Il Sole 24 ore 18 febbraio 2008, Vito Di Bari, 18 febbraio 2008
Il progresso non lascia scampo. Il Sole 24 ore 18 febbraio 2008. Il semiologo francese Roland Barthes diceva che «la fotografia rende presente un evento passato», ma a me sembra che sia un po’ di più
Il progresso non lascia scampo. Il Sole 24 ore 18 febbraio 2008. Il semiologo francese Roland Barthes diceva che «la fotografia rende presente un evento passato», ma a me sembra che sia un po’ di più. Siamo fatti così: viviamo il nostro tempo da cicale, poi una fotografia fissa l’immagine di un’emozione e ci scopriamo formiche di ricordi. Ma proprio perché quell’attimo è così importante da essere ricordato, allora vogliamo vederlo subito ritratto. Questo è stato il grande dono di Polaroid: vedere il ricordo che stiamo per consegnare al futuro quando ne è ancora viva l’emozione. Allora, per parafrasare Barthes, direi che «una Polaroid rende presente un evento futuro», perché è il ricordo in diretta, quando profuma di vita reale. per questo che tutti noi ci siamo - sempre - assiepati intorno a quelle immagini di Polaroid che emergevano pian piano: per assaporare lentamente il momento in cui quei fantasmi iniziavano a delinearsi e diventavano noi ed i nostri amici, i nostri sorrisi, le nostre vite. Il mio mestiere è l’innovazione, so che dovrei essere felice in nome del progresso. Eppure sono un po’ triste. Perché oggi non muore Polaroid, muore un’innovazione che era entrata nelle nostre vite e vi si era accoccolata. Non è come quando muore il passato, per lenta estinzione. Quando è il nuovo che muore, allora è il momento di fare un bilancio e di chiederci: quanti pezzi del nostro quotidiano stiamo per consegnare ai musei? Ci mancheranno? Morirà il Walkman, lanciato da Sony negli anni 80, vendette 330 milioni di pezzi e aprì l’epoca dell’ascolto musicale in movimento. Il walkman (poi passato alla minuscola, nell’uso comune) coglieva lo spirito di un’epoca più dinamica, nella quale restare in casa legati a un impianto hi-fi non era più un valore ma un disvalore. Il Walkman, l’impianto hi-fi e il Cd portatile muoiono assassinati dal lettore mp3 (gli i-pod, per intenderci). Un serial killer, sta già puntando il televisore. Moriranno il videoregistratore a cassette e il lettore Dvd, assassinati dai decoder televisivi integrati da super-memorie, quelli come my-Sky per intenderci. Morirà il telefono di casa: oggi è un cordless che ci portiamo in giardino o in terrazza, ma domani entrerà e uscirà con noi dalle case perché le abitazioni non avranno più un numero fisso e useremo ovunque il cellulare. Moriranno i biglietti di carta. Quelli dei mezzi di trasporto, ma anche dei concerti, dello stadio e dei cinema. Quando ho iniziato a uscire con mio figlio, avevo iniziato a metterli da parte. Volevo coniare ricordi: quella volta che siamo andati al circo, un viaggio insieme in treno o in aereo, i film che ti ho portato a vedere da bimbo. Oggi Michele ha sei anni e io ho smesso di collezionare i biglietti, tanto fra poco saranno tutti elettronici o solo codici sul cellulare. Alla sua età avevo appena imparato a leggere e mio padre per il compleanno mi regalò la prima enciclopedia, si chiamava Conoscere: un volume al mese, arrivava per posta e lo sfogliavo avidamente. Le mie curiosità trovarono risposta in ordine alfabetico: sapevo tutto sulle amazzoni e le bisce, ma per lo zenzero dovetti aspettare di essere in terza elementare. Con Michele non ho neanche iniziato, gli ho fatto vedere il cavo che lo collega a internet e gli ho detto: «Impara a leggere e trovi tutto qui». Poi ci ho ripensato e ho concluso: «Lascia perdere il cavo, scomparirà anche quello. Ti colleghi wireless». Mi sbaglierò, ma sembrava deluso. Vito Di Bari