Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  febbraio 18 Lunedì calendario

Ero su quel baratro e Liroy mi ha fermato. Corriere della Sera 18 febbraio 2008. Al provino per «Il Commissario Rex» ci sono andati insieme e quasi li avrebbero presi tutti e due: Kaspar e Liroy

Ero su quel baratro e Liroy mi ha fermato. Corriere della Sera 18 febbraio 2008. Al provino per «Il Commissario Rex» ci sono andati insieme e quasi li avrebbero presi tutti e due: Kaspar e Liroy. Ma la parte del detective a quattro zampe era già assegnata (a Henry, dogstar americana da un milione di euro e due stuntdog a disposizione). E poi Liroy, pastore svizzero di 6 anni, a Rex ci somiglia sì, ma è bianchissimo. «Però il regista è rimasto folgorato dal nostro feeling», racconta orgoglioso e intenerito Kaspar Capparoni, 43 anni, partner del celebre cane poliziotto nel serial di Raiuno. Ma nella vita perdutamente «innamorato » del suo migliore amico: «Rex è forte, ma il mio Liroy non lo cambierei con nessun altro al mondo». L’ha preso che era un cucciolo di 2 mesi, ora è un cagnone e non si sono mai lasciati, nella buona e nella cattiva sorte. Come cinque anni fa. «Periodo bruttissimo. Mi era crollato tutto addosso. Un matrimonio finito male, i figli lontani, cattiverie, amici perduti, mio padre malato, nessuna certezza, paura del futuro. Quei giorni ero in teatro a Lucca. Siamo usciti per una passeggiata, io e Liroy. Su per i prati di Balbano, dove i nonni avevano un casale e dove ci sono le cave che mi affascinavano da bambino. Mi sono ritrovato ad un passo da uno strapiombo. Intorno non c’era nessuno. E io guardavo giù. Con tanti pensieri cupi nella testa. Non so cosa avrei fatto». Un cane però certe cose le capisce. «Mentre fissavo il vuoto ha cominciato a darmi delle musatine sulla gamba. Visto che non reagivo ci ha aggiunto delle zampate leggere, dei mugolii, un morso sui pantaloni...finché mi sono come ridestato. E quando mi sono accucciato vicino a lui, Liroy mi ha leccato tutto. Come per farmi capire che non dovevo avere paura di niente. Che lui era con me. Sono sicuro che ha capito cosa passava nella mia testa di disperato. Quel giorno, grazie a lui, ho ripreso a combattere. E da allora, piano piano, mi sono ritrovato». Qualche mese dopo, è stato Kaspar a salvare Liroy. «Quando si è preso la filaria, un terribile parassita che attacca il cuore. Liroy era deperito, perdeva il pelo, nessuno capiva che avesse. L’ho portato dai migliori specialisti, ho pagato cure costosissime, gli ho tenuto le flebo, l’ho vegliato di notte dopo l’intervento, gli facevo la cuccia nel mio camerino, non potevo sopportare che se ne andasse così». Liroy è guarito. Ed è tornato quello di sempre: arraffa il cellulare quando suona, apre e chiude le porte, anche quelle con i chiavistelli («E lo fa con la zampa»), quando cerca attenzione (specie se Kaspar è distratto da presenze femminili) straccia asciugamani o rosicchia scarpe («Una volta un’intera scala a chiocciola che mi costò 3 mila euro e i rimproveri del padrone di casa»), non finisce la pappa se l’amico non si mette lì a fargli le coccoline, gli fa la posta ai piedi del letto e appena Kaspar si addormenta «prima il muso, poi mezza zampa, poi due, poi la pancia, striscia sulla coperta e mi si sdraia accanto», monta con lui sull’Harley-Davidson e si fa mettere pure i Ray-Ban, guarda con cipiglio canino i due nuovi arrivati (Dakota Astrid e Blue Sky, pastori svizzeri anche loro) e «mette il muso se non è il primo ad essere salutato al mattino» e no «non è stato geloso di Rex» perché è un cane e sa leggere il cuore. Giovanna Cavalli