varie, 18 febbraio 2008
BARRESI
BARRESI Emanuele Livorno 23 dicembre 1958. Regista. Film: Non c’è più niente da fare (2008). «Santi poeti navigatori, ma soprattutto attori. Agli italiani recitare piace, e tanto. Esibirsi, indossare personalità altrui, vivere drammi e pochades senza rischi nè paure. E se uno su mille ce la fa, gli altri continuano lo stesso. Senza ambizioni professionali ma con dedizione e tenacia sera dopo sera. Attori per diletto, star di ribalte anonime, solo per divertirsi e divertire. Perché in ogni caso ”è stato bello sognare”. E proprio pensando a quella vecchia canzone di Bobby Solo, Emanuele Barresi ha girato Non c’è più niente da fare, film commedia che racconta quel mondo sommerso di teatranti dilettanti, così fiorente in provincia e non solo. Nel cast nomi di oggi come Rocco Papaleo, Alba Rohrwacher e nomi di ieri come Raffaele Pisu, Valeria Valeri, Lucia Poli. ”In Italia le compagnie amatoriali sono 3500, attive sul repertorio classico, contemporaneo, vernacolare. I biglietti staccati per le loro rappresentazioni sono il doppio di quelle per le partite di calcio e alla fine l’indotto di questo fenomeno ammonta a circa 50mila persone, impegnate come attori, registi, scenografi, attrezzisti”, elenca Barresi [...] a sua volta nato come attore su una di quelle scene. ”Ero all’università, studiavo legge per amore di Perry Mason, quando ho capito: non volevo fare l’avvocato ma solo recitarne la parte - ricorda ironico - . Il bello di stare fuori dal mercato è che ti puoi permettere quel che vuoi, anche le commedie che prevedono 60 attori. Tanto lì nessuno è pagato e tutti fanno a spintoni per esserci. In uno di questi gruppi, si chiamava L’isola del teatro, incontrai anche Paolo Virzì e Francesco Bruni”. Che loro avessero una marcia in più si capiva già allora, assicura Barresi, che di Virzì poi è stato attore in ben quattro titoli. E ora, per esordire nella regia, ha chiesto aiuto per la sceneggiatura proprio a Bruni. Nel film il gruppo si chiama I perseveranti. ”Un nome che allude alla costanza dei nostri eroi donchisciotteschi. Tant’è che pensando proprio a quel desiderio di stare insieme, di fuggire la solitudine, avrei voluto intitolare il film La compagnia”, svela. Lo spettacolo che andranno a rappresentare, Cavalleria rusticana di Verga, condito dalle musiche del livornese Mascagni, è un dramma a forti tinte, di amore, gelosia, morte. ”Grandi sentimenti poco probabili nella quotidianità. Il teatro offre l’occasione di vivere una seconda vita, dove finalmente declamare quel che mai si avrebbe il coraggio di dire. Un po’ come accade a Cyrano, amante appassionato ma solo per interposta persona”. Così Rocco Papaleo, già interprete di D’Alatri, Veronesi, Pieraccioni, qui è un avvocato in fama di dongiovanni, pronto però a indossare i panni di Alfio, il ”cornuto”. ”Uno a cui dietro le quinte ne fanno di tutti i colori, anche legarlo con il gilet a un palo impedendogli di entrare in scena al momento del duello. Mentre Turiddu resta solo a sbraitare: quel vigliacco perché non viene?” Goliardate e scherzi a non finire, complice un pubblico amatoriale anch’esso, spesso scatenato a fare il tifo, a incitare i suoi campioni come allo stadio. ”Anch’io ho cominciato a un corso amatoriale a Firenze – ricorda Alba Rohrwacher, giovane volto amato da Luchetti, Soldini, Anna Negri ”. Di quel gruppo di studenti, pensionati, insegnanti, ho in mente una signora, impiegata agli Uffizi, che ci impressionava tutti per la sua conoscenza di Shakespeare”. ”Sì in queste compagnie si trova di tutto – conferma Barresi ”. Io ci ho trovato persino il produttore del film, un’imprenditrice di Iesi, a sua volta attrice dilettante, che si è entusiasmata al progetto e l’ha voluto sponsorizzare. Come dice Bobby Solo, è stato davvero bello sognare”» (Giuseppina Manin, ”Corriere della Sera” 18/2/2008).