La Repubblica 16 febbraio 2008, ANDREA BONANNI, 16 febbraio 2008
Via alla missione. La Repubblica 16 febbraio 2008. Con un pizzico di furbizia e un filo di ipocrisia, l´Unione europea gioca d´anticipo sull´attesa dichiarazione di indipendenza del Kosovo e invia a Pristina una missione civile di duemila funzionari sulla base della risoluzione 1244 delle Nazioni Unite, poche ore prima che l´autoproclamata sovranità della nuova repubblica ne metta in dubbio la validità giuridica
Via alla missione. La Repubblica 16 febbraio 2008. Con un pizzico di furbizia e un filo di ipocrisia, l´Unione europea gioca d´anticipo sull´attesa dichiarazione di indipendenza del Kosovo e invia a Pristina una missione civile di duemila funzionari sulla base della risoluzione 1244 delle Nazioni Unite, poche ore prima che l´autoproclamata sovranità della nuova repubblica ne metta in dubbio la validità giuridica. La mossa consente anche di aggirare le divisioni europee circa l´opportunità di riconoscere l´indipendenza kosovara. Mentre i quattro Paesi che hanno fatto parte del gruppo di contatto (Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia) riconosceranno al più presto e tutti insieme la sovranità di Pristina, altri mantengono forti riserve o sono apertamente contrari sia perché non vogliono fare torto a Belgrado, sia perché temono analoghe reazioni secessioniste in casa loro. Si sa già che il governo cipriota non riconoscerà l´indipendenza della nuova repubblica per evitare di legittimare così indirettamente la sovranità di Cipro Nord, occupata dai turchi. Ma anche Grecia, Spagna, Romania, Bulgaria e Slovacchia hanno espresso forti perplessità sulla legittimità di un riconoscimento, e si sa che per ora eviteranno di stabilire relazioni diplomatiche con il Kosovo. L´Europa, dunque, andrà in ordine sparso, come spesso le succede. probabile che la maggioranza degli Stati membri segua l´esempio di britannici, tedeschi, francesi e italiani. Ma la mancanza di unanimità su questo tema rende impossibile un riconoscimento ufficiale del Kosovo da parte dell´Unione europea. Per evitare di approfondire le divisioni, i ministri degli esteri che si riuniranno lunedì a Bruxelles si limiteranno dunque a «prendere atto» dell´avvenuta dichiarazione di indipendenza. Essi inoltre ribadiranno il loro appoggio alla missione civile dell´Ue a Pristina a cui, proprio grazie all´espediente dell´anticipazione dei tempi, partecipano tutti i Paesi, compresi quelli che non riconosceranno l´indipendenza kosovara. La missione civile, che ha ottenuto ieri il via libera formale dell´Unione europea, sarà composta da circa duemila funzionari: millecinquecento appartengono alle forze di polizia, duecentocinquanta sono magistrati guidati dall´italiano Alberto Perduca, e gli altri sono funzionari con mansioni di supporto logistico. Gli italiani sono circa duecento: il dieci per cento del totale. Il compito della missione, che avrà quattro mesi di tempo per diventare pienamente operativa rilevando le funzioni finora svolte dalle Nazioni Unite, sarà di aiutare le autorità kosovare a stabilire un efficace sistema legale in grado di combattere la criminalità. Ma i funzionari europei avranno anche poteri coercitivi, qualora la situazione sul terreno richiedesse il loro intervento diretto. In questo compito, potranno appoggiarsi alle truppe Nato inquadrate nel corpo di spedizione Kfor, forte di circa quindicimila uomini tra cui oltre 2.500 italiani. Proprio la presenza delle due missioni internazionali, quella civile e quella militare, che sono considerate condizione irrinunciabile per il riconoscimento dell´indipendenza kosovara, attenuano in parte la portata effettiva della sovranità della nuova repubblica. Di fatto, fanno osservare a Bruxelles, il Kosovo continuerà ad essere una specie di «protettorato» dell´Unione europea, né più né meno di come è stato negli ultimi nove anni quando restava nominalmente sotto l´autorità di Belgrado. ANDREA BONANNI