La Repubblica 14 febbraio 2008, JASON HANSEN, 14 febbraio 2008
"Il mio Maometto con la bomba avevo paura, ora solo rabbia". La Repubblica 14 febbraio 2008. La vignetta di Kurt Westergaard che riproduce il Profeta Maometto con una bomba nel turbante ha avuto allarmanti conseguenze
"Il mio Maometto con la bomba avevo paura, ora solo rabbia". La Repubblica 14 febbraio 2008. La vignetta di Kurt Westergaard che riproduce il Profeta Maometto con una bomba nel turbante ha avuto allarmanti conseguenze. Westergaard, oggi settantatreenne, ha ricevuto minacce di morte, al pari degli altri vignettisti e di alcuni redattori del Jyllands-Posten, il giornale che aveva originariamente pubblicato i disegni. «Le vignette e quanto accaduto in seguito alla loro pubblicazione sono parte del fardello che mi porto dietro, compresi i rischi che corro» dice Westergaard. «Tuttavia, prima di quest´ultima minaccia, i rischi si erano un po´ ridotti. Ho sempre pensato che se una cosa del genere doveva succedere, sarebbe successa parecchio tempo fa, non adesso». Il servizio danese di sicurezza e di intelligence, noto con l´acronimo di Pet, aveva informato Kurt e la moglie Gitte del complotto già l´8 novembre. Un´indagine della polizia aveva fatto luce su un piano islamico a buon punto di organizzazione finalizzato ad aggredire Kurt Westergaard nella sua stessa casa. Era addirittura possibile che i terroristi fossero già riusciti a entrarvi, in quanto sono stati trovati in possesso di una piantina precisa per quanto abbozzata delle planimetrie dell´edificio. «In una simile situazione non si ha proprio voglia di andarsene in giro per il mondo. Al contrario, diventa quasi una necessità continuare a vivere nella propria quotidianità la routine di tutti i giorni, accanto ai propri figli e ai propri nipoti, andando a lavorare e cercando di condurre una vita del tutto normale. per tutta questa serie di ragioni che abbiamo deciso di restare nei paraggi» ha spiegato Gitte Westergaard. Il Pet a quel punto ha subito fornito alla coppia ospitalità in una villetta, nella quale si è trasferita sotto scorta armata. E ha avvisato Kurt Westergaard di non recarsi al lavoro. «Ho trasformato la mia paura in rabbia per il fatto di essere a rischio solo perché ho svolto il mio lavoro» ha detto il vignettista. «In un certo senso si arriva a provare una sorta di legittima indignazione che al contempo diventa una sfida. Sono ferocemente arrabbiato di trovarmi in una situazione simile». A metà dicembre si è arrivati a una svolta: ben prima di immaginare il rischio che avrebbero corso, una cinquantina di persone hanno preso parte nella casa della coppia alla festa di compleanno di Gitte Westergaard, che dice: «Abbiamo seguito il consiglio del Pet di festeggiare il mio compleanno come al solito. Disdire la festa dopo aver invitato così tanti ospiti sarebbe stato rischioso. Avrebbe potuto saltare fuori la verità». Spiega Kurt Westergaard che la loro situazione è veramente spaventosa. «Potremmo quasi definirla uno shock. Per due anni interi ho avuto il pensiero fisso che qualcuno volesse uccidermi per quella vignetta e all´improvviso la mia paura si è fatta reale». Westergaard crede che i suoi assassini cerchino il martirio e il prestigio: «Alcuni fanatici presumibilmente sperano di ottenere fama dal mio assassinio e forse anche una grande ricompensa nell´aldilà, se dovessero riuscire a farmi fuori. Per simili gesti pare vi siano varie forme di ricompensa. Sono sicuro che dal loro punto di vista e per la loro cultura uccidermi sarebbe qualcosa di glorioso. In fondo ho disegnato l´unica vignetta che non riescono a dimenticare». JASON HANSEN