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 2008  febbraio 14 Giovedì calendario

Birima, il microcredito per le idee dell’Africa. Il Manifesto 14 febbraio 2008. Birima, l’ultima creatura della star senegalese Youssou N’Dour, non è un disco ma una società di credito cooperativo

Birima, il microcredito per le idee dell’Africa. Il Manifesto 14 febbraio 2008. Birima, l’ultima creatura della star senegalese Youssou N’Dour, non è un disco ma una società di credito cooperativo. In altre parole, un’adesione convinta alla pratica sempre più diffusa (da oggi possiamo anche chiamarla moda) del cosiddetto microcredito, inventata in Bangladesh dal «banchiere dei poveri» Mohammed Yunus, che ne ha avuto indietro un Nobel per la pace. Si spera che a Youssou non frutti solo un Grammy, perché Birima non è solo una canzone, ma anche. Pre-esistente e meno memorabile di altre, viene riproposta ora dall’ex ragazzo prodigio di Medina, il grande quartiere popolare di Dakar, con la complicità di uno strano quartetto: Patti Smith, la cantante sudafricana Simphiwe Dana e ben due italiani, Francesco Renga e Irene Grandi, per una versione nuova, assai melodica e giustamente «piaciona». Il vero supporto, in termini economici e soprattutto di comunicazione, lo fornisce però il gruppo Benetton, tant’è che il vicepresidente Alessandro Benetton sedeva accanto a Youssou N’Dour, nel lancio ufficiale avvenuto ieri a Dakar, per ribadire che «il profitto non è in contraddizione con i valori sociali». Al cantante invece premeva soprattutto precisare che la microfinanza è incompatibile con la carità. «Deve essere chiaro - ha detto N’Dour - che qui non c’entra il dono. Vogliamo solo stabilire dei rapporti di lavoro». E per scongiurare ogni fraintendimento non esita a citare uno dei detti più abusati sullo stato dell’Africa: «Non abbiamo bisogno del pesce, ma della canna per pescarlo». Tra i servizi forniti da Fabrica, la divisione creativa dell’azienda italiana, ci sono allora vari videoclip, un cartone animato, le foto croccanti di James Mollison, un numero speciale di Colors e addirittura una nuova rivista, diretta dall’ex giornalista di Libération Sambé Lo, che prende il nome dal progetto così integrato, Africa Works. L’Africa che lavora e che vuole trasmettere un’idea finalmente positiva, fiduciosa, giovane, dinamica, sganciata dalle logiche assistenzialiste. «La microfinanza non è la soluzione - ha aggiunto il cantante - ma una delle soluzioni possibili per sconfiggere la povertà. Un metodo che può funzionare concretamente, mettendo al centro la persona, le popolazioni e non gli stati come è stato finora. Per accedere al credito infatti è sufficiente avere un’idea e formalizzarla in un progetto. Non è indispensabile saper leggere e scrivere, basta avere l’idea e la capacità di svilupparla. Noi crediamo nella creatività, nella dignità del lavoro e nella parola data». Youssou sa di non essere il primo a tentare la carta del microcredito in Africa, ma spera che molti altri lo seguano. «Il sistema bancario attuale - dice - non è adatto a questo tipo di sviluppo. Spero che questa campagna provochi una reazione da parte delle istituzioni finanziarie internazionali e spero che a tanti soggetti diversi venga voglia di venire a discuterne con noi, qui in Africa. Sono orgoglioso tra l’altro che la cosa parta qui da Dakar, ma il progetto è rivolto a tutto il continente». Parla a ragion veduta, il cantante, sulla scorta di risultati già acclarati nel campo della microfinanza, l’efficacia, l’altissimo tasso di restituzione e quindi, non ultimo, il basso rischio per chi ci investe dei soldi. Ed ecco spiegato anche il richiamo alla figura di Birima, che qui regnò quasi duecento anni fa e ancora se ne parla. In virtù del fatto che in quanto a parlare lui parlava pochissimo, ma parlava bene. Ovvero, poche parole e zero bugie. la sacralità della parola data, più che le garanzie economiche, il motore di tutta la storia. Birima allora è il pescatore, la sarta, il venditore di noccioline, il meccanico. Birima è chi riceve e non chi dà... Così inteso, il progetto Africa Works segna un’evoluzione drastica nel campo della microfinanza, alimentando la vena dell’afrottimismo più sfrenato, come nell’impegno civico di Youssou N’Dour, tutt’altro che nuovo a operazioni che mirano a usare l’arte per sensibilizzare vaste platee sui problemi del mondo, insomma a veicolare messaggi importanti attraverso la musica. Ma qui l’evoluzione è palpabile anche nel campo degli investimenti socialmente utili di Benetton, azienda che fino a ieri trovava più attraente scendere in campo in difesa dei gorilla. MARCO BOCCITTO