Il Sole 24 ore 18 febbraio 2008, Giovanni Negri, 18 febbraio 2008
Corruzione, crollano le condanne. Il Sole 24 ore 18 febbraio 2008. Era il 17 febbraio del 1992, esattamente 16 anni fa, quando, con l’arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, colto in flagranza di reato mentre intascava una busta con 7 milioni di lire da un’impresa di pulizie, partiva l’indagine poi nota come «Mani Pulite»
Corruzione, crollano le condanne. Il Sole 24 ore 18 febbraio 2008. Era il 17 febbraio del 1992, esattamente 16 anni fa, quando, con l’arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, colto in flagranza di reato mentre intascava una busta con 7 milioni di lire da un’impresa di pulizie, partiva l’indagine poi nota come «Mani Pulite». Oggi, passati tanti anni, l’esito della lotta alla corruzione, e più in generale l’andamento dei reati contro la pubblica amministrazione, è sconfortante. A metterlo nero su banco è il commissario anticorruzione nella sua Mappa sulla corruzione in Italia: «In definitiva - scrive Achille Serra – è da ritenere che il sistema della corruzione sia uscito danneggiato, ma non scardinato, dalle inchieste giudiziarie negli anni 90; addirittura, secondo alcuni, dopo il primo momento, il sistema ha trovato la forza di reagire e riorganizzarsi secondo tecniche e modelli più sofisticati da scoprire». E i dati sono lì a testimoniarlo. Soprattutto quelli forniti dal casellario, nel periodo 1996-2006, sulle sentenze di condanna passate in giudicato e sulla loro ripartizione geografica. Prendendo in considerazione le quattro tipologie "classiche" di reato - corruzione (comprensiva della corruzione per un atto d’ufficio, per un atto contrario ai doveri d’ufficio, in atti giudiziari e di persona incaricata di pubblico servizio), peculato, abuso d’ufficio e concussione - la flessione è impressionante. La corruzione, per esempio, è passata da 1.159 condanne a 186; il peculato da 608 a 210; l’abuso d’ufficio da 1.305 a 46; la concussione da 555 a 53. Anche a voler tenere conto dei tempi della giustizia che portano ovviamente a dover sottolineare come le condanne siano relative a procedimenti iniziati spesso molti anni prima, il crollo è generalizzato: con la punta dell’abuso d’ufficio (-96%) - tanto da far ritenere che processi per questo tipo di reato ormai non se ne fanno più - e il minimo, si fa per dire, del peculato (-65%). La stessa corruzione ha subìto nel corso del periodo di riferimento una flessione dell’87,5 per cento. Va poi segnalato come, a fronte di un totale di 18.533 reati oggetto di una pronuncia di condanna passata in giudicato, la corruzione, con 6.603, ne costituisce più di un terzo, il 35,5%, il peculato il 25,5%, con 4.737, l’abuso d’ufficio il 24,9%, con 4.634, e la concussione il 13,9%, con 2.579. A loro modo sorprendenti anche i dati relativi alla ripartizione delle condanne nei vari distretti giudiziari. In Lombardia, per esempio, dove la procura di Milano fu il motore delle indagini nella fase ruggente di «Mani Pulite» si è passati dal 1996 al 2006 da un massimo di 421 condanne a "sole" 38 (ma anche a Roma dalle 52 condanne del 1999 si è arrivati alle cinque del 2006). Ma è nel Meridione che le cifre appaiono inquietanti: in Campania, sempre restando alla corruzione, si è passati da 156 condanne a tre; in Sicilia da 123 a tre. Con alcune spigolature come il record assoluto delle 537 pronunce in Puglia nel 2000 frutto del lavoro investigativo condotto soprattutto sul fronte della sanità. Ma sconcertante è il caso del distretto di Catanzaro e Reggio Calabria dove, nel corso del 2006, non è stata emessa neppure una condanna per corruzione oppure di Napoli che in 10 anni è passata da 156 condanne a tre. Ma in diminuzione ci sono anche i numeri relativi alle persone denunciate e ai reati commessi. La fonte in questo caso non è più il casellario e il ministero della Giustizia, ma il Dipartimento della pubblica sicurezza e l’avvertenza d’obbligo è che si tratta di casi in cui, a volte, il pubblico ministero potrebbe anche decidere per l’archiviazione oppure riformulare il capo d’imputazione, mentre le condanne definitive danno, nel tempo, una rappresentazione più fedele della capacità di risposta dello Stato rispetto al fenomeno criminale e anche della sua efficacia. Così, prendendo in considerazione il biennio 2005-2006, anche per questo più limitato periodo, il segno comune è quello della flessione. Sia sul versante dei reati commessi sia su quello delle persone denunciate. Sul primo, per quanto riguarda la corruzione, le violazioni sono passate da 132 a 120 e le persone oggetto di denuncia o arresto da 756 a 396; stesso discorso per la concussione con una flessione da 115 a 86 dei reati e da 208 a 102 delle denunce e degli arresti. Quanto ai settori dove l’allarme deve essere più forte, dal Commissario anticorruzione arriva la segnalazione che il nuovo fronte più esposto sembra essere quello dell’amministrazione della giustizia dove, a fronte di numeri in valore assoluto ancora non imponenti, l’aumento è stato comunque del 65 per cento. Mentre, per restare a illeciti omogenei a quelli contro l’amministrazione pubblica, incrementi del 40 e del 200% hanno interessato i reati di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Giovanni Negri