Il Sole 24 ore 10 febbraio 2008, Gilberto Corbellini, 10 febbraio 2008
Charles in lotta con l’angelo. Il Sole 24 ore 10 febbraio 2008. «Darwin è Giacobbe è Israele», recita la preghiera laica di Michele Luzzatto
Charles in lotta con l’angelo. Il Sole 24 ore 10 febbraio 2008. «Darwin è Giacobbe è Israele», recita la preghiera laica di Michele Luzzatto. E più avanti il mite Charles diventa Giobbe, che anche lui tiene testa a Dio. Un Dio che infine apprezza la sincerità del suo "servo", così come ha riconosciuto il valore di Giacobbe, che non è riuscito a sopraffare dopo un’intera notte di lotta; e si adira con coloro che pretendono di conoscere le sue imperscrutabili ragioni, o di interpretarne terroristicamente la volontà. Nell’allegoria di Luzzatto, i tre amici di Giobbe diventano tre rappresentanti delle religioni monoteiste, un rabbino, un teologo cristiano e un imam, mentre il giovane e tracotante Elihul, che assale Giobbe, è il fondamentalista fanatico e stupidamente votato al martirio. E l’immagine di un Dio che "evolve", già nella Bibbia, attraverso il confronto "con le idee degli uomini", è l’originale esegesi propedeutica che Luzzatto suggerisce per alcuni dei testi di riferimento per i monoteismi di radice giudaica. Da cui ne discende che Darwin, il quale ha tenuto testa a Dio non meno di Giacobbe e di Giobbe, è più vicino a ciò che di positivo l’idea di Dio contiene per gli uomini, di quanto non lo siano i detrattori della sua Teoria dell’evoluzione. Chi si è lasciato alle spalle, più o meno facilmente, i condizionamenti superstiziosi e ha guadagnato una laica, rispettosa e incuriosita indifferenza verso ogni esteriorizzazione politica della religione, non avrà difficoltà a riconoscersi negli argomenti di Luzzatto. E non potrà fare a meno di raccomandare la lettura di questo libro a quei giovani che ancora cercano nella religione e nelle sue narrazioni qualche risposta di senso. Forse si troverà anche a gioire per il privilegio di vivere in questo tempo e luogo. Fino a non molti secoli fa, e ancora oggi in alcune enclave teocratiche, ci si scottava, e non solo metaforicamente, a sfidare, anche solo col pensiero, l’assolutismo culturale e morale delle teologie antropomorfe e antropocentriche. E Luzzatto è indiscutibilmente un eretico, cioè qualcuno che sceglie. Se la fluttuazione dello spazio-tempo in cui ci troviamo noi cittadini dell’Occidente è così straordinariamente ricca, in senso materiale e morale, è perché la tradizione culturale giudaico-cristiana, con l’aiuto della scienza e delle tecnologie, ha imparato a controllare le sue perverse ambizioni teocratiche e assolutiste, scoprendo i vantaggi della democrazia. E l’opera scientifica di Darwin è forse la più importante conquista culturale di tutta la storia umana, perché ci regala gli strumenti cognitivi grazie a cui possiamo definitivamente abbandonare il finalismo antropomorfo che è fonte di ignoranza – asylum ignorantiae lo chiamava già Spinoza – e superstizione. E tenere meglio sotto controllo la bestia religiosa che potenzialmente cova in ognuno di noi. Luzzatto ci ricorda opportunamente che anche Darwin ha lottato con Dio, cioè con il creazionismo. Uscendone vincitore. Infatti, non è vero che la dottrina del disegno intelligente non è confutabile. stata confutata da Darwin. Il quale non è rimasto folgorato dall’idea della selezione naturale sulla via delle Galapagos, come una certa mitologia dell’evoluzionismo tende a far credere. Darwin fu un seguace della teologia naturale di Paley fino a quando alcuni tassonomisti inglesi non gli spiegarono che cosa aveva effettivamente osservato durante il suo viaggio sul Beagle. A quel punto cominciò a elaborare, dopo aver letto nel settembre del 1938 il saggio di Malthus sulla popolazione, una ipotesi alternativa ed esplicativamente più potente del disegno intelligente. Lottare con Dio per lasciarsi alle spalle la teologia naturale, e consegnare ai posteri la più religiosa (nel senso etimologico della parola) delle visioni laiche della natura, non era stata impresa facile. Il duca di Argyll raccontava di una conversazione con Darwin, nell’ultimo anno della vita di quest’ultimo. All’osservazione del pari scozzese, che non poteva fare a meno di considerare gli adattamenti delle orchidee come l’espressione del disegno di una Mente, Darwin rispose scuotendo la testa: «Ebbene, spesso questa idea prende anche me con una forza travolgente. Ma poi se ne va». Gilberto Corbellini