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 2008  febbraio 16 Sabato calendario

Mosca si vendicherà tagliando la luce. La Stampa 16 febbraio 2008. «Andiamo incontro a momenti difficili, Mosca farà mancare al Kosovo l’elettricità e il sostegno finanziario»

Mosca si vendicherà tagliando la luce. La Stampa 16 febbraio 2008. «Andiamo incontro a momenti difficili, Mosca farà mancare al Kosovo l’elettricità e il sostegno finanziario». La previsione è di William Nash, ex generale dell’Us Army al comando delle truppe Usa dei Balcani a metà degli Anni Novanta. Quali scenari apre l’imminente dichiarazione di indipendenza del Kosovo? «Scenari di tensione, all’interno e all’esterno del Kosovo». Cominciamo dall’interno. Che cosa avverrà? «La minoranza serba scenderà nelle strade, vi saranno proteste contro l’indipendenza. Il centro delle tensioni sarà a Mitrovica, ma non solo. Vi saranno anche proteste a Belgrado. Compito delle forze Nato in Kosovo sarà di prevenire ed evitare che tutto ciò porti a violenze fra la popolazione serba e quella albanese». Belgrado potrebbe inviare truppe a difesa della minoranza serba? «Sarebbe un grave errore, non credo che lo commetteranno. Ma per i comandi della Nato si annuncia comunque molto lavoro». Come farà la Nato a non rimanere intrappolata fra le etnie? «La Nato è già in questa situazione. Ciò che i comandi dovranno fare è impedire che le tensioni, destinate certamente a crescere, degenerino in scontri aperti». Guardiamo allo scenario regionale. L’irritazione di Mosca a che cosa porterà? «A numerosi problemi per il Kosovo. Mosca, con il sostegno di Belgrado, farà mancare l’elettricità al Kosovo, taglierà gli aiuti finanziari a Pristina e si adopererà al fine di impedire l’entrata del nuovo Stato nei consessi internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite». Questo significa che il Kosovo è destinato a trasformarsi in una sorta di Taiwan d’Europa, teatro di continue crisi... «Vi saranno tensioni molto alte. Dobbiamo prepararci ad uno scenario difficile che si svolgerùà nel bel mezzo dell’Europa. Nei prossimi mesi i governi europei, la Russia e gli Stati Uniti si troveranno a discutere, da posizioni assai distanti, sul Kosovo e servirà un notevole sforzo di diplomazia per gestire una crisi seria, anche se forse non paragonabile a quella degli Stretti di Taiwan». Vi sono spazi possibili per un negoziato? «Non molti ma è possibile che, con il tempo, la sorte del Kosovo entri a far parte di una partita più ampia fra Stati Uniti, Unione Europea e Russia rendendo possibile un superamento della crisi. Ma non è uno scenario imminente. Nel breve tempo ciò che conterà sarà la capacità dei comandanti delle forze Kfor di gestire la situazione a Mitrovica e anche del Kosovo di trovare altrove l’elettricità che verrà presto a mancare». Se lei fosse al comando delle forze Nato in Kosovo quali ordini impartirebbe ai suoi uomini? «Credo che un elemento importante sia il comportamento dei leader nazionalisti kosovari. Devono evitare dichiarazioni e gesti che potrebbero infiammare gli animi, spingere i serbi a proteste più dure e dunque innescare la molla delle violenze». Belgrado ha aperto a Mitrovica un proprio ufficio di rappresentanza che il governo di Pristina non riconosce, chiedendone la chiusura. Non rischia di diventare un casus belli dopo l’indipendenza? «La storia, non solo recente, dei Balcani suggerisce la possibilità di accordarsi su situazioni d’eccezione per raggiungere accordi di più vasta portata. Ciò che mi preoccupa non è tanto l’ufficio di Belgrado a Mitrovica quanto l’entità delle proteste di piazza che vi avranno luogo». Maurizio Molinari