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 2008  febbraio 14 Giovedì calendario

Voglio stare in porta fino a 42 anni. La Repubblica 14 febbraio 2008. Come va la schiena, Buffon? «Rispetto a quindici giorni fa meglio, rispetto a domenica peggio

Voglio stare in porta fino a 42 anni. La Repubblica 14 febbraio 2008. Come va la schiena, Buffon? «Rispetto a quindici giorni fa meglio, rispetto a domenica peggio. Per fortuna, nella concitazione della partita mi dimentico di stare male». Preoccupato? «No. Se fossimo in fase di preparazione, mi prenderei venti giorni tutti per me e penserei a guarire. Ma questo è un mese caldo e vale la pena fare qualche sforzo. Magari mi fermerò un po´ più avanti». Non è che rischia di mandare all´aria l´Europeo? «Sono ottimista e fatalista, se meriterò di andarci ci andrò e la salute mi assisterà». Non ha pensato che le stanno arrivando gli acciacchi della vecchiaia, adesso che ha appena compiuto trent´anni? «Mi conosco bene e non so prendermi in giro: sono due o tre anni che dal punto di vista psicologico, fisico e tecnico sono forte come non sono mai stato. Non sono un portiere acrobatico, durerò parecchio, almeno fino a 41-42 anni». Mai pensato di aver sprecato i suoi anni migliori in serie B e lontano dall´Europa? «No, perché guardo aldilà del mio naso. Ho tirato il fiato e così potrò arrivare al capolinea un po´ più tardi. Questi due anni non sono stati solamente una punizione, ma ho maturato due bonus». Se lo ricorda il suo ultimo errore? «No, e quindi sono preoccupato: sta per arrivarne uno». E un gol non imparabile l´ha preso? «Certo. Il secondo di Parma, per esempio. Quando capita, torno a casa e non mi sento a posto, poi al lunedì vado da Ranieri e gli chiedo scusa». E lui si commuove? «No, perché sa che l´unico modo per migliorarsi è cercare il pelo nell´uovo. A me capita spesso di dire: cavolo, se prendi un gol del genere diventi un portiere normale, Gigi». Lei non è normale? «Mah, forse sì. Cioè, la normalità non so bene cosa sia. Boh. Di sicuro, se becco gol su calcio d´angolo rescindo il contratto seduta stante». Ha mai fatto il conto di quanti punti vale Buffon? «No, perché non esiste la controprova. Non si può dire chi sia più decisivo tra me e Totti, magari con Belardi e Vucinic le nostre squadre avrebbero dieci punti in più. Mi auguro solo che si dica sempre che è meglio avere Buffon che non averlo, anche se a me capita di vedere altri portieri e dire: io una parata così non l´ho mai fatta. successo domenica con Kalac, ma anche guardando certi portieri di serie C». Le piace molto, vedere parare? «Mi piacciono le cose belle. Di solito tra i colleghi c´è invidia, ma io non me provo: auguro ogni bene al mio avversario anche se può andare a scapito mio. Ho ammirato quei 6-7 mesi in cui Dida è stato fenomeno, certe parate sensazionali di Frey e Julio Cesar, il Toldo di qualche anno fa, il Doni di questo periodo. Molti pensano che fare un complimento pregiudichi il proprio prestigio, io no». Buffon piace a tutti: non lo trova noioso? «Mi rendo conto di essere trasversale, ma se avessimo la cultura degli inglesi questo sarebbe normale. In Italia si vive di alibi, per cui mi gratifica godere del rispetto dei miei avversari. Penso che nemmeno i tifosi del Toro mi odino. La scelta di andare in serie B credo abbia fatto piacere anche a chi nutriva rancore verso di noi». Non c´è un eccesso di buonismo, in tutto questo? «Può essere, ma in mezzo alle nostre nevrosi il buonismo non è mai troppo». Chi c´è di travsersale come lei? «Maldini, Kakà, Del Piero. O Materazzi. No, dài, su Materazzi scherzavo». Aiutini all´Inter: è d´accordo con Totti? «Sto godendo come un riccio: l´Inter è esattamente nella situazione in cui eravamo noi. Non sapete quanto fosse svilente farsi domande dopo ogni vittoria, chiedersi se davvero avevamo vinto per un mezzo fuori gioco. Mi snervavo al punto da pensare: vorrei arrivare decimo, così non rompo i coglioni a nessuno. Lo stesso sta accadendo all´Inter: nessuno che dica che loro sono i più forti, nettamente i più forti, e tutti che sospettano chissà che. Mi spiace per loro, non si stanno godendo quello che meritano. Ma sono anche contentissimo che gli aiuti gli stiano arrivando adesso che proprio non gli servono a nulla e non l´anno prossimo, quando potremmo permetterci di competere con loro». La Juve non può proprio far nulla, contro l´Inter? «Adesso no, non c´è partita. Io continuo a guardarmi le spalle, anche se la partita con la Roma ci dirà se dovremo rinunciare ai voli pindarici o guardare fino al secondo posto».  sorpreso di cosa state facendo? «Da morire. Tantissimo. Per questo sono orgoglioso della nostra classifica. Sinceramente avevo dei dubbi sul nostro valore». Perché state lassù, allora? «Perché in Italia nessuno ha una mentalità come la nostra. Ci siamo tramandati questo carattere, sappiamo che siamo i più forti solamente se corriamo di più, se lottiamo di più e soprattutto se non ci sentiamo forti. Quest´anno stiamo dando il 120 per cento, eppure possiamo al massimo arrivare secondi. Siamo anche un po´ sfigati: l´Inter è anormale, per quanto è forte. In altri tempi, saremmo da scudetto anche noi». Nel frattempo, è riuscito a ricordarsi nel suo ultimo errore? «Mi ricordo i primi mesi alla Juve, ne combinai due o tre una dietro l´altra, la gente mormorava, un po´ il terreno sotto i miei piedi lo sentivo franare. Per fortuna sono molto autocritico e non mi lascio condizionare da giudizi altrui: la verità su me stesso la so solo io». Buffon è un predestinato? «Senza presunzione: sì. A 17 anni ho giocato le mie prime due partite in serie A contro Milan e Juve, a 18 ero titolare di una squadra da scudetto ed erano appena quattro anni che avevo deciso di fare il portiere». E prima di parare che faceva? «Fino a tredici anni sono stato un buon centrocampista, sarei potuto arrivare in C o in B. Ma un giorno mio papà, che essendo stato un atleta aveva un mentalità diversa dal calciatore, mi disse: perché non provi a imparare anche qualcos´altro? Vai un po´ in porta, ti aiuterà. Ci provai, più che altro perché mi faceva divertire un sacco l´idea di mettermi i guanti e il cappellino, poi in quel periodo avevo il trip di N´Kono. andata così: destino, no?». Che diavolo è il trip di N´Kono? «So a memoria la formazione del Camerun ai Mondiali del ´90, avevano delle tute di spugna che mi facevano compassione, non potevo non tifare per loro, e per il portiere più di tutti. Da allora è il mio idolo assoluto. Sono abituato a fare scelte di minoranza: tengo per il Genoa e in quel periodo andavo matto per il Pescara di Junior e Sliskovic, mentre tutti correvano dietro il Napoli di Maradona».  anche per questo che è sceso in serie B? «Se fosse stata una scelta scontata non l´avrei fatta». Altri gusti di minoranza? «Credo di essere l´unico calciatore al mondo che non si interessa di automobili. Giro con la mia Lancia Y, mi basta e mi avanza». Neo trentenne e padre: Buffon è diventato adulto? «Ho chiuso una saracinesca sul passato e aperto una porta sul futuro. Io sono un malinconico, un nostalgico: pensavo sempre, e anche troppo, ai tempi della scuola, ai giorni di Italia ´90, all´infanzia perduta. Ecco, avere un figlio ed essere un uomo affidabile per una donna, come lo sono io per Alena, fa sentire meno l´assenza del passato e ti offre molti spunti per vivere il presente: da due o tre anni, ormai, sono una persona equilibrata, anche se qualche scheggia di pazzia ce l´ho sempre». Tipo? «L´altro giorno sono andato a comprarmi delle figurine, senza aspettare che ce le regalassero con la raccolta completa: vuoi mettere la pappa già pronta con il piacere di sudarsi l´album pacchetto dopo pacchetto?». Scusi, ma che le ha detto l´edicolante? «Gli ho spiegato che ho un figlio molto precoce».  bello essere una figurina? « un sogno, è una delle emozioni più grandi che ho avuto da questo mestiere. Essere una figurina è meraviglioso».  stata la soddisfazione più grande? «No, quella è la gioia trasmessa con una parata, con una vittoria. Il bello non è stato vincere il Mondiale, ma aver portato in piazza gente che fino a un´ora prima litigava dalla mattina alla sera. Il meglio della vittoria sono gli occhi di chi la festeggia». EMANUELE GAMBA