Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  febbraio 10 Domenica calendario

Nei taccuini il romanzo della vita. Il Sole 24 ore 10 febbraio 2008. All’inizio dell’Autobiografia, a 72 anni, Charles Darwin scrive di aver provato fin da bambino «la passione di collezionare che porta un uomo a diventare un naturalista sistematico, un virtuoso o un avaro»

Nei taccuini il romanzo della vita. Il Sole 24 ore 10 febbraio 2008. All’inizio dell’Autobiografia, a 72 anni, Charles Darwin scrive di aver provato fin da bambino «la passione di collezionare che porta un uomo a diventare un naturalista sistematico, un virtuoso o un avaro». Verso la fine, scrive con rammarico che «negli ultimi venti o trent’anni la mia mente è cambiata, ...sembra esser diventata una macchina per macinare in leggi generali vaste collezioni di fatti». una mente dalle capacità «moderate» le più importanti delle quali sono «amore per la scienza – una sconfinata pazienza per riflettere a lungo su qualunque argomento – industriosità nell’osservare e raccogliere fatti, e una giusta dose sia d’inventiva che di buon senso». I Taccuini di appunti presi tra il 1836 e il 1844 ne sono la dimostrazione. I quattro curatori inglesi e americani sono riusciti a ritrovare gran parte dei riferimenti e in una breve introduzione a ciascun quaderno Telmo Pievani indica i punti di svolta. Fatto questo, ci consegnano la materia grezza. una splendida accozzaglia di osservazioni, racconti di seconda mano, letture sempre più numerose, incontri. Sono frammenti di ogni ambito dello scibile, geografia, geologia, storia, chimica, botanica, zoologia, mele golden e gatti che perdono di colpo il pelo color sabbia e cui ricresce perfettamente bianco da qualche parte su una costa d’Africa. Il tutto inframmezzato di promemoria, annotazioni misteriose, punti di domanda. Speriamo che i Taccuini non siano letti dai soli studiosi. Riservano troppi piaceri. Quello di osservare la macina che trita tutta quella confusione, di visitare una collezione surreale e poetica, metà scatola di Joseph Cornell, metà inventario di Prévert: monti e mari, piante e animali, esploratori e colonnelli, Cuvier e Lyell, il signor Bell di Oxford Street, con i suoi cani da caccia, e lo zio John. Per gli animi fanciulleschi, riserva il piacere di un romanzo d’avventura. Si svolge in un mondo che sembrava creato appena seimila anni fa, ma l’eroe solitario – non proprio, ma gli altri personaggi fanno solo brevi apparizioni – ne scopre il tempo profondo e scarabocchia un cespuglio con sopra «Io penso». Lieto fine? Un momento, non è Indiana Jones, ci ripensa, pare capirne le implicazioni pagine dopo: «Se le specie generano altre specie, la loro razza non è completamente eliminata – come la mela golden se prodotta mediante i semi si perpetua – altrimenti tutte moriranno. Il cavallo fossile generò in S. Africa la zebra – e si perpetuò. In America perì». Si fa presto a dire eureka, bisogna dimostrarlo. Qui comincia la parte più emozionante, la lotta con l’angelo, come dice Michele Luzzatto, e con il demonio dell’autoinganno. Da «evoluzionista riluttante», Darwin riflette davvero su qualunque argomento, Malthus e la lotta per le risorse, la somiglianza tra il piede dello struzzo e quello del cammello, finché... i Taccuini s’interrompono sul più bello. Non importa, sappiamo già dove lo porteranno la passione e la pazienza. Sylvie Coyaud