La Stampa 18 febbraio 2008, ARMANDO ZENI, 18 febbraio 2008
Il primo scivolone dell’ex Martinitt. La Stampa 18 febbraio 2008. Vecchie questioni, chiariremo», fa sapere
Il primo scivolone dell’ex Martinitt. La Stampa 18 febbraio 2008. Vecchie questioni, chiariremo», fa sapere. Questioni che con Luxottica «non hanno niente a che vedere». Di più non dice Leonardo Del Vecchio, mister Luxottica, mister occhiali, mister 10 miliardi: fedele all’immagine dell’imprenditore taciturno e riservato che tra il dire e il fare ha sempre preferito l’azione. Ma che la condanna arrivata dal fisco gli pesi - e parecchio - lo dimostra proprio la preoccupazione di sottrarre subito la sua creatura più amata dal peso del sospetto, del gioco di ombre di chi, certo, sarà anche bravo a far affari nel mondo ma forse ha fatto il furbetto. E’ il suo patrimonio personale, insiste Del Vecchio, al centro del contenzioso con il fisco. Il resto non c’entra. Il «resto», è Luxottica, primo gruppo d’occhiali al mondo, quattro volte più grande del principale concorrente (Safilo), impero da 6 miliardi di giro d’affari quotato a New York e Milano, sei fabbriche in Italia, due in Cina, una montagna di marchi stranoti: da Ray-Ban a Persol, da Revo a Oakley (l’ultima acquisizione da 2,1 miliardi di dollari) per non parlare dei marchi in licenza, escluso Armani, di fatto mezzo gotha della moda: Prada, Versace, Dolce & Gabbana, Bulgari, Chanel, Burberry, Polo Ralph Lauren. Uno scivolone, non c’è dubbio, questo pasticciaccio brutto col fisco di Belluno. Magari si chiarirà tutto, come prevede Del Vecchio. Ma la macchia resta. E per uno, come lui, dice chi lo conosce, trovarsi a 73 anni in prima pagina sui giornali non per i record di bilancio o per un nuovo acquisto ma per un’elusione fiscale, è dura. Durissima. Anche perchè lo stile, gli ideali stessi cui - mister Luxottica si è sempre rifatto sono quelli dell’uomo fatto da sè, senza protezioni nè padrinaggi. Merito, capacità, voglia di fare: queste le sue parole d’ordine. Uno come lui, poi, con quella storia alle spalle: orfano cresciuto a Milano tra i Martinitt, come l’editore Angelo Rizzoli, come l’Edoardo Bianchi delle mitiche biciclette di Coppi. Al lavoro a 14 anni non ancora compiuti, apprendista in una fabbrica di stampi e montature per occhiali, la scoperta di una vocazione che si realizzerà, nei primi anni Sessanta, in quel Nord-Est, ad Agordo, due passi da Belluno, terra di ex contadini e nuovi imprenditori. «Per tutta una vita non ha dormito più di tre ore, prendeva le pillole per star sveglio e andare a fare le consegne di notte», ha raccontato di papà Leonardo, Claudio, il maggiore dei suoi sei figli. Appassionato, testardo, ingegnoso, un fiuto innegabile per gli affari. Gli oltre 40 anni di crescita di Luxottica sono lì a dimostrare un’abilità incontestabile che, col tempo, si è tradotta anche in una diversificazione attenta: banche e assicurazioni, Unicredit e Generali. La passione per il mattone, invece, è forse il sogno di sempre dell’ex Martinitt cresciuto nelle nebbie dell’Ortica. Fatto sta che mister Luxottica un patrimonio immobiliare enorme l’ha messo insieme facendo sua una vecchia stella come la Beni Immobili e poi diventando socio forte di Foncière des Régions, primo gruppo immobiliare europeo che vale 14 miliardi di euro. Insomma, un Paperone vero. Tutto lavoro, famiglia e successo. Capace di suscitare molta ammirazione e certo qualche invidia. Finora. Prima del conto salato del Fisco. ARMANDO ZENI