La Repubblica 14 febbraio 2008, ANDREA TARQUINI, 14 febbraio 2008
Soldi spesi senza trasparenza. La Repubblica 14 febbraio 2008. Figura di spicco dell´Spd, ex primo governatore donna di uno Stato tedesco, è stata Heide Simonis a denunciare con coraggio lo scandalo di spese troppo poco chiare a Unicef Germania di cui era presidente, e per dare l´esempio si è dimessa
Soldi spesi senza trasparenza. La Repubblica 14 febbraio 2008. Figura di spicco dell´Spd, ex primo governatore donna di uno Stato tedesco, è stata Heide Simonis a denunciare con coraggio lo scandalo di spese troppo poco chiare a Unicef Germania di cui era presidente, e per dare l´esempio si è dimessa. Signora Simonis, quanto è seria la situazione? «Molti tedeschi credono ancora nell´Unicef e nel buon lavoro che svolge. Ma molti chiedono più trasparenza, vogliono sapere come viene speso il denaro donato. E si pongono grosse difficoltà rispetto ai contratti di consulenza». Quali sono i casi più gravi? «Tutto è cominciato con una lettera anonima indirizzata a me, poi uscita su un giornale. Il punto più importante era un contratto di consulenza con un ex dipendente dell´Unicef per l´ammontare di 300mila euro, e un altro contratto anche per una somma non trascurabile. Costi di lavori edili per una ristrutturazione poi non erano per niente documentati». Tutto con soldi donati per scopi di carità? «Sì. La gente non capisce che qualcuno, per due anni dopo il pensionamento, torna sul vecchio posto di lavoro guadagnando più di prima». Come quando in grande azienda ex amministratori delegati vengono promossi nel consiglio di sorveglianza? «Da un punto di vista legale la cosa può essere regolare, da un punto di vista morale no». Quali sono ora le possibilità legali e politiche di fare chiarezza? «Prima di dimettermi ho presentato un catalogo di 10 punti. Ho sentito dire che l´Unicef ne ha fatto proprie alcune parti». Qual è il cambiamento più importante da imporre? «La cosa più importante è il cambiamento delle regole interne. E anche il diritto di codecisione dei collaboratori che lavorano nell´associazione per volontariato, e il controllo di tutte le transazioni». Il caso non è solo tedesco… «Da noi il caso deve essere affrontato secondo il diritto tedesco. Altri paesi hanno altre leggi. Ogni paese deve vigilare sul rispetto di regole e principi». Controlli solo nazionali per un´istituzione internazionale? «C´è Transparency international, che è stata fondata per aiutare a rendere comparabili le diverse procedure di valutazione nei singoli paesi. I punti decisivi sono sempre trasparenza, costi amministrativi, diritto di codecisione dei volontari, contratti di consulenza». Anche in Italia crescono i dubbi sulle organizzazioni umanitarie. Che lei sappia, qual è la situazione negli altri paesi europei? «Le Ong vivono di donazioni. La gente che dona denaro può far presto a decidere di non donare più. Per questo ci vuole il massimo livello di trasparenza». Ma in molti paesi europei la diffidenza cresce. La gente si chiede che fine facciano i soldi delle donazioni. «Le domande che la gente si pone sono legittime. C´è molta concorrenza sul mercato delle donazioni e della carità. Chi dona denaro vuole sapere chi aiuta: bambini, malati, vittime di catastrofi». L´Europarlamento ha voce in capitolo? «Forse non molto per la legislazione, piuttosto sulla domanda, quali sono i criteri secondo cui le Ong vanno riconosciute». L´Onu dovrebbe interessarsi direttamente del caso? «Invieranno funzionari per raccogliere informazioni». Con le somme discusse di cui lei ha parlato all´inizio, quanto aiuto umanitario internazionale sarebbe stato possibile? «Per aiutare donne incinte colpite dall´Aids a volte bastano 5 euro per la medicina giusta. Rendere l´acqua potabile è un lavoro relativamente a buon mercato, le coperte non costano molto. Con le somme sperperate si sarebbero potute aiutare molte persone». ANDREA TARQUINI