Corriere della Sera 14 febbraio 2008, Franco Foresta Martin, 14 febbraio 2008
«Un inventario fatto con i satelliti e 400 uomini». Corriere della Sera 14 febbraio 2008. «Le foreste italiane si stanno espandendo, ma le devastazioni compiute ogni anno dagli incendi rappresentano il pericolo maggiore per la loro esistenza»
«Un inventario fatto con i satelliti e 400 uomini». Corriere della Sera 14 febbraio 2008. «Le foreste italiane si stanno espandendo, ma le devastazioni compiute ogni anno dagli incendi rappresentano il pericolo maggiore per la loro esistenza». Lo afferma Cesare Patrone, 53 anni, dal 2004 a capo del Corpo forestale dello Stato. Ingegnere idraulico, si considera «fautore di una visione ambientalista interventista, piuttosto che di un utopistico ritorno allo stato di natura». Quali tecniche avete usato per conteggiare il patrimonio forestale? «Si tratta di un lavoro innovativo con margini di errore molto bassi, intorno all’1% su scala nazionale. Dal punto di vista tecnologico sono stati utilizzate apparecchiature Gps e tecnologie che si avvalgono dell’ausilio di satelliti artificiali, con circa 37.000 punti di rilevamento. Hanno partecipato oltre 400 forestali per tre anni». Qual è lo stato di salute di questo immenso patrimonio verde? «La situazione del patrimonio boschivo è positiva, anche se gli incendi dello scorso anno hanno fortemente danneggiato i nostri boschi. Rispetto agli anni ’80 è praticamente esaurito il fenomeno delle piogge acide, mentre sono presenti altri fenomeni degradativi come i danni provocati dall’ozono». In Italia esistono ancora spazi per espandere i boschi? «L’abbandono delle campagne e delle zone montane favorisce l’espandersi naturale del bosco. Non c’è da meravigliarsi se i nostri boschi continueranno nei prossimi anni a crescere, aumentando di conseguenza i crediti di carbonio. Questi nuovi boschi non possono però essere abbandonati ma devono essere oggetto di una politica di gestione forestale sostenibile, al fine di preservarli da incendi o altri fenomeni naturali degradativi». Franco Foresta Martin