GIANLUIGI PARAGONE, Libero 16 febbraio 2008, 16 febbraio 2008
FINI: «SCIOLGO AN»
Libero 16 febbraio 2008.
Pssttt. Uno degli argomenti elettorali di Veltroni e del Pd è destinato a sgonfiarsi come un palloncino. «Noi siamo un partito nuovo», stuzzicano in ogni dibattito. «Dall’altra parte invece non è ancora chiaro se il Popolo della Libertà è un soggetto nuovo oppure se è solo un accordo elettorale». E giù a pizzicare: «Forza Italia e Alleanza Nazionale si scioglieranno come abbiamo fatto noi?». La tiritera rischiava di diventare insopportabile. Bene, Gianfranco Fini gli ha rotto il giocattolo e anticipa a Libero la novità che oggi porterà in direzione nazionale. Presidente Fini, come rispondete a Veltroni: cos’è il Popolo della Libertà, solo un’intesa elettorale? «Niente affatto. un patto politico, tant’è che dopo il voto del 13 aprile daremo vita in Parlamento a un gruppo unico. Nella Casa delle Libertà, ricorderete, ognuno aveva il proprio gruppo e la propria classe dirigente. Col Popolo della Libertà si apre una nuova stagione sia a livello nazionale sia locale, visto che ci presenteremo uniti anche alle Amministrative. Cosa che invece il Pd non farà: a Roma, Veltroni sarà alleato con la Cosa Rossa, anzi da quel che mi risulta hanno concordato di assegnare alla sinistra radicale il ruolo di vicesindaco. Il solito ma-anchismo di Veltroni...». Lei ha detto: il PdL aprirà una stagione nuova. Significa che Alleanza Nazionale si scioglierà? «In autunno si terrà il congresso di Alleanza nazionale e lì stabiliremo le tappe e le regole che porteranno a un soggetto unico. Lo scioglimento di An passerà da quel congresso d’autunno. Ovviamente la stessa cosa dovrà farla anche Forza Italia». Casini è già un ex alleato? «Se andrà da solo, la cosa non può che dispiacermi. Però il mio amico Pier non può pretendere di far parte di una coalizione senza partecipare al progetto per cui è nata. L’alleanza con la Lega è un fatto a sé, per la tipicità del suo essere movimento territoriale. L’Udc non è nella stessa condizione». Vi chiede solo di poter mantenere il simbolo. «Francamente è un passaggio che non comprendo: se la difesa dell’identità politica coincide esclusivamente con l’identità grafica, allora mi sembra che questa identità sia un po’ deboluccia. Io trovo molto più importante cercare la coesione nei valori, valori che tra l’altro sono quelli del Partito popolare europeo». Valori in cui lei, Fini, si ritrova. così? «Intendiamoci, il Ppe non è l’Internazio nale democristiana. Nel Ppe confluiscono anche movimenti politici che non hanno nulla a che vedere con le tradizioni democratico cristiane; penso ai conservatori britannici o ai gollisti dell’Ump. I valori del popolarismo europeo cui facciamo riferimento e in cui ci riconosciamo sono la difesa dell’identità occidentale, l’amor di patria, l’economia sociale di mercato, la difesa della famiglia. Non capisco perché Casini si senta estraneo rispetto al PdL». Potreste fare come ha fatto Veltroni con Di Pietro: lui presenta il simbolo e poi s’impegna a fare il gruppo unico in parlamento. «Francamente non vedo la ragione dell’operazione. Veltroni ha fatto l’accor do con l’Italia dei Valori perché spera di agganciare il dipietrismo, cioè quel miscuglio di antipolitica e di giustizialismo che l’ex pm rappresenta assieme a Grillo. E comunque non vedo neanche il perché dovremmo ripetere l’errore di Veltroni. Lui aveva detto che sarebbe andato da solo e invece ha stretto un accordo con Di Pietro. Lasciamo che sia il solo a contraddirsi». A proposito. Attenti ai sorrisetti di Walter e ai suoi toni pacati: Veltroni sta già avvelenando i pozzi. Il leader del Pd per la terza volta ha catalogato a destra il Popolo della Libertà. Dice: se Casini è il centro, il PdL di Berlusconi e Fini è la destra. Aggiungo che ha cominciato a dirlo anche Casini... «Casini non l’ho sentito, Veltroni sì. E se questi sono gli argomenti del Pd, beh... dico che farebbero bene a lavorare un po’ meno di fantasia e a badare di più ai problemi dell’Italia». Per Storace siete invece troppo di centro. «Ecco, vede? Ognuno ci colora a seconda delle convenienze propagandistiche. La verità è che siamo un grande partito di centrodestra». Fini, lei sa fin troppo bene che ogni inter- vista prevederà una domanda sui suoi rapporti con Berlusconi, i vostri recenti litigi e le reciproche stilettate. La mia non è un’eccezione. «Strano infatti che non me l’avesse ancora domandato. Lo so bene che ogni volta dovrò spiegare cos’è cambiato. E lo dico anche all’amico Casini. cambiato il patto politico. Ero e sono contrario a confluire in un partito deciso unilateralmente da Berlusconi, della serie: prendere o lasciare. Così non è, mi creda. Tutto quello che stiamo costruendo e che costruiremo fa parte di un progetto condiviso assieme. Il Popolo della Libertà che stiamo proponendo agli italiani non nasce a San Babila, sul predellino o ai gazebo: nascerà nell’urna il 13 e il 14 aprile». Perché non avete avvisato Casini? «In esclusiva tra me e Berlusconi non è stato fatto nulla: è Pier che non ha voluto partecipare alla fase di avviamento del progetto». Il Popolo della Libertà nasce sul solco del referendum rinviato? «Io penso proprio di sì. Infatti io dico che, per Alleanza Nazionale, il PdL è una tappa di arrivo oltre che di partenza. Di arrivo dopo un percorso che è passato dal referendum per abolire il 25 per cento di quota proporzionale nella vecchia legge elettorale (dove il quorum si fermò al 49,9 per cento) e da questo referendum finalizzato a premiare non più la coalizione ma il partito vincente. Con il Popolo della Libertà ci siamo già portati avanti: abbiamo superato il bipolarismo delle coalizioni per entrare in un bipartitismo di fatto». Poi c’è la ripartenza. «Che è il congresso di autunno, come le dicevo, in cui scriveremo le regole comuni per arrivare al Popolo della Libertà inteso come unico soggetto politico». Il simbolo di An non sarà sulla scheda elettorale, ci sarà invece quello de La Destra. Non crede che ciò può favorire un certo elettorato? «Mi sembra che con questa storia dei simboli la stiamo facendo più grossa di quella che è. Vorrei ricordare che, con la vecchia legge maggioritaria, il 75 per cento dei collegi alla Camera e il 100 per cento al Senato furono assegnati con i simboli della coalizione, non dei partiti. E allora l’Udc non fece storie. Quanto alla Destra di Storace, io confido nell’intelli genza degli elettori di destra: se l’identità si esaurisce nell’icona, allora vale ciò che ho detto per Casini prima. Io credo che i valori della destra - cioè la legalità, la famiglia, la patria - possano essere meglio difesi e rappresentati in un grande partito di centrodestra». La campagna elettorale è cominciata all’insegna dei toni misurati. Anche il presidente Napolitano ha invitato i partiti a conservare questi registri. Sarà una campagna elettorale al valium? «Al valium no, sarà pacata. Sarà un confronto sui valori e sui programmi, senza rissa. Stiamo attenti: toni pacati e rispetto dell’avversario non significa sacrificare una difesa intransigente delle proprie idee. Tanto per capirci, non ci saranno sconti sui danni combinati dal governo Prodi. A Veltroni non concederemo alcun gioco di prestigio: non riuscirà a far scomparire dal dibattito quel carico fiscale che ha messo in ginocchio imprese e famiglie, non riuscirà a volatilizzare i no agli inceneritori e alle infrastrutture». Veltroni che fa il Berlusconi che effetto vi fa? «Veltroni ha l’ansia di apparire per quello che non è, cioè l’uomo della discontinuità rispetto a Prodi. Non è così, e ci penseremo noi a ricordarlo agli italiani, i quali non dimenticheranno facilmente i due anni di Prodi, Padoa-Schioppa, Visco, Ferrero e Pecoraro Scanio. Cioè il peggior governo della storia italiana. Il tentativo di imitare Berlusconi espone Veltroni a facili ironie. Anche perché mi sembra di ascoltare un’antologia di slogan: ora di Kennedy, ora di Obama e domani di chissà chi altri». Dall’altra parte il Popolo della Libertà sembra ripresentarsi con lo slogan: dove eravamo rimasti? così? «Non del tutto. Certo, non buttiamo via l’esperienza delle buone cose fatte in cinque anni di governo. Oggi però ci presentiamo agli elettori con una garanzia inedita e cioè il patto di un programma che viaggerà spedito come un treno, senza intoppi perché in caso di vittoria la maggioranza sarà coesa e uniforme». Sarà una legislatura costituente: finalmente anche la sinistra ha messo a fuoco le stesse criticità che la riforma istituzionale del passato governo Berlusconi tentò di risolvere. andata com’è andata, ora che si fa? «Sì, la sinistra buttò via il bambino con l’acqua sporca. Ora è presto per dirle cosa faremo e come lo faremo. Certo è che una via d’uscita andrà trovata, insieme». Un’assemblea costituente? Una Bicame-VELTRONI
BERLUSCONI p Veltroni ha fatto l’accordo con Idv perché spera di agganciare il dipietrismo, cioè quel miscuglio di antipolitica e di giustizialismo che l’ex pm rappresenta assieme a Grillo p Ero contrario a confluire in un partito deciso da Berlusconi, della serie: prendere o lasciare. Così non è. Tutto quello che stiamo costruendo fa parte di un progetto condiviso
Gianluigi Paragone