La Stampa 16 febbraio 2008, ANTONELLA MARIOTTI, 16 febbraio 2008
Mi è morto il cane. La Stampa 16 febbraio 2008. «Booger ha rischiato la sua vita per salvarmi, mi ha sempre aiutata
Mi è morto il cane. La Stampa 16 febbraio 2008. «Booger ha rischiato la sua vita per salvarmi, mi ha sempre aiutata. E io non posso e non voglio rinunciare a lui, lo rivoglio con me. Fatemi una copia esatta di Booger». Bernann McKunney è una ricca californiana disabile, che aveva un grande amore: il suo cane, un pitbull terrier che anni fa si avventò contro un altro cane che stava per assalirla. Booger dopo l’atto eroico è vissuto ancora qualche anno poi è morto, diciotto mesi fa, e adesso la McKunney ha chiesto a Lee Byeong-chun dell’università di Seul, la clonazione di Booger. La signora infatti, molto previdente, ha fatto conservare un pezzetto di orecchio del suo pet da un’azienda biotech americana. Costo della fotocopia del tanto amato pitbull: 150 mila dollari. Byeong-chun non è uno sconosciuto nel settore, anzi, è stato allievo del più famoso stregone delle clonazioni - a volte vere a volte no - Hwang Woo-Suk (caduto in disgrazia quando si scoprì che aveva alterato i risultati di alcuni test) già padre di Snuppy, primo cane clonato. Era l’estate del 2005 quando il levriero afghano «fotocopia» di un altro, fu presentato alla stampa. Ora se tutto andrà bene - nel caso di Snuppy uno dei due cuccioli fratelli-cloni morì, Booger sarà il primo cane clonato su ordinazione, e ci vuole poco a immaginare cosa accadrà dopo il successo dell’operazione. I proprietari di animali - con conti correnti abbastanza pingui - correranno a duplicare Rex, Fuffy, Axel o Danica. Perché chi ha avuto un cane sa cosa vuol dire perderlo, la tentazione è forte e il cuore spesso è troppo debole di fronte a un amico così fedele ma con la vita troppo corta rispetto a quella umana. E infatti la Rnl-Bio di Seul è in attesa centinaia di ordinazioni di questo tipo nei prossimi anni. L’idea - secondo loro - è che si potranno clonare cani addestrati a scovare bombe o droga, insomma con particolari attitudini molto utili agli umani come Booger che era addestrato ad aiutare la sua proprietaria disabile. Ma è facile credere che sarà l’attacamento dei proprietari, a volte un po’ morboso, all’animale di famiglia a far lievitare il numero delle richieste. E, nel momento in cui «la clonazione diventerà un’industria - spiega il direttore marketing della Rnl-Bio, Cho Seong-Ryul - i costi potrebbe scendere fino a meno di 50 mila dollari». In euro fa trentamila, cifra più abbordabile se si considera che il giro d’affari annuale intorno agli «animali d’affezione» è di 41 miliardi di dollari negli Usa, mentre qui da noi si raggiungono i 2770 milioni di euro, tra veterinari, cibo, accessori e servizi. Se qualche proprietario non vede l’ora di replicare il quattro-zampe tanto amato non sono molto d’accordo gli animalisti, che vedono nella clonazione solo una replica dell’egoismo umano. Già all’epoca di Snuppy la Lav (Lega antivivisezione) aveva avvertito: «Il 75% degli embrioni animali clonati muore entro i primi due mesi di gravidanza, il 25% nasce morto o con deformità incompatibili con la vita. Da cento cellule di partenze una sola diverrà un animale ”’adulto e sano’’». E poi se il secondo Booger avrà la stessa chiazza sul pelo, lo stesso modo di abbaiare, siamo proprio sicuri che avrà lo stesso carattere? Si può clonare l’aspetto esteriore ma nessuno ci assicura che il Booger-2 avrà le stesse capacità del primo e lo stesso coraggio quando salvò la vita alla signora McKunney. ANTONELLA MARIOTTI