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 2008  febbraio 11 Lunedì calendario

Calo annunciato dopo gli eccessi degli scorsi anni. Il Sole 24 ore 11 febbraio 2008. Nel paso doble della crisi - finanziaria e reale - che sta lentamente avvolgendo le economie occidentali, da dove provengono i pericoli? Dalla domanda o dall’offerta? l’offerta di credito - la famosa "stretta creditizia" - che langue e toglie a famiglie e imprese la linfa dei fondi, o sono famiglie e imprese che tirano i remi in barca e chiedono meno soldi? Il caso dei mutui in Italia offre una risposta

Calo annunciato dopo gli eccessi degli scorsi anni. Il Sole 24 ore 11 febbraio 2008. Nel paso doble della crisi - finanziaria e reale - che sta lentamente avvolgendo le economie occidentali, da dove provengono i pericoli? Dalla domanda o dall’offerta? l’offerta di credito - la famosa "stretta creditizia" - che langue e toglie a famiglie e imprese la linfa dei fondi, o sono famiglie e imprese che tirano i remi in barca e chiedono meno soldi? Il caso dei mutui in Italia offre una risposta. E il punto interessante di questa risposta è che si presenta emblematica di quel che sta succedendo in altri Paesi e in altri settori. In breve, la stretta creditizia non esiste. Né in Italia né in Europa né negli Stati Uniti. Se si vanno a guardare i tassi di crescita dei prestiti, sia alle imprese sia alle famiglie, sia in Italia sia negli Stati Uniti o nell’intera area euro, si vede che le banche non hanno affatto stretto i cordoni della borsa. Negli Usa i cosidetti Commercial&Industrial Loans, cioè i prestiti alle imprese crescono sull’anno a tassi del 20%, nell’area euro del 14%, in Italia del 13 per cento: se questa è una stretta... Certamente, i banchieri sono più prudenti, nel senso che non si avventurerebbero ora nel finanziamento di quelle fusioni e acquisizioni nelle quali prima si gettavano con abbandono: niente nuove iniziative, è la parola d’ordine. Ma per quel che riguarda il pane quotidiano del finanziamento delle imprese, e non solo del circolante ma anche della normale attività di investimento, non c’è nessun segno di reticenze bancarie. Là dove si nota invece un rallentamento - e non solo in Italia, ma anche nei Paesi euro e in America - è nel mercato immobiliare. Negli Usa, l’aumento anno su anno di prestiti immobiliari era a inizio 2007 del 15%; a gennaio 2008 siamo scesi al 5,8%; nell’Eurozona siamo passati (da inizio a fine 2007) dal 9,6 al 7%; e in Italia dal 13,3 all’8,7 per cento. Ma, si badi bene, non è un rallentamento indotto da scarsa volontà delle banche di prestare soldi per comperare case. un rallentamento che viene dalla domanda e non dall’offerta. E non è un rallentamento che dovrebbe sorprendere. Dopo anni di aumenti dei prezzi relativi delle case era inevitabile un certo raffreddamento della domanda. Non sembra che questo raffreddamento sia dovuto agli aumenti dei tassi. Rispetto al periodo subito prima della crisi dei mtui, i tassi per mutui da dieci anni in su si sono mossi pochissimo. Per i mutui a tasso variabile vi è stato un periodo di brividi da ottovolante, quando, nel pieno della crisi del mercato interbancario, i tassi a breve su questo mercato (ai quali sono indicizzati i tassi dei mutui) erano saliti ben oltre il livello dei tassi guida. Alcuni mutuatari hanno sofferto, perché l’aggiornamento del tasso è stato fatto in quelle settimane in cui erano massime le tensioni. Ma oggi i tassi sono ridiscesi a livelli (quasi) fisiologici, e anche chi è stato danneggiato vedrà la rata scendere al prossimo aggiornamento. In conclusione, il rallentamento in corso nel mercato immobiliare italiano rappresenta una tardiva e normale risposta agli eccessi degli aumenti di prezzo degli ultimi anni. Le erogazioni di mutui erano salite per anni al ritmo del 15-20%, e questi tassi di aumento appartengono ormai al passato. Qualche sgonfiamento dei prezzi delle case - o almeno una stabilizzazione - è possibile e augurabile. Ma in ogni caso, per quel che riguarda i mutui, senza eccessivi scossoni. Fabrizio Galimberti