Corriere della Sera 12 febbraio 2008, Lauretta Colonnelli, 12 febbraio 2008
Gino MAROTTA. Corriere della Sera 12 febbraio 2008. Gino Marotta considera il suo lavoro una provocazione e definisce squallido il materiale che usa per le sue sculture: il polimetilmetacrilato, detto anche perspex, una sorta di plastica stampata sottovuoto, trasparenete e dura, dai colori caldi e freddi
Gino MAROTTA. Corriere della Sera 12 febbraio 2008. Gino Marotta considera il suo lavoro una provocazione e definisce squallido il materiale che usa per le sue sculture: il polimetilmetacrilato, detto anche perspex, una sorta di plastica stampata sottovuoto, trasparenete e dura, dai colori caldi e freddi. Marotta usa però in maniera poetica questo materiale ipertecnologico, che scoprì negli anni Sessanta e da allora non ha più abbandonato. Nei grandi fogli dalle tonalità accese e rese delicate dalla trasparenza, ritaglia i suoi universi lirici popolati di alberi e animali, di fulmini e cieli stellati, di dune sabbiose e cavalloni marini. Cominciò nel 1966 e subito le sue mostre, che contrapponevano il tema della natura a quello dell’artificio, ebbero un gran successo. A Roma come a Parigi, a Bruxelles come a Dusseldorf. Sottotitoli come «Nuovo Paradiso» o «Giardino all’italiana» riuniva l’albero e la mela, il serpente e la pioggia, la rosa e la notte. In «Riserva di caccia » presentava un intero zoo di animali da safari, ritratti a grandezza naturale ma reinventati nei colori: un gran coccodrillo azzurro disteso in uno stagno di formica bianca, una giraffa rosa tra palme rosse e viola, uno struzzo arancione con la testa nascosta in un piccolo mucchio di terra. Mondi ricchi di suggestione, spesso resi ancor più cangianti dall’uso della luce al neon. Ora questi mondi si possono vedere nelle mostre organizzate nelle tre gallerie La Nuvola di Fabio Falsaperla e Ida Benucci negli spazi di via Margutta e via del Babuino. L’esposizione raccoglie i famosi metacrilati dell’artista nato a Campobasso 72 anni fa: dalle opere del Sessanta alle realizzazioni più recenti, come il fulmine fluorescente di sei metri creato nel 2006. In via Margutta 51 viene presentata «Oasi», una installazione con cammelli e giraffe trasparenti che pascolano accanto ad aironi sotto le fronde di palme dai colori psichedelici. In via Margutta 62 sono esposte le opere più recenti, paesaggi fantastici dove compaiono echi del surrealismo marottiano degli inizi. Infine lo spazio in via del Babuino 150 è popolato da animali dalle gigantesche dimensioni accanto al polittico del 1971 intitolato «Le Veneri » e ispirato alle antiche icone di Lucas Cranach, Durer, Leonardo, Tiziano. Per l’occasione è stato anche pubblicato un catalogo monografico, curato da Maurizio Calvesi (Silvana editoriale). Racconta la storia dell’artista, dalle sue prime esperienze in Abruzzo al fianco di un pittore che dipingeva affreschi nelle chiese locali, fino all’arrivo a Roma, all’incontro con De Chirico, idolatrato da quando al paesello ne aveva intravisto i dipinti in una riproduzione. La leggenda dice che De Chirico gli regalò mille lire e che Marotta le spese in caramelle. Poi, da ragazzino del sud gracile, scuro e un po’ selvaggio, si trasformò in un artista di fama internazionale. Lauretta Colonnelli