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 2008  febbraio 18 Lunedì calendario

2029, COS LA MACCHINA VINCE LA SFIDA CON L´UOMO

La Repubblica 18 febbraio 2008.
Neanche le emozioni sono più un intralcio, o un riparo: pure le macchine sentiranno (e ci sapranno fare meglio con i sentimenti, è certo). Se le facoltà spirituali non sono altro che proprietà emergenti della materia che ha raggiunto certi livelli di complessità, come la pensano alcuni scienziati, ci siamo: microchip sotto-pelle, biometria, realtà virtuali e nanotecnologia ci porteranno a un´integrazione perfetta tra uomo e intelligenza artificiale, mischiando facoltà e talenti in un prodotto molto avanzato di umanità. Le profezie di molta letteratura e cinematografia moderne si materializzeranno a breve, entro il 2029, dice Ray Kurzweil, uno degli scienziati della U. S. National Academy of Engineering incaricati di individuare le sfide tecnologiche del 21esimo secolo (nel panel anche Larry Page di Google e il pioniere del sequenziamento del genoma umano Craig Venter). Insomma vent´anni o poco più, e poi buongiorno robot.
Futurologo, genio irrequieto, uno che si vorrebbe fare ibernare, Kurzweil in un´intervista alla Bbc parla di "una civiltà di macchine umane": «Usiamo la tecnologia per ampliare i nostri orizzonti fisici e mentali». E ancora: «Sono convinto che entro il 2029 avremo i mezzi per raggiungere il livello di intelligenza dell´uomo, con l´ampia flessibilità dell´intelletto umano anche nella sua dimensione emotiva». Perché i computer sono bravi a imitarci, rubano il segreto del nostro hardware. La continua accelerazione del progresso dell´informatica e la capacità delle intelligenze non-biologiche di condividere rapidamente il proprio sapere, ci metteranno le macchine dentro e a fianco. Nanorobot in corpo, nei cervelli e nell´ambiente. Contro l´inquinamento e la povertà. Per farci più longevi. Per realizzare realtà virtuali "sensuali", per trasmettere esperienze. Con quali conseguenze? Le macchine sentiranno emozioni e valori, esprimeranno volontà.
E allora che ne sarà di noi? Qualche anno fa Arthur Clarke, il celebre scrittore di fantascienza, quello del supercalcolatore ribelle di 2001 Odissea nello spazio, ha agitato lo spettro di un sopravanzamento dei pc, «dopodiché potremo solo sperare che essi ci trattino con benevolenza». Non c´è da pensare a un´invasione aliena, rassicura Kurzweil. Le macchine non ci sostituiranno, ci renderanno solo più intelligenti, efficaci, incisivi. E in salute. E meno vulnerabili.
Chissà se è per consolarci, o per una sua consuetudine ormai affettuosa con questi esseri-cose, che lo studioso di robotica Hans Moravec vede le intelligenze artificiali come nostri "mind children", creature a nostra immagine e somiglianza. Anche se sembreremo loro difettosi, dice, ci consentiranno non solo di sopravvivere ma di evolvere verso forme di vita superiori, post biologiche. Fine delle nostre esistenze brevi, brutali, sventurate. Magari trasferendo cloni delle nostre personalità nelle loro memorie, e allora finalmente diventeremo leggere anime-software. Difficile non pensare a esiti mistici, d´altra parte gran parte della letteratura di fantascienza e cyborg è tale. Nostalgia del corpo? Leggere "Love and Sex With Robots", di David Levy, dei robot ci innamoreremo, mica di questi pupazzi di adesso.
ALESSANDRA RETICO