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 2008  febbraio 18 Lunedì calendario

Ichino e la candidatura con il Pd. Corriere della Sera 18 febbraio 2008. Ora che anche Guglielmo Epifani ha sdoganato la lotta ai fannulloni nella pubblica amministrazione e che gli sherpa del partito democratico ragionano su un programma che preveda anche la riforma del mercato del lavoro, è maturo lo sbarco di un Pietro Ichino in politica? Sì, «Veltroni e Maurizio Martina il segretario regionale lombardo mi hanno chiesto di accettare la candidatura in Lombardia », spiega il diretto interessato

Ichino e la candidatura con il Pd. Corriere della Sera 18 febbraio 2008. Ora che anche Guglielmo Epifani ha sdoganato la lotta ai fannulloni nella pubblica amministrazione e che gli sherpa del partito democratico ragionano su un programma che preveda anche la riforma del mercato del lavoro, è maturo lo sbarco di un Pietro Ichino in politica? Sì, «Veltroni e Maurizio Martina il segretario regionale lombardo mi hanno chiesto di accettare la candidatura in Lombardia », spiega il diretto interessato. Il Loft lo vuole "testa di lista" nella regione più difficile, candidato alla Camera per il collegio Lombardia 1. Sarebbe una svolta (e anche un ritorno, è stato deputato del Pci negli anni Ottanta). Ma il giuslavorista sa che il richiamo della politica nasconde più di un’insidia. Ha letto anche lui l’Unità che sabato titolava il servizio sul discorso dei 12 punti di Veltroni così: «Contratto Unico, così il Pd fermerà il precariato». Ha letto che Enrico Morando e Tiziano Treu preparano un programma con tesi che richiamano le battaglie di Ichino e aprono spazi a un lavoro bipartisan sulle riforme. Ma vuole vederle nero su bianco. Anzi ha posto tre questioni-proposta. E si lascia ancora qualche giorno per valutare. Oggi dice: «Posso accettare la candidatura solo se quello che io propongo è compatibile con il programma del nuovo partito. Se i tempi non sono ancora maturi per questo, è meglio che io continui il mio lavoro di studioso, di commentatore, di voce critica, e lasci il lavoro politico ad altri». Perché l’uomo è riservato e schivo ma appassionato e puntiglioso. E ha chiaro che accetterà «solo se posso portare in Parlamento le mie idee». E di idee, in passato eretiche, il Pd ne sta digerendo diverse. Ma tre sono le questioni per Ichino "cruciali". La prima è la battaglia che da anni conduce, anche dalle colonne del Corriere della Sera, sulla riforma del pubblico impiego. Lì, spiega Ichino, vanno introdotti «principi di trasparenza totale, misurazione, valutazione, premio al merito e sanzioni per chi non fa il suo dovere». Il Pd ha antenne sensibili sulla questione. Proprio a Ichino e al Dipartimento studi sul lavoro e il welfare che dirige all’università di Milano si è rivolto il governatore del Lazio, Piero Marrazzo, per togliersi di dosso la "maglia nera" di una macchina amministrativa che ha gli stessi dipendenti della Lombardia (ma la metà degli abitanti) e il più alto numero di assenze per malattia, in media 32 giorni l’anno. Due mesi di non lavoro, contando le ferie. Senza dire del numero esagerato di dirigenti, uno ogni dieci dipendenti, il doppio della media di settore. Ma la questione delle questioni, che segue il tracciato professionale di Ichino, è il mondo del lavoro e delle relazioni sindacali, regole e liturgie. «Va spostato verso la periferia il baricentro del sistema della contrattazione collettiva – ribadisce ora il giuslavorista – bisogna consentire la sperimentazione al livello regionale e aziendale di modelli diversi rispetto a quello delineato nel contratto nazionale». Sulla disciplina del contratto di lavoro Ichino propone una soluzione che si confronta molto da vicino con quel "contratto unico" a tempo indeterminato ma reso flessibile per tutti i nuovi lavoratori dipendenti, al quale si stanno applicando anche Morando e Treu. Ichino pensa a un’intesa tra lavoratori e imprese: queste rinunciano alla giungla dei contratti "atipici" e precari, sostituita da un contratto a tempo indeterminato per tutti i nuovi assunti, in cui la stabilità aumenta con l’anzianità di servizio. Tema sensibile e difficile, basta ricordare che nel 2002, contro la riforma dell’articolo 18, la Cgil di Sergio Cofferati portò al Circo Massimo a Roma milioni di manifestanti. Ma Ichino sottolinea che riforme simili dovrebbero oggi essere accompagnate da altre novità, adottando «la strategia europea della flexicurity », coniugando flessibilità e sicurezza, «servizi efficienti e sostegno nel mercato». Tre punti sui quali Ichino aspetta il «sì» del Loft. Lui ce l’ha messa tutta per evitare delusioni e un destino da «uno dei tanti», da peone di vaglia. Ce ne sono stati, poi rimasti intrappolati negli schieramenti, isolati dagli apparati. Delusione che da eretico conosce bene. Era l’82, giovane parlamentare comunista scrisse «Il collocamento impossibile», diceva basta al monopolio pubblico. Subito dopo «fui accompagnato alla porta». La fine del monopolio statale del collocamento arrivò quindici anni dopo. Si vedrà se il nuovo partito di Veltroni saprà digerire Ichino e le sue riforme. Glielo scrisse in un biglietto due anni fa, ringraziando della copia omaggio dell’ennesimo saggio- provocazione, Massimo D’Alema: «Non sempre sono d’accordo con te. Soprattutto non sempre posso dirlo. Perché a volte tu sei troppo avanti». Carlo Cinelli