premier kosovaro annuncia la proclamazione dell’indipendenza per domenica 17, precisando addirittura l’ora, le cinque del pomeriggio, ma il premier Thaci non conferma. Perché, professor Matvejevic? "L’America vorrebbe che la proclamazione fosse posticipata per dare al presidente della Serbia Tadic, che ha superato con molta difficoltà il nazionalista Nikolic, un po’ di respiro e per consentirgli di avviare il suo governo. Ma in ogni caso la questione non è se l’indipendenza sarà proclamata, ma quando". Però Tadic, nella cerimonia di insediamento, ha subito detto: non arretrerò mai nella lotta per conservare il Kosovo. "Certamente. Ma questa è la dichiarazione di un politico. Dopo dirà che ha fatto di tutto per conservare il Kosovo, ma essendo la situazione quella che è non si poteva fare altrimenti. Il governo di Kostunica ha fatto votare una legge costituzionale in base alla quale il Kosovo è una regione serba e rimane serba. Ecco, dunque, in questo contesto Tadic dichiara quello che può. La sua posizione non è forte, al primo turno aveva perduto, Nikolic aveva più voti. Ora deve difendersi con questa dichiarazione". E quando l’indipendenza sarà proclamata si potranno temere sviluppi drammatici? "Il più grande pericolo viene dal fatto che l’entità serba che si chiama Repubblica serba in Bosnia, che è una parte integrante della Bosnia, con un capo totalitario, nazionalista di nome Dodik, minaccia di staccarsi attraverso un referendum, fare come hanno fatto gli albanesi del Kosovo e unirsi alla Serbia. Dodik è sostenuto dai nazionalisti croati di Erzegovina, che anche loro potrebbero separarsi, unirsi alla Croazia, e dunque se questo accadesse la situazione nei Balcani tornerebbe ad essere com’era quindici anni fa". Alcuni Paesi europei sono tuttavia a favore dell’indipendenza del Kosovo, mentre altri, tra cui la Spagna, sono contrari. "Putin sostiene Belgrado nel dire no all’indipendenza perché ha paura che una cosa simile gli succeda in Russia, con i ceceni, gli osseti, i caucasici, ed è qui che il problema assume un significato internazionale. Si teme che la pratica del referendum seguito dall’indipendenza possa essere copiata da altre minoranze. Anche i Paesi dell’Unione europea non sono uniti. Per l’indipendenza del Kosovo sono Italia, Francia, Inghilterra, Germania, ma la Spagna non lo è per via dei baschi e forse anche dei catalani, la Grecia non lo è per Cipro, e il Belgio perché teme una rottura tra fiamminghi e valloni". Secondo lei, professor Matvejevic, l’Europa avrebbe commesso un grave errore in Bosnia... "La Bosnia è un paese spaccato storicamente dallo scisma cristiano: i serbi sono ortodossi, i croati cattolici, e nello spazio apertosi tra di loro si è inserita una componente islamica durante l’impero ottomano. E l’Europa ha commesso il grande errore di non capire che i musulmani della Bosnia sono i più laici del mondo islamico, sono musulmani che non hanno mai conosciuto le forme fondamentaliste dell’Islam. E invece di difenderli, di dimostrare dinanzi ai veri fondamentalisti tipo Al Qaeda che l’Europa è pronta a sostenere un Islam razionale, mite, gli europei hanno permesso che il nazionalismo serbo e anche croato facessero una strage a Srebrenica: ottomila musulmani, il più grande genocidio in Europa dopo la Shoah. Ed ecco poi arrivare a Mostar, io sono nato a Mostar, messaggeri di un Islam prima sconosciuto. E non dimentichiamo che vicino a dove avvenne l’eccidio di Srebrenica c’erano le truppe dell’Onu, la divisione olandese che aveva a disposizione l’aviazione: sarebbe bastato un colpo di telefono e l’aviazione avrebbe fermato il criminale serbo Mladic, e non è stato fatto. Stiamo raccogliendo i frutti di un seme cattivo che abbiamo contribuito a piantare". PIER PAOLO PITTAU