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 2008  febbraio 18 Lunedì calendario

Volare oh oh. La Stampa 18 febbraio 2008. Mezzo secolo fa al Festival di Sanremo vinse Nel blu dipinto di blu

Volare oh oh. La Stampa 18 febbraio 2008. Mezzo secolo fa al Festival di Sanremo vinse Nel blu dipinto di blu. Fu una piccola rivoluzione per un’Italia sessuofobica e bigotta, le cui canzoni fino ad allora erano state affollate di mamme «tutte belle», di «papaveri e papere», di «vecchi scarponi» e di tanti poveri cristi, come il protagonista di Una casetta in Canadà (1954), sempre pronti a ricostruire la propria magione distrutta dal cattivo Pinco Panco. Alla canzone di Modugno è ora dedicato un bel libro di Maria Cristina Zoppa, Nel blu dipinto di blu, in uscita presso Donzelli, che ne ricostruisce la genesi, l’enorme successo di pubblico e di vendite, oltre a raccontare le biografie dello stesso Modugno e di Johnny Dorelli, che fu l’altro interprete del brano a Sanremo. Il pubblico restò sbalordito da un brano straordinariamente innovativo per la sua capacità di coniugare l’influenza del rhytm’n’blues, la lezione dei Platters, con l’interpretazione di Modugno (spontanea, ricca di inflessioni regionali e molto espressiva) e con l’invenzione poetica, vagamente surreale, di Migliacci, l’autore del testo. Ma, soprattutto, quel «volo» cantato a squarciagola diventò anche un grido liberatorio e eccitante, in grado di restituirci oggi i cambiamenti che stavano scuotendo in profondità il paese, in quel decennio del boom economico (1951-1961) in cui l’Italia si scoprì di colpo una potenza industriale, tuffandosi in una modernizzazione tumultuosa, in una voglia di consumi in cui furono bruciate appartenenze regionali, convinzioni ideologiche, dialetti, tradizioni. Sempre mezzo secolo fa, sempre nel 1958, fu approvata la legge Merlin che aboliva le «case chiuse». Allora, in Europa, l’Italia - insieme con la cattolicissima Spagna franchista - era il solo paese in cui la regolamentazione della prostituzione prevedeva la gestione diretta dei bordelli da parte dello Stato, che percepiva una regolare tassa di esercizio dai loro gestori: ne esistevano 730, con un gettito, per l’erario, di 10-15 miliardi l’anno. Ostacoli di varia natura, procedurali e politici, avevano rallentato il cammino della legge che la Merlin aveva presentato già nel 1948. La spiegazione di un decennio di cavilli e di rinvii è tutta dentro la montagna di atti parlamentari che quelle discussioni partorirono. A rileggerli oggi si è colti da un senso di vertigine: è come precipitare in un paradosso temporale, quasi fossero passati molto più di cinquant’anni. Una scelta comune alla destra e alla sinistra fu quella di confrontarsi solo marginalmente con i motivi garantisti e libertari della proposta Merlin; come oggi la prostituzione viene vista soprattutto nell’ottica dei problemi di ordine pubblico che ne derivano, allora furono gli aspetti medico-sanitari del fenomeno a essere ossessivamente al centro dell’attenzione dei nostri deputati. Il Parlamento fu invaso da un profluvio di previsioni e statistiche sulle malattie veneree, in una discussione che presentò aspetti sconcertanti; nel tentativo di calcolare le probabilità di infezione nell’ambito della prostituzione «regolamentata» rispetto a quella «libera», molti parlamentari si abbandonarono a calcoli bizzarri sul rapporto esistente tra il numero dei coiti quotidianamente sostenibili da una prostituta e quello dei potenziali contagi. Intorno a quel tema si addensavano alcuni nodi culturali e ideologici (la famiglia, la sessualità, il ruolo della donna, la morale pubblica e privata) ancora vistosamente segnati dalle loro origini rurali. L’irruzione di nuovi valori, legati a un cultura già di tipo industriale, spazzò via molti stereotipi e luoghi comuni. Come nel caso di Nel blu dipinto di blu, la legge Merlin intercettò questi cambiamenti, dando loro una piena visibilità politica e istituzionale. Sempre mezzo secolo fa, nel 1958, dopo una lunga agonia, morì Pio XII. Le sue sofferenze furono impietosamente mostrate dalle fotografie scattate e date in pasto ai media dal suo medico di fiducia. Figlio di contadini bergamaschi, il nuovo Papa, Giovanni XXIII, interpretò il suo ruolo con uno spirito di apertura sconosciuto al predecessore, avviando una politica di conciliazione anche con il mondo comunista, in una netta inversione di tendenza rispetto all’atteggiamento di Pio XII che, nel 1949, aveva lanciato la scomunica contro chiunque avesse votato per il Pci. Il mondo laico aveva bollato come clerico-fascismo le scelte di papa Pacelli. Di fatto, il suo pontificato fu in grado di conferire una egemonia complessiva alla Chiesa, ripristinando modelli di attivismo militante come quelli legati al «culto mariano», il più «arcaico» della tradizione cattolica. Giovanni XXIII dissolse le ambizioni temporali del suo predecessore, avviando un’altra stagione della Chiesa. Oggi, mezzo secolo dopo, le strade affollate di prostitute scaraventate sui nostri marciapiedi dai flussi della globalizzazione sembrano svuotare dall’interno la legge Merlin. Oggi, le impazienze integralistiche sembrano rilanciare il disegno egemonico pacelliano in tutto il mondo cattolico. Oggi, di tutte quelle «svolte» che sembravano irreversibili, resiste solo quella di Modugno che, almeno lui, riuscì a cancellare per sempre la canzone melodica di Claudio Villa e Gino Latilla. Giovanni De Luna